Che Nerone suonasse la lira mentre la città bruciava è solo una leggenda costruita a posteriori, ma è una perfetta metafora di un punto di crisi e di passaggio: con l’imperatore falso incendiario si chiude infatti il capitolo dell’ impero di Roma e italico e comincia quello della lenta e progressiva orientalizzazione che due secoli e mezzo dopo porterà a Costantino e alla rapida decadenza della parte occidentale. Ma è anche il punto di svolta nel quale la diffusa prosperità che si era avuta nei secoli precedenti di espansione, di bottini e di distribuzione di terre, ma anche di straordinaria crescita di cultura, di infrastrutture, di tecnologia, di servizi comincia ad arenarsi e ciò che oggi potremmo chiamare standard di vita inizia ad abbassarsi. D’altronde la forte pressione che proveniva dall’Asia, i problemi logistici e quelli demografici impedivano ulteriori e significative espansioni, nonostante i tentativi fatti in tal senso e la perpetuazione del modello economico che aveva accompagnato la crescita dell’impero diventava impossibile. In termini moderni potremmo dire che i salari cominciano ad abbassarsi, la vita media a calare, le regole a farsi labili mentre la proprietà in generale, i mezzi di produzione e la terra si concentrano man mano in una elite che vive di ricchezza acquisita attraverso eredità, speculazioni, affitti, attività parassitarie, terziarizzazioni nelle colonie, sfruttamento che degradano il lavoro produttivo basato su abilità e conoscenza. E’ anche l’epoca dei circenses che sono strumenti di distrazione, infantilizzazione e mantenimento del consenso.
La storia ci presenta un’infinità di esempi anche in tempi più vicini e su scala più ridotta, dal declino di Venezia a quello della Spagna che rientrano in questo schema generale di alterazione dei rapporti tra capitale e lavoro, tra conoscenza e rendita, tra produzione e sfruttamento: oggi non sarebbe difficile individuare qualche Nerone che magari si riempie di birra mentre le torri bruciano. perché ciò a cui stiamo assistendo è la dissoluzione del’impero occidentale nel suo complesso e principalmente nel suo centro: gli standard di vita degli americani sono diminuiti precipitosamente, i datori di lavoro hanno smesso di pagare le pensioni mentre la copertura sanitaria viene ridotta o eliminata, l’istruzione pubblica si fa peggiore di anno, mentre si attuano continue riduzioni delle imposte sulle società. Negli ultimi due decenni, i salari e le retribuzioni per la maggior parte delle famiglie sono rimasti stagnanti o in calo, mentre dilaga la disoccupazione reale, ovvero quella che viene eliminata dalle statistiche che scambiano per lavoro stabile in gradi di assicurare l’esistenza di un futuro attività precarie o episodiche. Le spese per l’istruzione e per la salute mandano in bancarotta molti e riducono i laureati in peones del debito a lungo termine e dunque facilmente sfruttabili.
Oltre a questo l’accessibilità alla proprietà immobiliare per gli americani di età inferiore ai 45 anni è diminuita drasticamente dal 24% nel 2006 al 14% nel 2017. Allo stesso tempo, gli affitti sono saliti alle stelle soprattutto nelle grandi città di tutto il paese, nella maggior parte dei casi assorbendo tra un terzo e la metà del mese reddito. Ma le elite e i loro esperti focalizzano l’attenzione sulle disuguaglianze “intergenerazionali” tra pensionati e salariati più giovani invece di riconoscere le disuguaglianze che sono aumentate drasticamente negli ultimi tre decenni, mentre è aumentato in maniera impressionate anche il gap dell’aspettativa di vita tra ceti benestanti e quelli poveri che dopo quasi tre secoli di costante ascesa comincia a diminuire. Contemporaneamente anche i tassi di natalità si abbassano a causa dell’assenza di tutele, dei bassi salari e della scomparsa del congedo materno o paterno retribuito. In realtà la cosiddetta “ripresa economica” in seguito al crollo finanziario del 2008 è solo un trompe l’oeil: le élite finanziarie hanno ricevuto oltre due trilioni di dollari in salvataggi e ne hanno evaso altrettanti mentre 3 milioni di famiglie della classe operaia sono state sfrattate dai possessori di mutui finanziari. Il risultato è stato un rapido aumento dei senzatetto, soprattutto nelle città con il più alto tasso ufficiale di ripresa dalle crisi.
A questo stato di cose si cerca di reagire non con una diversa visione sociale o a un ritorno alle relazioni intrinseche del patto sociale precedente al neo liberismo , ma affidandosi allo spettacolo, alla valorizzazione delle pulsioni più elementari e alle legioni: le spese militari sono cresciute in proporzione diretta al declino dei pagamenti di assistenza sociale, ma anche l’efficacia della rapina globale, degli assedi e degli accerchiamenti sta rapidamente diminuendo, ma mano che cresce la potenza oltre i vari limes cominciano a configurarsi dei rovesci così che anche alleati fedeli cominciano a scalpitare, a interrogarsi a volere una fetta di torta. E tutti sono invitati a cantare e ballare, a convincersi che la festa non sta davvero finendo.
