Provo a fare qualche ipotesi  a caldo sull’ assassinio di Darja Duginova, giornalista e figlia del filosofo e politologo russo Alexander Dugin considerato in occidente un “fascista”, parola che per i difensori del nazismo ucraino  ha il significato preciso di oppositore della politica occidentale quale che essa sia. Spesso Dugin viene rappresentato come amico e ispiratore di Putin e cantore del mondo russo mentre  in realtà non ha grandi contatti col presidente e nemmeno accesso al Cremlino:  la sua posizione e la sua influenza sono state spesso enfatizzate in occidente perché egli è un sostenitore del  “Progetto Eurasia”, ovvero di una prospettiva nella quale  i paesi dell’Europa e dell’Asia si avvicinino e costruiscano le loro relazioni su un piano di parità, qualcosa di inconcepibile per il mondo anglosassone il quale per tradizione culturale, sia pure infantile, considera il centro dell’Asia, il luogo da dove si domina la terra, l’Heartland e dunque se ne vogliono impadronire da sempre anche se ne sono stati sempre respinti principalmente a causa del potere russo.  Dunque non è che Dugin sia l’ispiratore di Putin e il filosofo dell’operazione russa in Ucraina , come d’altronde dimostra anche il fatto di non avere alcuna speciale protezione: è in realtà la cattiva coscienza occidentale che enfatizza l’importanza del personaggio  perché egli ha colto  perfettamente nel segno le mire dell’anglosfera e anche il l’insensato suicidio dell’Europa che per gli Usa è meglio povera e inutile piuttosto che utile in qualche modo all’Eurasia. Dugin era il dente che duole per l’Occidente.

Come vedete cerco di costruire un contesto a questo avvenimento e alle sua dinamica:  Darja – giornalista di qualche notorietà non solo in Russia, ma anche in Francia, Paese di cui era innamorata –  e suo padre erano a un evento letterario che si teneva a Zakharovo, villaggio, alla periferia di Mosca . Una volta finita la serata  volevano tornare a Mosca, ma Alexander è salito all’ultimo momento su un’altra macchina e Darja ha guidato da sola il suv Toyota di suo padre, fatto questo che fa ovviamente ritenere come la bomba fosse destinata al filosofo.  Poco dopo la partenza, intorno alle 21:30 ora di Mosca, un ordigno contenente 400 grammi di tritolo posto sotto il pianale dell’auto dalla parte del conducente è esploso: l’auto è finita fuori strada e si è completamente bruciata: . I video che circolano online mostrano Darja sdraiata sull’asfalto davanti all’auto in fiamme e suo padre sconvolto in piedi accanto a lei. La procura di Mosca ha ovviamente aperto un indagine , ma gli analisti sono convinti che la donna  sia stata vittima dei servizi segreti ucraini visto che questi ultimi sono ritenuto responsabili di un altro fallito un attentato con un’autobomba al noto giornalista russo Vladimir Solovyov avvenuto ad aprile. L’attacco sarebbe stato panificato  da una cellula dormiente di Mosca, che aveva ricevuto istruzioni dai servizi segreti ucraini Questo sarebbe in perfetto accordo con le parole di Zelensky il quale ritiene impunemente di poter minacciare i giornalisti russi, tanto i cittadini occidentali non verranno mai a saperlo dalla loro informazione orwelliana . C’è anche una dichiarazione di Ze fatta in evidente stato di alterazione mentale: “Tutti gli … slob a tarda notte, scusatemi, i bugiardi e i loro capi a Mosca devono ricordare che la fine della tua vita sarà dietro le sbarre, nella migliore delle ipotesi…”

Dunque tutto questo è nella logica dei nazisti di Kiev, ma diciamo pure che se anche gli esecutori materiali potrebbero essere ucraini, francamente l’idea di un Paese andato alla rovina da anni che si permette il lusso di avere cellule dormienti è un po’ troppo da digerire: da anni i servizi ucraini sono interamente controllati dalla Cia. Il via libera o l’input a questo attentato è venuto senza dubbio da quelle parti, e dunque è necessario decrittarne il significato: ha forse il significato di una implicita escalation del conflitto? Oppure suggerisce la trasformazione della guerra in guerriglia e terrorismo o ancora  è un evento tragico  in qualche modo necessario all’occidente per liberarsi di Zelensky sostituendolo   con il capo di stato maggiore delle forze ucraine? Sono tutti interrogativi di cui potremo comprendere di più nei prossimi giorni, ma a cui Mosca sta dando la risposta giusta: ossia il silenzio, come si fa con i cani fastidiosi e gli americani.

Ma potrebbe anche essere che questa tragica vicenda si situi dentro coordinare che per il momento sfuggono: secondo alcuni analisti per esempio ritengono che ad essere nel mirino fossero sia il padre che la figlia specie dopo che quest’ultima aveva indagato sul capo reporter di “Bellingcats” per la Russia, Christo Grozev che fu un corrispondente chiave nell’affare Skripal. Darja che si firmava spesso, anzi quasi sempre, Platonova, aveva pubblicato poco più di un mese fa anticipazioni compromettenti sui finanziatori di Bellincat che di fatto è un’agenzia spionistica che si fa passare come organo di informazione. Potrebbe anche essere qualcosa che  ha anche vedere con il dopo Ucraina: è noto che uno dei più stretti consiglieri di Zelensky,  Oleksiy Arestovich, in realtà era un sostenitore del progetto Eurasia e comparve assieme ad Alexander Dugin in una conferenza stampa del 2005 a Mosca. In quella occasione disse  che l’Occidente non può dare all’Ucraina l’opportunità di preservare la sua cultura, al contrario, gli oggetti strategicamente importanti sarebbero stati privatizzati. Pare abbia anche detto “L’Ucraina è territorio russo, la Russia è territorio degli ucraini. Questi limiti sono un equivoco storico”. Potrebbe darsi che l’attentato di Mosca sia  un avvertimento per i tanti che anche in Ucraina hanno maturato ostilità nei confronti dell’occidente e che con la fine del regime potrebbero tentare di sottrarre anche i resti del Paese all’influenza occidentale. Certo prendersela con gli innocenti e gli indifesi è una caratteristica dei regimi di tipo nazista e un costume ormai inveterato dell’Occidente e degli Usa in particolare , ma questo non gli basterà per vincere, ma solo a perdere con disonore.

In realtà Dugin ha lavorato  in una relativa oscurità e le sue idee sono conosciute in circoli piuttosto ristretti e considerate controverse. Ma ora il suo nome è ovunque e decine di milioni di persone ora vogliono studiare i suoi lavori: gli ucraini e i loro burattinai non avrebbero potuto fare di più per portare avanti la causa della sovranità eurasiatica e per accelerare la fine del loro finto clan nazionalista mono etnico, nato morto e controllato dagli stranieri.