Le cronache di oggi ci riportano l’ennesima triste immagine del maso chiuso in cui è stata rinchiusa la scuola della Gelmini e dei suoi maestri analfabeti. A Pordenone un supplente è stato cacciato via perché usava ogni tanto espressioni napoletane.

Naturalmente tutti i buoni genitori furlani si sono messi in sospetto per questa possibile contaminazione dei loro loro bambini e la classe ha cominciato a subire un via vai di ispettori e di controlli. Alla fine si è scoperto che nei quaderni dei piccoli alunni  comparivano errori di grammatica e lessico, come forse è naturale a quell’età.

Così l’allontanamento del docente è stato alla fine deciso ed eseguito. Tutti adesso dicono che era una brava persona e aveva un ottimo rapporto con i bambini. Però…La dirigente scolastica Nadia Poletto  conclude, parlando con il Messaggero Veneto: “ma se il maestro non ha un idioma corretto che docente è?”

Già, ottima domanda. Mi chiedo allora come mai la signora Poletto sia dirigente scolastico visto che un idioma  non si può avere, esattamente come non si può avere una lingua, ma al massimo lo si può parlare? E’ come dire ma tu hai l’inglese? oppure in frigo parlo un etto di prosciutto. Di Langhirano, ça va sans dire.

Non è per caso che gli errori dei bambini siano dovuti ad un ambiente dove la grammatica e un modo di esprimersi  corretto, sono, come dire, un optional e che chi pretende di insegnare italiano nemmeno sospetta di usare espressioni improprie e sbagliate?

Certo, se le espressioni dialettali fossero state furlane sarebbe stato un altro paio di maniche. Sarebbe stato fare onore a “una tradizione”, pur comportando le medesime conseguenze didattiche. Immagino che anche l’ignoranza della signora Poletto sia molto tradizionale. Mica vogliamo mancarle di rispetto.