Le cronache di oggi ci riportano l’ennesima triste immagine del maso chiuso in cui è stata rinchiusa la scuola della Gelmini e dei suoi maestri analfabeti. A Pordenone un supplente è stato cacciato via perché usava ogni tanto espressioni napoletane.
Naturalmente tutti i buoni genitori furlani si sono messi in sospetto per questa possibile contaminazione dei loro loro bambini e la classe ha cominciato a subire un via vai di ispettori e di controlli. Alla fine si è scoperto che nei quaderni dei piccoli alunni comparivano errori di grammatica e lessico, come forse è naturale a quell’età.
Così l’allontanamento del docente è stato alla fine deciso ed eseguito. Tutti adesso dicono che era una brava persona e aveva un ottimo rapporto con i bambini. Però…La dirigente scolastica Nadia Poletto conclude, parlando con il Messaggero Veneto: “ma se il maestro non ha un idioma corretto che docente è?”
Già, ottima domanda. Mi chiedo allora come mai la signora Poletto sia dirigente scolastico visto che un idioma non si può avere, esattamente come non si può avere una lingua, ma al massimo lo si può parlare? E’ come dire ma tu hai l’inglese? oppure in frigo parlo un etto di prosciutto. Di Langhirano, ça va sans dire.
Non è per caso che gli errori dei bambini siano dovuti ad un ambiente dove la grammatica e un modo di esprimersi corretto, sono, come dire, un optional e che chi pretende di insegnare italiano nemmeno sospetta di usare espressioni improprie e sbagliate?
Certo, se le espressioni dialettali fossero state furlane sarebbe stato un altro paio di maniche. Sarebbe stato fare onore a “una tradizione”, pur comportando le medesime conseguenze didattiche. Immagino che anche l’ignoranza della signora Poletto sia molto tradizionale. Mica vogliamo mancarle di rispetto.
Caro Alberto, io vivo a Roma, ma sono “furlan”. Ieri ho pubblicizzato l’articolo di cui tu parli qui. La mia chiave di lettura è che il razzismo è una brutta malattia e quando la prendi non fa altro che aggravarsi. Per cui cominci ad odiare gli stranieri, poi continui con i “terroni”, poi saranno intollerabili quelli di la’ dal Tiliment (al di là del Tagliamento), perchè parlano un “furlan” diverso.
Nel 1963 io vivevo a Mels, paesino del Friuli Collinare di 400 abitanti. A un chilometro di distanza c’è il paesino di 400 abitanti di Pers. Tra ragazzi che facevano le medie assieme in un comune vicino abbiamo organizzato una partita di calcio, in un bel prato. La “notizia” è che era la prima volta che i due paesini facevano qualcosa assieme, perchè fino a pochi anni prima si tiravano sassi quando qualcuno “invadeva” l’altro paese. C’erano voluti secoli e la scuola (cioè la cultura) per superare quell’assurda divisione. Ora ci stiamo velocemente tornando. Della serie: è molto più facile distruggere che costruire, tanto che ci riescono benissimo anche i cretini…. :-((
Non voglio essere razzista, ma lo sanno questi abitanti delle vallate prealpine che mentre loro erano scesi da poco dagli alberi nel sud dell’Italia avevano inventato le tabelline e si parlava di filosofia…
E in Olanda vince un partito xenofobo, Marcello terrore più che condiviso.
Aspetto solo le leggi razziali. Albè sono atterrito dalla sentenza di oggi della cassazione sui figli dei clandestini.
Mia sorella vive in Veneto da anni e spesso bazzica il friuli…ebbene con tutto il rispetto degli italiani del nord est, mi ha sempre detto che parlano un italiano misto dialetto, un pò sgrammaticato (per usare un eufemismo) . Quindi….
A volte non solo la coratella, pardon, la linguia è un optional, anche l’intelligenza!
Scommetto che l’insegnante usa parole come stop, toilette, taxi, wurstel, pulman, manager….tutte parole non italiane. Propongo una deportazione della Poletto.
A proposito: vaff… è italiano?