Si è fatto e si fa un gran chiasso sulla cosiddetta ritirata di Kherson che, come ho cercato di spiegare in un precedente post, seppure rappresenti un problema di narrativa per i russi, ha un preciso scopo militare viste le condizioni specifiche del terreno, ma nulla si dice invece (oltre aòòe tortire degli ucraini) sulla “ritirata” occidentale rispetto alle sanzioni che suona come l’ammissione di una sconfitta epocale: quella dell’economia di carta contro quella delle risorse reali. In una dichiarazione congiunta di ieri Il Regno Unito, l’UE e gli Stati Uniti hanno allentato le sanzioni agricole contro la Russia ufficialmente per rendere più facile per i prodotti alimentari e i fertilizzanti russi raggiungere i mercati dei paesi in via di sviluppo per prevenire la fame nel mondo. Ma dal momento che tutti i cereali  ucraini che dovevano servire ad alleviare la fame nel mondo sono poi finiti in Europa (Italia compresa) e in Turchia si può tranquillamente dire che questa è solo la confezione retorica retorico dietro il quale si nasconde la necessità di accedere alle risorse russe di grano e di altri alimenti, come per esempio l’olio di girasole  e soprattutto di fertilizzanti, Del resto non c’è bisogno di indagini segrete, per scoprire dove andranno i cereali basta consultare il  sito dell’ONU , che elenca meticolosamente il traffico agricolo commerciale per rendersi conto della situazione. Inoltre si dovrebbe spiegare come mai le navi destinate al terzo mondo siano tutte nei porti europei, ma possiamo stare certi che chi deve alimentarsi di sciocchezze per sostenere la propria nullità etica non si farà queste domande.

Comunque la dichiarazione rileva che il settore alimentare o dei fertilizzanti non rientra più negli obiettivi delle sanzioni anti-russe. A questo proposito, Londra, Bruxelles e Washington hanno fornito chiarimenti pertinenti all’industria e ai partner. “Queste disposizioni chiariscono che banche, assicurazioni, vettori e altri fattori possono continuare a fornire cibo e fertilizzanti russi ai [mercati] mondiali. ‹…› Esortiamo i nostri partner globali, nonché le industrie e i servizi coinvolti nel commercio agricolo, a leggere queste disposizioni, agire in conformità con esse, fornire cibo e fertilizzanti ucraini e russi per soddisfare la forte domanda e continuare a promuovere disponibilità di cibo per tutti”. Appare chiarissimo che lo spettro di rivolte a causa dei problemi alimentari sia per quantità che per prezzo sta diventando una paura concreta per l’elite che ha letteralmente creato la guerra ucraina pensando di abbattere la Russia in poche settimane, mentre adesso deve abbassare la cresta. Due giorni prima di questa dichiarazione congiunta dei Paesi del Washington consensus, anzi diciamo pure dei Paesi della Nato che sono in conflitto armato con la Russia,  il viceministro degli Esteri della Federazione Russa, Sergey Vershinin ha affermato che “fino a 280mila tonnellate di fertilizzanti minerali provenienti dalla Russia sono bloccati nei porti europei . Vershinin ha aggiunto che Mosca si è offerta di donare i fertilizzanti sotto sequestro  ai paesi più poveri, principalmente africani. Poi ha sottolineato che finora non è stato fatto quasi nulla su questo tema. E ci credo solo il 10 per cento di quei fertilizzanti, se tutto va bene, finirà davvero in Africa.

L’11 novembre, le Nazioni Unite hanno indicato che il mondo ha bisogno di grano e fertilizzanti russi, quindi tutti i paesi dovrebbero cooperare nell’attuazione dell’accordo alimentare. Lo stesso giorno, l’ufficio del segretario generale dell’Onu António Guterres, che probabilmente sarebbe fiero di essere membro ad honorem della Nato,  visto il suo vomitevole servilismo verso gli Usa,  ha riferito che il primo lotto di fertilizzanti da esportazione dalla Federazione Russa, precedentemente bloccato nei porti europei, sarebbe andato presto in Malawi. In realtà qui la fame nel mondo c’entra proprio di straforo e per quantità marginali tanto che alla fine di ottobre Putin aveva detto che i fertilizzanti russi erano di disposizione dei Paesi del terso mondo, ma rimanevano comunque bloccato nei porti europei. E’ fin troppo chiaro che la destinazione finale della gran massa dei prodotti agricoli russi è l’Europa stessa anche se provano provano a coprire questa sconfitta con sciocchezze pseudo umanitarie.