Oggi il premier ci ha dato una buona notizia: quella che in democrazia non esistono diritti assoluti. Il perché lo spiega in un bailamme senile che i suoi più stretti consiglieri  aiutano a rendere più confuso:  “ciascun diritto incontra sempre un limite negli altri diritti prioritariamente ed egualmente meritevoli di tutela”. Tutto per negare, udite udite, la libertà di parola e d’informazione che è la base stessa delle democrazia.

L’uomo è del tutto incapace di considerare l’esistenza di diritti ed esigenze collettive: pensa in termini di privato, di notai, di contratti: ha concezioni primitive, giurassiche. E non a caso il caimano è una delle specie più antiche.

Ma in questo penoso e aggrovigliato discorso che dovrebbe interessare solo la geriatria e invece coinvolge le nostre vite, c’è anche una pepita, l’altra faccia della medaglia: perché se in democrazia non esistono diritti assoluti, allora nemmeno quello di proprietà, diritto soggettivo assoluto per definizione , può essere più considerato tale.

Dovremmo conciliarlo e limitarlo con quello del diritto alla casa,  alla salute, al lavoro, per citarne solo alcuni che possono tranquillamente confliggere.  Quindi via gli affitti, i ticket sanitari, le cliniche private, le rendite finanziarie, i patrimoni,la stessa proprietà aziendale quando si licenzia, l’impossibilità per le forze dell’ordine di ledere in qualsiasi modo, l’integrità fisica di qualcuno. Per non parlare degli pseudo diritti di cittadinanza basati sul sangue o sul suolo invece che sul lavoro e via dicendo. Insomma una soviet banana republic.

Forse il premier non ci ha pensato, cosa che peraltro gli accade spesso.  Ma questo succede quando si vuole trasformare uno stato di diritto in uno stato di un dritto. Be vengono fuori le più