hqdefaultChissà per quale motivo l’estate porta gas. Quest’anno è la volta del mega giacimento nelle acque prospicienti Porto Said, scoperto dall’Eni, 850 miliardi metri cubi di gas stimati che potrebbero bastare all’Italia per dieci anni, ma che serviranno soprattutto all’ Egitto e a consolidare il regime militare di Al Sisi. Una scoperta storica, si dice soprattutto perché viene a puntino. Ma anche l’anno scorso c’è stata la stessa manfrina ossia la scoperta, sempre da parte dell’Eni, di grandi giacimenti al largo del Mozambico, non un singolo pozzo monstre, ma una decina  con una capacità complessiva tre volte superiore a quello egiziano: 2400 miliardi di metri cubi la più grande area gasiera scoperta da vent’anni a questa parte. Anche allora Renzi annunciò che “avremo gas sufficiente per i prossimi 30-40 anni”. Poi non se ne è più parlato.

Tutto bene, ma in questi trionfi si insinuano delle illogicità che suscitano più di qualche dubbio sulla consistenza di questi annunci. La prima cosa paradossale è che dopo la mega scoperta mozambicana la Anadarko petroleum corporation che in joint venture con l’Eni si è dedicata alle prospezioni e alle operazioni sul fondo oceanico, ha deciso improvvisamente di ridurre di molto i propri investimenti nel Paese africano per dedicarsi a nuovi progetti di esplorazione e sfruttamento. Tra l’altro è anche incomprensibile come l’economia mozambicana in pieno sviluppo nel 2014 abbia subito una sorta di tracollo dopo l’annuncio della mega scoperta e quest’ anno faccia segnare punti meno in tutti i settori.

La seconda è come mai dopo tutte queste scoperte tra l’altro gestite da una compagnia nazionale che certo moltiplicano le fonti di approvvigionamento rendendo in prospettiva possibile fare a meno di partner inaffidabili come la Libia e ridurre la dipendenza da altri, il governo del guappo di Rignano si sia intestardito a procedere alla devastazione delle nostre coste con la liberalizzazione delle prospezioni e della produzione energetica, quando il gas e il petrolio presenti sotto l’Adriatico o il Tirreno non superano il fabbisogno italiano di un anno. Si tratta chiaramente di operazioni in perdita o dai ritorni estremamente modesti che non si vede come possano attrarre investimenti a meno che non vi siano contropartite nascoste e inconfessabili.

Che cosa si nasconde dietro tutto questo? Francamente non so dare una risposta. Forse una sopravvalutazione sostanziale e intenzionale delle reali capacità dei giacimenti per ragioni di geopolitica, di mercato e di politica interna, in quest’ultimo caso per rivitalizzare i rigassificatori in sospeso ? Forse una maldestra forzatura delle grandi corporation dell’energia per fermare la crescita delle energie rinnovabili o comunque di tecnologie atte a contenere i consumi di carburanti fossili? O ancora un sistema per rafforzare l’ancoraggio psicologico alla crescita infinita e tentare di rianimare l’economia reale con la promessa di una sempiterna energia a basso costo, anche al di là dei paradisi artificiali del gas e petrolio di scisto?

Davvero non saprei, anche se le contraddizioni e le aporie che vediamo indicano che esiste un sottofondo misterioso nelle politiche energetiche e nella battaglia tra le varie aree e tecnologie di produzione. Personalmente ritengo che si tratti di un tentativo, all’interno del paradigma liberista e delle oligarchie che lo governano, di rimediare all’evidente malessere dell’economia mondiale, sempre in procinto di trasformarsi in crisi respiratoria, cercando di fermare la discesa della domanda aggregata evitando però di redistribuire il reddito. Tentativo peraltro già abortito da crescite al di sotto delle previsioni e dei solerti calcoli degli economisti. Tra un po’ il prezzo il prezzo dell’energia tornerà a crescere perché lo stimolo all’economia è stato minimo, mentre i flussi di cassa dei produttori sono fortemente diminuiti.  E  chissà forse i nuovi giacimenti si riveleranno meno colossali.