Credo che vedere il sindaco di Venezia vestito da Batman sia l’ultima offesa per questa città martire del turismo e per giunta in mano a uno che si auto proclama american cialtron persino con le scelte carnevalesche. Ma è solo uno dei tanti che si sono arresi all’avvilente conquista dell’immaginario da supermercato, preconfezionato dalla Disney & C, come rozzo succedaneo della complessità emotiva delle fiabe e precoce addestramento al conformismo. Confesso che fin da bambino ho odiato il carnevale con il suo inutile chiasso, le stelle filanti, i carri, i coriandoli e i mascheramenti , sentendolo estraneo come se a questo troppo mancasse qualcosa. E infatti, come ho razionalizzato molti anni dopo l’infanzia, non è che una flebile e mummificata ripetizione di riti purificatori, di passaggio, di rigenerazione del mondo attraverso la confusione delle forme, lo sconvolgimento temporaneo delle forme sociali e il contatto con i morti: tutte cose venute via via meno con l’affermarsi del cristianesimo fino a diventare una semplice occasione di festa per bambini il cui carattere originario traspare a malapena dal mascheramento.
E tuttavia ai miei tempi ci si travestiva da Zorro, da damina, da indiani e cow boy, da Cappuccetto rosso o Biancaneve, da pirati, da moschettieri raccogliendo insomma l’immaginario delle favole e quello più recente del cinema e della letteratura come emblema di sè. Si trattava comunque di personaggi che erano nelle possibilità concrete di esistenza ancorché filtrata con la metafora dei bimbi: si poteva e si può essere Biancaneve o Cappuccetto rosso, oppure Zorro o un pirata o un pellerossa: insomma attraverso il travestimento venivano celebrati non solo gli archetipi della crescita, ma erano anche evocate situazioni che consentono al bambino di affrontare ed elaborare le reali difficoltà della propria esistenza e anche le proprie propensioni liberi da inibizioni familiari. Oggi siamo invece di fronte a una sorta di mutazione antropologica: ci si veste da tartarughe ninja, da Superman, da Batman, Batwoman,Thor, Capitan America e Lanterna Verde, Flash, Spiderman, principesse di ghiaccio, Winx o personaggi di guerre stellari, ossia ciò che sicuramente non si potrà mai essere ancorché questa orrenda truppaglia di iperpotenziati esprime in qualche modo oscuro delle aspirazioni. Mentre prima si suggeriva di travestirsi da ciò che si vorrebbe e in qualche modo si potrebbe diventare attraverso l’abbandon o della condizione infantile, oggi si stimola a impersonare per un pomeriggio ciò che non si potrà mai essere. Per diventare supereori ci vogliono superpoteri o appartenere a razze diverse che abitano le stelle, per cui ai bambini si insegna fin da subito a sognare invano come compensazione per dover accettare l’incombente subalternità. La strega cattiva, l’orco, il nemico giurato non possono essere sconfitti con la crescita e con l’emancipazione e nemmeno le situazioni difficili possono essere gestite da semplici umani: ci vogliono i superpoteri senza i quali tutti sono deboli e inermi di fronte alla realtà. Quindi arrendetevi a questo fin che siete bambini, che poi da adulti cresciuti avrete da arrendervi mille volte senza poter avere la vista a raggi x o la spada laser, né un bunker da miliardari il cui superpotere è esercitare la violenza, non potrete diventare verdi, incazzati e invincibili e persino la forza sarà difficilmente con voi. Però potrete sempre superare la frustrazione con i videogiochi, visto che l’essenza del superpotere è proprio l’impotenza.
Ovviamente in tutto questo gioca non soltanto l’alta marea di cazzate che si riversa sull’infanzia da ogni parte dell’oceano, ma anche la cultura dei genitori, desiderosi anch’essi di superpoteri, ma ahimè portatori sani di kriptonite: così la preparazione alla futura iniziazione al mondo adulto comincia con un inganno e una futura inevitabile frustrazione. Ovviamente a volte i superpoteri esistono davvero: la superstupidità per esempio è abbastanza comune tra i creatori di questa robaccia. In Futurama un pessimo e noioso cartone della Fox è presente questo prezioso dialogo: ” Quando eri bambina, qual era il tuo sogno più grande?
– Avere un padre e una madre…
– Si, anche… ma la risposta esatta è diventare un supereroe. Ragiona: abbiamo dei superpoteri e siamo americani, è la nostra occasione.
– Ho sempre cercato un modo di servire la comunità che implicasse anche la violenza fisica… Affare fatto!”
Già perché senza questa meravigliosa occasione capita che si rimanga bambini in mezzo agli squali che è poi ciò che si vuole alla fine ottenere.
