Ciò che a volte mi avvilisce di più è che l’Italia in tutte le sue componenti non riesce quasi mai ad uscire dagli stereotipi e dai preconcetti, da una cultura che avrebbe bisogno di una buona mano di antimuffa.
Stamattina, facendo il grave errore di accendere la televisione, mi sono sorbito alcune puttanate sulla società “liquida” con il solito economista rampante della Luiss (naturalmente dotato di posto rigorosamente fisso), la stuporosa ministra della gioventù e vari giornalisti. Tutti a dire cose che erano moderne fino agli anni ’90 e che ora fanno parte di un obbligatorio quanto insensato copione che altri hanno già messo in soffitta.
Poi mi sono andato volontariamente a sorbire le reazioni del popolo berlusconiano su Forzasilvio e lì qualche critica si affaccia dopo i nuovi exploit pedofili, ma a tal punto annegata in un sentimento totemico e avulso dal reale che rende evidente una cosa: c’è una parte di Italia irrecuperabile al dubbio Cartesiano.
Dopopranzo, su indicazione del blog di Gilioli, mi sono andato a leggere una lettera di tale Marina Terragni a Berlusconi. Molte cose condivisibili nella seconda parte, riassunte peraltro ottimamente da Gilioli stesso. Si certo “il modello di relazione tra uomini e donne basato sullo scambio sesso-potere-denaro», è quello imposto dai media di Silvio, durante un trentennio di lavorio mediatico simile a quello del verme nella mela.
Ma questa osservazione arriva dopo una parte molto più lunga in cui si depreca il fatto che Berlusconi sia anziano e le sue prede giovani o giovanissime (lasciando da parte la pedofilia). Mi chiedo: sarebbe molto diverso se Berlusconi avesse 30 o 40 anni? Solo perché potrebbe teoricamente essere oggetto di un desiderio occasionale da parte di qualcuna di queste frequentatrici e non solo un distributore di soldi facili?
Non è la stessa cosa che dice Berlusconi quando invita le donne a sposare dei giovani ricchi?
Anche qui si mischia la consapevolezza a un’atteggiamento stereotipato e anche ingenuo sul piano storico e antropologico. Oltre che, sospetto, emozionale.
No, oggi sarò malmostoso, ma temo che non usciremo facilmente dalla palude.
Si concordo, l’accento sull’anzianità di Berlusconi é in quest’ottica sospetta….in effetti fosse sttao ciofane avrebbe fatto la differenza?
Molti parlano e scrivono di flessibilità e di precariato da solide posizione sia di lavoro che finanziarie. Ma questo non è riprovevole (pare) altrimenti, per esempio, nessun Engels avrebbe avuto il diritto di scrivere e analizzare la società dal punto di vista della lotta di classe (come è stato ricordato in questo blog in altra occasione).
Il fatto è che democrazia non significa dire e scrivere ogni scemenza che ci passa per la testa, solo perché non si è muti e non si ha la mano ingessata. A parer mio, significa argomentare, anche essere di parte e faziosi ma facendo interagire i dati di una determinata situazione e, soprattutto, saperla e volerla vedere da più punti di vista. Una visione cubista.
Ho visto anch’io quella trasmissione. Mi pare che i punti portanti fossero: il ricambio dei politici e la formazione in prospettiva del lavoro.
L’inganno della laurea di massa uguale lavoro per tutti e di qualità è già stato svelato da tempo. Il conseguente abbandono e quasi il disprezzo per una formazione e uno studio diretti al lavoro anche questi sono stati evidenziati da tempo.
La riserva di posti fissi per i figli dei dipendenti, per fare un esempio, è una tradizione consolidata e rinnovata.
Sì, sono temi da anni novanta ma, purtroppo, lo erano anche da decennio precedente e lo sono anche da anno 2010. L’Odissea nello Spazio non è la soluzione.
Riguardo all’imbuto sociale costituito dalla triade potere-sesso-denaro in cui precipitano o vengono calamitati molte donne e molti uomini, si tratta sempre del vecchissimo copione ormai spiegazzato e con notazioni scritte a margine, riadattato con allestimenti diversi. Dipende dalla Compagnia e dai mezzi finanziari.