Sembra di essere tornati nel pieno del berlusconismo, quando la favola era che tutto andava bene e stavamo meglio degli altri. Adesso la narrazione è un po’ diversa, un po’ inquietante, ma non per questo meno distante dalla realtà: la manovra che salverà l’Italia. Oggi tutta l’informazione on line ci riferisce delle modifiche che renderebbero il pacchetto Monti più equo, anche se tratta di aggiustamenti minimi e e per giunta temporanei messì lì solo per salvare la faccia a chi li voterà. E come piatto forte si parla della piazzata leghista.
Solo andando a scavare dentro i link si scopre che le borse vanno male, che lo spread rimane altissimo con tendenza alla crescita, che sono stati venduti 3 miliardi di Btp a 5 anni al tasso record del 6,62%, un rendimento che non si vedeva dal ’97 e che per giunta si è evidenziato un calo della richiesta. L’intervento della Bce che doveva essere il contraltare della manovra lacrime e sangue, ma solo per i soliti noti, mentre gli altri tirano un sospiro di sollievo, non si è mai concretizzato, anche perché questo è decisamente contrario alla filosofia della Merkel e a quello del demenziale accordo europeo.
Insomma ci viene raccontata una favola nella quale è sempre più chiaro che l’Europa o i mercati hanno avuto un solo un ruolo occasionale anche se propulsivo, che la manovra deriva dalle esigenze e dalle opportunità del potere finanziario, economico e industriale. Forse per questo la soluzione di una brusca cesura col governo Berlusconi che elettrizzasse e non lasciasse il tempo di riflettere, è stata quella seguita piuttosto che una transizione più lunga, ma con un appuntamento elettorale come è stato per molto Paesi in crisi.
Ma adesso è assolutamente chiaro che la recessione è servita e che essa porterà a nuovi sacrifici in un circolo vizioso che non appartiene più a noi, ma alle decisioni e agli equilibri che si stabiliranno tra Washington e Berlino. E’ evidente infatti – e basta leggere la stampa tedesca per accertarsene – che la Germania non ha alcuna intenzione di salvare l’euro e che acconsentirà a farlo solo in cambio di sostanziosi compensi sul piano mondiale: l’entrata tra i membri permanenti del consiglio di sicurezza Onu, ma soprattutto mano libera nel suo vasto hinterland produttivo nei Paesi dell’Est (con l’appoggio degli Usa) e soprattutto una politica autonoma con la Cina. E molto dipenderà se gli Stati Uniti giudicheranno più destabilizzante un’altra dura ventata di crisi economica oppure una spartizione del potere geopolitico con altri. Altro che le nostre manovre lacrime e sangue per salvare l’Europa utilizzate ad usum delphini, cioè a scopi prevalentemente interni.
E che sia così lo dimostrano anche le grandi manovre dentro il circo mediatico: l’appassionato appoggio montiano di Repubblica dietro cui fanno capolino gli assets bancari di De Benedetti o la stesse sorprendenti dimissioni di Mentana da La 7, evidentemente in vista di una direzione del Tg1. Insomma la favola, questa volta con l’incubo della strega cattiva, continua, con altre facce, con ruoli diversi, con scambi di personaggi: il nano di Arcore ha insegnato a tutti come si canta la ninna nanna a chi vuole proprio chiudere gli occhi un po’ per lasciarsi andare, un po’ per la paura.
Ditemi perché io e quelli come me, dovrebbero accettare di fare i sacrifici che la manovra economica di Monti prevede. Molti di noi lavorano come precari per cinquecento euro al mese. Berlusconi e il suo governo ci hanno stritolato a beneficio dei ricchi come lui, le banche hanno infierito con costi e tassi sui mutui, i datori di lavoro hanno provveduto a fare il resto: contratti di lavoro da precari e licenziamenti dopo aver spremuto tutti.
Ditemi perché dovremmo fare sacrifici per salvare un’economia che lavora a beneficio dei ricchi e delle banche. Quelle banche che, per chi se lo fosse scordato, sono le stesse che questa crisi l’hanno provocata.
Ditemi perché dovrei condannare quei ragazzi che, disillusi e arrabbiati e a cui hanno scippato non solo il futuro ma anche ogni speranza e sogni, si incavolano a tal punto da sfogare la loro rabbia dando fuoco e distruggendo le filiali delle banche o dei grossi marchi industriali.
Ditemi perché dovremmo fare sacrifici per uno stato che non ci ha garantito nulla che ha sempre preteso nel chiedere e sempre abbozzato, mediato, centellinato quando si trattava di dare o di far dare da parte dei padroni.
Ditemi perché dovremmo continuare a credere che dobbiamo fare sacrifici per rimettere a posto una situazione che mai e poi mai lo sarà e che mai e poi mai sarà finalmente finita. E’ dal 1977 se non prima che ai lavoratori viene chiesto di fare sacrifici. Puntualmente ad ogni crisi è sempre la stessa litania: sacrifici per tutti, taglio dello stato sociale, tagli alle pensioni, revisione dei diritti acquisiti con anni di lotte.
Personalmente sono stufo di sentirmi di dire che devo stringere i denti per risanare un’economia utile ai soliti e pochi ricchi e che devo accettare di ipotecare il mio futuro, i miei sogni e le mie speranze per dare fiato a chi ha provocato questa crisi e che puntualmente ne uscirà indenne se non ulteriormente arricchito.
Ho deciso che stavolta non starò lì a ingoiare il rospo non starò a spaccare il capello in quattro su come sia opportuno opporsi: ogni tipo di protesta e contestazione mi andrà bene anche quelle dettate dalla rabbia e dalla disperazione, anche quelle per nulla costruttive. E’ ora che a pagare siano loro, i padroni, i ricchi. Quelli che ci hanno usato e che ci continuano ad usare. Crisi dopo crisi, fandonia dopo fandonia.