Non siamo soli: Bersani preannuncia una “ferma opposizione” al decreto interpretativo. Chissà perché a me quel “fermo” fa venire in mente il modo con cui in Emilia si definisce il vino non frizzante, mi fa visualizzare i pisarei e fasò. Ma al ristorante Italia si stanno mangiando la Repubblica e la ferma opposizione sembra il Fernet Branca per farci digerire ogni schifezza.

Ma questa frase, tratta dal manuale dell’ovvio, sembra addirttura troppo forte, troppo diretta a chi ha firmato una sostanziale sospensione della legge a favore di una parte. D’Alema è scontento di tanta fermezza perchè – fa sapere – Napolitano non poteva non firmare trattandosi non di fatto sostanziale ma di interpretazione. Tutto tranquillo, ragazzi  si si tratta solo “di un atto di arroganza”. E non bastando la voce del capo interviene anche il pizzinatore Latorre, secondo il quale “Napolitano continua ad operare con grande equilibrio”.

La realtà è invece un’altra, che il Pd non si aspettava la firma del presidente della Repubblica, credeva di essere ascoltato prima della decisione, pensava di avere la forza di fare diga e ora che si è pienamente accorto della propria marginalità nell’Italia berlusconiana, tenta di minimizzare. Facendosi scavalcare a sinistra persino da Giorgio La Malfa.

Così abbiamo che l’inesistente Pdl non riesce a tutelare i propri elettori senza i diktat di Berlusconi mentre  il Pd non riesce a tutelare i propri dai colpi di mano anticostituzionali del Cavaliere. La rappresentanza politica è ormai scomparsa da questo Paese, esattamente come va scomparendo la democrazia.

Bene torniamo a noi. Ci occorre un rosso fermo per toglierci il sapore delle mozzarelle.