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L’informazione è un diritto e un dovere, è anche la colonna portante della democrazia e della libertà, ma sta facendo un brutta fine, strangolata dalle menzogne o semplicemente scomparendo in un grande nulla. Ne abbiamo la prova ogni giorno, ma niente che superi il balletto infame di Marchionne e dei media al suo servizio: il 27 gennaio il gran capo della Chrysler aveva annunciato grandi cose per la Maserati ricevendo applausi entusiastici e dopo cinque giorni ecco che arriva l’annuncio di cassa integrazione per 315 operai della fabbrica modenese. Inevitabile visto che la produzione diminuisce senza che dai vertici giunga qualcosa di concreto su nuovi modelli (essenziali visto che il mercato del lusso non ha subito flessioni) e senza che nessuno abbia osato domandare come si conciliava il calo di produzione del 50% , visibile fin dall’inizio dell’anno con le favole sulle nuove assunzioni.

Del resto tutta la prima parte del 2015 è stata densamente attraversata dalle notizie di nuovi posti alla Fiat e persino alla Maserati: mille assunzioni o forse 1600, domande di lavoro online, un balletto di cifre tutte subito applaudite, accreditate e lanciate nel grande calderone delle elezioni amministrative, ma dopo non se ne è saputo più nulla. Quanti lavoratori sono stati effettivamente assunti e dove? Nessuno lo sa, non ci sono notizie se non quelle che vengono dalle trasformazioni di circa 1500 contratti da tempo determinato a tempo indeterminato, così che la Fiat possa godere di molti milioni di sconto fiscale senza per questo rinunciare alla flessibilità selvaggia garantita dal job act. Nessuno lo sa e nessuno lo vuole sapere.

Visto l’incidente occorso a Marchionne negli States dove alcuni concessionari hanno denunciato le manovre per gonfiare le vendite e la scoperta, dopo la quotazione in borsa, che i debiti della Ferrari sono doppi rispetto a quelli dichiarati prima di entrare in listino, si può presumere che il quadro di crescita della Fca sia in gran parte narrativo, ma a parte questo rimane l’immagine di un Paese che sta subendo giorno per giorno la rapina del proprio settore automobilistico senza quasi volerne sapere nulla e che fa l’accattonaggio molesto di notizie davanti alla casa del falsario. Mentre si tenta di riempire i cassetti vuoti con semplici cambiamenti di pelle delle medesime scocche e motori, i progetti della rinascita Alfa Romeo (oltre che della stessa Maserati) si allontanano nel tempo o assumono caratteri vaghi, così come la progettazione di modelli ibridi, mentre gli unici annunci certi riguardano auto costruite altrove, vedi la futura spider 124 che verrà prodotta dalla Mazda. Il piano è chiaro: portare tutta la produzione e la progettazione altrove, dopo aver trasferito in Olanda e in Gran Bretagna le sedi fiscali e operative lasciando in Italia solo qualche assemblaggio. Di fatto per i due modelli Maserati si parla di una fine produzione nel 2016 e 2018, ma di una nuova vettura solo nel 2019. Insomma una presa in giro che nasconde piani ignoti.

Però tutto questo è come sommerso, sparito nelle sabbie mobili da dove spunta solo qualche ramo costituito dalle chiacchiere di Marchionne subito acclamate nonostante la loro evidente inconsistenza. Ormai è molto meglio non sapere, chiudere le saracinesche sperando che non capiti a noi, guardare dall’altra parte o affidarsi a qualche illusione o ancora stare inconsapevolmente al gioco del ricatto e della paura come nella ridicola e desolante scena dell’uomo armato di fucile giocattolo alla Termini. Ma nessuna nota il nodoso bastone del manager col maglioncino.