E’ passato al Senato e probabilmente per qualche voto passerà anche alla Camera. Ma con un Paese contro. In questo momento sento cantare Bella Ciao da non so quale manifestazione che si dipana per le strade di una delle cittadine più a destra d’Italia. L’aria sta cambiando, la rassegnazione si va strappando.

Il Cavaliere, rimane tuttavia un leader: quello dell’Italia anziana e sonnolenta, cauta e ottusa, coniugata con quella cialtrona e di rapina. E’ questo il guaio.

Però la frattura si avverte nell’aria, si sente di lontano un tintinnio di monetine come quelle del Raphael, ma alla fine molto più pesante. E la fatua vittoria di oggi regalerà al Cavaliere più veleni di quanti ne avrebbe portati la sconfitta e i relativi ponti d’oro.

Ma ormai lui è costretto al timone perché se appena lo lasciasse finirebbe ai remi: in fondo è già un fuggiasco che ha preso in ostaggio un Paese, fidandosi della sindrome di Stoccolma. Fino all’assalto della realtà.