Si può leggere:
OGNI EMERGENZA SI RISOLVE CON L’ASSISTENZIALISMO PER RICCHI
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il superamento della economia decadente dell’impero romano, coincise con il passaggio alla economia feudale, sia in occidente che in oriente, nella parte orientale sopravvisse in certa misura la piccola proprietà contadina ma i piccoli proprietari erano comunque inquadrati anche militarmente nelle signorie di riferimento
Per la decadenza che connotò l’impero spagnolo e non solo, dove le borghesie cittadine furono represse dal re in alleanza con i grandi di spagna (in francia il re legava con i borghesi contro la grande nobiltà onde formare lo stato moderno), si deve osservare che era la decadenza del feudalesimo, tale decadenza fu superata con la nascita del capitalismo moderno, prima in olanda e poi in inghilterra
se dovessimo prendere gli esempi fatti nel post davvero come rappresentetivi della crisi attuale, allora anche da questa si dovrebbe uscire cambiando totalmente il modo di produzione capitalistico e non tornando a forme capitalistiche già fallite nel passato, come ad esempio l’economia keynesyana infrantasi sulla stagflazione degli anni 70
In merito il simlicissimus dice “si cerca di reagire non con una diversa visione sociale o a un ritorno alle relazioni intrinseche del patto sociale precedente al neo liberismo”, chi lo legge sa che la sua prospettiva e quella reazionaria ed irrealistica del guardare indietro, mai questo atteggiamento ha risolto qualcosa nella storia
probabilmente il retropensiero del blogger è che tale stagflazione (inflazione e recessione insieme), fosse dovuta agli shoch petroliferi, ma ciò è falso perchè l’opec alzo il prezzo del petrolio proprio a causa della svalutazione del dollaro dovuta allo stampaggio di dollari non piu convertibili con l’oro a partire dall’inizio del decennio, una misura decisa da nixon per contrastare la caduta dei profitti delle corporation americane che durava ininterrotta dalla fine della guerra
i dati empirici parlano chiaro e per la loro successione stabiliscono nessi di causa ed effetto, per il resto è sempre possibile rifarsi ai vari stiglitz krugman etc, ma essi si dicono neo-keynesiani, ovvero sono contrari al deficit spending come lo hanno in mente i blogger improvvisati che origliano keynes, almeno a quel livello lì non saltano a piè pari le evidenze storiche degli anni 70 quando il keynesismo morì
Quando poi fanno i consiglieri del principe, i cosiddetti neo- keynesiani non sono così diversi dai neoliberisti, evidentemente tramite keynes si danno un ruolo ed un potere accademico ma non c’è molto di reale
a parte la stranezza di citare la decadenza dell’impero romano e quella spagnola, che se riportate all’oggi dimostrano il contrario di quanto il simplicissimus vorrebbe dimostrare, è poi molto improprio parlare, come fa il blogger, di salari che in epoca romana decadevano per l’alterazione del rapporto capitale lavoro.
Si era in una economia schiavistica ed il problema non era questo, piuttosto la scomparsa della piccola proprietà terriera faceva venir meno i soldati contadini, e gli eserciti di mercenari causavano anarchie e vuoti di potere, la decadenza non era altro che questo.
Nè si poteva tornare indietro, le tecniche militari richiedevano specialisti mandati ai lontanissimi confini e non i contadini soldati dell’inizio, i quali peraltro assenti per la guerra, non potevano che perdere le proprie piccole proprietà lasciate incolte, insomma le funzioni sociali si erano diversificate ed ampliate non solo dal punto di vista militare richiedendo un surplus alimentare maggiore che il ritorno al passato dei soldati- piccoli contadini non poteva piu garantire
il blogger, per la storia passata e per il presente, sembra credere che si possa ripristinare il passato con la stessa semplicità con cui di fronte ad una playstation si può resettare tutto e tornare al quadro iniziale, egli proprio sembra vivere quella realtà immateriale di cui accusa essere succubi ormai più o meno tutti
mentre il Nostro era intento a sostenere, con speciosi argomenti, le pagliacciate di Salvini che bloccava i porti, il Salvini prendeva atto del Mes nelle riunioni governative senza dire nulla agli italiani, dopo aver sostenuto simili personaggi servi del Capitale il simlicissimus invece di fare autocritica si discolpa accusando i connazionali di essere atomizzati lobotomizzati ed infantili
Ma non ha contribuito egli pure a tale depistaggio verso gli italiani appoggiando Salvini il quale alzando la cortina fumogena dei porti accettava il Mes senza fiatare ? Troppo comodo poi tirarsi fuori e denigrare tutto e tutti, lobotomizzati ed infantili, è il tipico atteggiamento dei gauchisti anni 70 che sostenevano improbabili rivoluzioni e dopo la prevedibile sconfitta dichiaravano morta la classe operaia, mentre a morire in tutta evidenza era solo la loro impreviggenza ed arroganza, i danni fatti da costoro al mondo del lavoro sono stati secondi solo a quelli realizzati dal Capitale ed il simlicissimus e quelli come lui sembrano voler fare il bis
Si può vedere: