Due cose diventano chiare in questo orribile crepuscolo non degli dei, ma degli uomini da nulla che si sono impadroniti del potere: Berlusconi ha perso consenso e fiducia tra la gente, nonostante il cannoneggiamento mediatico, ma è in grado di comprare chiunque nei vari corridoi dei passi perduti e anche fuori. Non esiste dunque una via d’uscita parlamentare alla crisi. Esiste solo la via delle elezioni anticipate e, per quanto possa dispiacere alla politica politicante dell’ opposizione, questa è percorribile solo con una forte e costante pressione della piazza. Civile quanto si vuole, ma ferma, determinata e non disponibile al compromesso. Occorre una Piazza continua, una piazza di lunga durata.

L’altro aspetto è che l’azione per liberarsi del tentativo di autocrazia in atto non può e non deve comprendere un’assoluzione del berlusconismo e persino la sua riproposizione sotto una forma apparentemente più accettabile. Il Paese può essere salvato solo mettendo da parte le politiche attuate in questi anni, scegliendo strade diverse da quelle assolutamente perdenti sulle quali si è mosso il centro destra. Per esempio si può pensare all’Italia federale, ma non ad allearsi con la Lega per realizzare quella specie di secessione strisciante e xenofoba che essa spaccia per federalismo. E nemmeno ci si potrà esimere dall’affrontare il conflitto di interessi e i conflitti di interessi che sono una delle evidenti debolezze della democrazia, ma anche dell’economia italiana.

Bisogna pensare a un nuova stagione e anche che una volta liberatisi del Cavaliere e della sua corte dei miracoli, tutto ciò che ha animato la politica di opposizione fino ad ora, compresa l’articolazione delle varie forze, avrà poco senso. Tutto assolutamente banale e tuttavia ancora non chiaro. Anzi proprio la resistenza degli assetti creatisi nell’era di Silvio è oggi uno degli ostacoli più forti al cambiamento.

Ed è anche la ragione per cui l’opposizione vorrebbe cacciar via Berlusconi, senza avere troppo tra le scatole il proprio elettorato.