L’ivermectina, ovvero la bestia nera di Big Pharma, una delle sostanze che rischiano di far sfumare l’affare vaccini e non solo nel campo covid,  si è rivelata preziosa non solamente in India ma, anche in altre aree dove è stata usata in maniera intensiva. All’inizio della pandemia, prima che i vaccini fossero disponibili, la città di Itajai, nel Brasile meridionale, offrì l’ivermectina come profilassi contro la malattia e tra luglio e dicembre del 2020, a circa 220.000 persone è stata offerta una dose di 0,2 milligrammi per chili di peso corporeo  di peso  (circa 18 mg per una persona di 90 chili) come trattamento opzionale per 2 giorni, una volta ogni due settimane. 133.051 persone hanno aderito a questa profilassi ,mentre  87.466 non hanno accettato: bene un team di ricercatori di diversi istituti brasiliani, l’Università di Toronto e l’EAFIT della Columbia hanno concluso, dopo aver analizzato i dati in uno studio prestampato di dicembre che i tassi di ospedalizzazione e mortalità tra il gruppo che ha assunto l’ivermectina sono stati la metà del gruppo che invece non ha accettato. Naturalmente qui parliamo di malattie in presenza di positività da tampone, non necessariamente di covid, ma l’ivermectina, così come altre sostanze, ha  efficacia anche contro gli altri virus dell’apparato respiratorio: si capisce perciò la disperata battaglia per escludere una sostanza che come altre potrebbe ridurre di un oltre un terzo i profitti delle multinazionali e ai loro onnipresenti vaccini vivamente consigliati da medici privi di qualsiasi etica. 

Così si capisce allora che non ci si limita ai diktat privi di ragione, ma ogni tanto si arruoli qualcuno per fra chiasso e tentare di mettere sullo stesso piano la chiacchiera di mercenari in camice bianco che hanno grande risonanza nei media e gli studi seri fatti da decine di ricercatori che però non vengono mai citati. Anche in questo caso tempo fa si trovò un medico brasiliano di terapia intensiva il quale  sulla base di racconti aneddotici sosteneva  che l’esperimento di Itajai fosse fallito. Naturalmente non è andato a dirlo o a scriverlo su una rivista di ricerca medica, ma lo ha riferito al  Business Insider testata che si occupa di tutt’altra materia, ma che di certo è molto più vicina ai creatori di pandemia. Adesso invece abbiamo i dati raccolti nella tabella riportata sotto

Questa riassunto della situazione va tuttavia integrata con altre dello studio di cui ho dato il link per rendersi conto del vero impatto di questa ricerca perché ciò è ancora più impressionante è che coloro che hanno preso l’ivermectina erano in media più anziani, con il 30% di ultra cinquantenni rispetto al 20% per gli utenti che non hanno preso nulla . La riduzione della mortalità è ancora maggiore se si considerano le diverse fasce d’età. 85% per 31-49 anni e 59% oltre i 50 anni. Naturalmente anche questo ennesimo studio sul campo verrà passato sotto silenzio, perché l’ultima cosa che si vuole è che le persone vengano curate e stiano bene.