chi vuole, può leggere:
https://comedonchisciotte.org/forum-cdc/#/discussion/99049/facebook-mi-censura-le-notizie-sui-genocidi-coloniali-anglosassoni
Mi piace il ragionamento di dani perchè dà una spiegazione geo-politica a certe circostanze che si determinano nella storia, non mi piace il ragionamento del blog perchè in sostanza spiega le cose con l’infantilismo degli americani, come se non ci fosse una internazionale del neoliberismo e del libero mercato costituita anche un 30% almeno degli italiani che in questo stato di cose hanno avocato se quasi tutta le ricchezza prodotta in italia a partire dalla fine degli anni 80, analoganente ai loro compari in tanti altri paesi del mondo. Quando si perde la concretezza e si ricorre alla spiegazione dell’infantilismo congenito americano, cioè ad una spiegazione da studente fuori corso che si sente però intelligente, poi si finisce per dare importanza a tutti gli aspetti esteriori e più che una critica politica si sviluppa una pseudo-critica del gusto, della cucina, nemmeno della letteratura che invece è una cosa più seria. Il blog legge quindi tutto in senso esteriore, dice di , razionalizzare il carnevale vissuto da bambino ma non accede al senso del carnevale adulto, magari per salvaguardarne i residui rispetto al consumismo. Di altro ed alto livello ciò che dice dany, che rimpiange la centralità geo-politica della sua venezia, le cui tracce sono completamente oscurate dal divertimentificio. Da questa prospettiva il carnevale è l’imbarcazione, o il carro, dei dogi, quelle dei signori vestiti con arabeschi che ricordano le architetture un po orientali dei loro palazzi circostanti, ci sono le maschere popolari, e gli arlecchino sotto i porteghi. E’ l’autorappresentazione di una intera società, con gli immancabili artisti e giocolieri tradizionali provenienti da tutto il mondo, a simboleggiare l’apertura delle rotte commerciali che è anche l’incontro delle civiltà, del tutto evidente nei costrumi nei colori e nelle forme sociali o visive di questa autorappresentazione di venezia che è il suo magnifico carnevale. Tutto ciò è anche sovvertimento di ogni preconcetto, di ogni chiusura identitaria, resta qualcosa del sovvertimento dell’ordine sociale che doveva essere il carnevale pagano, che trristezza vedere tutto ciò svilito
Tutto ciò non può che sfuggire allo studente fuori corso che si sente intelligente, e che vede solo gli aspetti più esteriori del divertimentificio secondo lui imposto dalla visione del mondo americana e non dagli italici mercanti nel tempio, lui che razionalizza l’infanzia ma non accede al mondo adulto, e per questo non si accorge neanche del 30% degli italiani organici alla internazionale neoliberista, italicissimi mercanti nel tempio
anonimo, a carnevale vestiti da bagnai, poi da generale pappalarda, poi da marco mori, poi da punkreas cuore nero, finalmente hai l’occasione per fare della tua vita un capolavoro…
Ecco i l’ abitus più confacente al comportamento di sportswear:
http://i.huffpost.com/gen/4262072/images/o-INTERNET-TROLL-facebook.jpg
rettifica:
…habitus…
Ti sei scorato l’ayatollah di Ramalh, che fa molto esotico…
Subiamo il fascino del soft power di Hollywood da tanto tempo da non saper più riconoscere le sue propaggini devastanti che fanno sembrare il nostro nemico chi invece è altrettanto devastato dal Potere Globale USA (l’UK dopo il canale di Suez è solo una marionetta degli USA). Il softpoer è uno degli strumenti che usano gli egemoni, un altro è lo sport o la lingua (siamo tutti inglesizzati)
Allora ci incarniamo ancora più profondamente nelle pieghe dell’attuale Dominio Globale, in preda alla sindrome di Stoccolma.
Eppure qualcosa di nuovo sta comparendo all’orizzonte.
Lo spiega Alfred McCoy nel suo ultimo libro “In the Shadow of the American Century: The Rise and Decline of U.S. Global Power”. McCoy riprende il lontano lavoro di Halford John Mackinder (geografo, politico, diplomatico, esploratore e alpinista inglese, considerato tra i padri della geopolitica).
In una notta fredda dell’inverno del gennaio del 1904, a Londra, sir Halford John Mackinder, fece una unica lettura davanti alla Royal Geographical Society di un report intitolato “The world island in the geographical pivot of history” dove disse diverse cose. La prima fu che Europa, Asia e Africa non sono tre continenti separati, ma quando orienti il globo in un certo modo si nota sono un territorio unico.
Mackinder disse che il controllo di questo unico territorio è centrale per il sorgere e il collassare degli Imperi. Nel sedicesimo secolo gli europei avevano imparato come navigare intorno a quell’unico territorio e realizzarono una vantaggiosa strategia per salvaguardarlo, circondando le grandi orde di mongoli, i manciù, i turchi e gli arabi ovvero ciò che batteva fortemente alle porte d’Europa; questo portò alla nascita degli imperi europei. Ora il mondo sta cambiando, e per quanto attiene a quanto fu descritto nel 1904, il tema era la transiberiana, la prima ferrovia che stava passando lungo tutta la rotta euroasiatica, unendo quell’unico territorio, anche se sembrava due continenti separati a causa della lunga distanza, da Mosca a Vladivostock. Mackinder affermò che era comparso il primo Potere mondiale che avrebbe potuto utilizzare le enormi risorse del grande cuore del Pianeta ovvero parlava della Russia centrale, delle steppe, del deserto del Gobi e di tutto il resto, risorse che avrebbero potuto essere la fonte della nascita di un nuovo impero mondiale. Con quella lettura, Mackinder inaugurò due fatti: determinò un principio preciso a riguardo degli imperi del Pianeta e fondamentalmente scoprì, con una singola lettura, la scienza degli studi geopolitici. Determinò i segni i poteri della geografia economica e della società umana in blocchi geografici che fanno comprendere gli Imperi geopolitici.
Una informazione molto importante per i nostri giorni, quasi una speranza. vedere il Pivot del Mondo rafforzarsi , Russia e Cina, ma anche India.
McCoy mette anche una data di forte indebolimento degli USA: il 2030.
McCoy non è per nulla filo russo, è piuttosto filo USA, pur non amandone la natura imperialistica.
Come già scritto, e ripeto che io amo Venezia profondamente avendoci abitato per molto tempo, alla Venezia attuale manca solo il tendone da circo sopra, mentre si arriva in stazione a Santa Lucia, VENICELAND.
Ma è lì che sono nati i contatti con la Cina, con l’oriente, con il territorio euroasiatico. Spero in un suo risveglio.