Anna Lombroso per il Simplicissimus

La leggenda  racconta (ne ha fatto lo spunto per un suo  libro Ismail Kadarè) che il faraone Cheope decise un giorno di convocare i suoi dignitari per informarli di non voler costruire una piramide, a differenza di quello che avevano fatto nella storia i suoi antenati e predecessori.

Preoccupati per la sua inattesa decisione, i consiglieri lo mettono in guardia: la grande opera è sempre stata fondamentale e irrinunciabile ai fini della manutenzione e conservazione dell’autorità reale. Allora più che mai, che un certo benessere aveva attutito lo stato di necessità, facendo desiderare al popolo di rendersi indipendente dalle esose pretese del monarca.

E Cheope si convince, floridezza e libertà minacciano il suo potere. Invasioni di cavallette o inondazioni incontrollate del sacro fiume potrebbero compromettere la reputazione del regno denunciandone l’impotenza e l’inadeguatezza, un guerra contro i vicini si può perdere screditando il faraone e i suoi generali, quale soluzione potrebbe dunque assicurare la potenza e la intangibilità del suo dominio?

Ancora una volta la soluzione è la realizzazione di un’opera in grado di prosciugare le ricchezze per fare il paese più grande e potente, di mobilitare la popolazione nella costruzione della magnifica impresa, tenendolo sotto un tallone di ferro che ne soffochi qualsiasi moto di ribellione.

E così succede: il progetto fa precipitare il paese in una crisi economica, sociale e morale che durerà molti anni, durante la quale esercito e polizia sorvegliano e controllano il territorio, contrastando sabotaggi e cospirazioni, mettendo in galera possibili sovversivi e innocenti a scopo dimostrativo,  innalzando i tributi perché contribuiscano alla costruzione che farà ricordare nei secoli e ai posteri la grandezza del faraone, facendo delle esecuzioni pubbliche dei dissidenti rappresentazioni simboliche e pedagogiche.

Da anni i faraoni e i loro dignitari hanno deciso di provare tutte le azioni e le misure utili per dissanguare i popoli, ridurli in stato di soggezione, reprimere l’aspirazione alla libertà, soffocare i talenti e le aspettative, in modo da far sembrare colpevoli i desideri e i piaceri grazie ad una combinazione di varie tipologie di obblighi e minacce. Obblighi che impongono sacrifici e patimenti in nome di cause superiori, benessere, crescita, piramidi, o penitenza per aver dissipato e goduto e minacce globali incontrastabili per assoggettare con il terrore: epidemie, cambiamento climatico con estremizzazione dei fenomeni non più “naturali”, asteroidi e rottami pronti a precipitarci sul capo, per non dire della venuta ormai prossima di extraterrestri con tutta evidenza autolesionisti.

È tutto chiaro, tutto si tiene, tutti dovrebbero aver capito. Eppure appena uno solleva un dubbio sull’effettiva utilità per la collettività dei  trascinatori delle carriole coi pietroni, delle piramidi, si chiamino Olimpiadi, Expo, stadi, Mose, Metro C, ecco che il sospetto gli si ritorce contro, appena qualcuno osa obiettare che si sia esagerata la portata di una epidemia in modo da condannare alla damnatio memoriae  le responsabilità e le colpe della passata gestione della salute pubblica e per istituire uno stato di eccezione più efficace dell’austerità per abbassare le pretese del popolo bue, ecco che la diffidenza lo colpisce come un boomerang:  non sarebbe plausibile che i governanti, tutti, agiscano contro il popolo, ordendo macchinazioni e complotti, e non sarebbe verosimile che autorità di tutto l’Occidente  abbiano usato un espediente così infame per stabilire un ordine sociale e sanitario totalizzante.

Mica penserete che un filantropo che usa i miliardi accumulati per opere pie,  guidi una cospirazione per disfarsi di farmaci tarocchi, valorizzare un brand vaccinale, o che abbia in animo di applicare in corpore vili dispositivi di tracciamento o inoculare Dna alieno, proprio lui, modello di iniziativa e dinamismo esemplare che dirama in tutto il mondo il messaggio della possibilità per tutti di affermarsi e realizzare talenti e capacità.

E poi avrà esagerato Zaia a dire che i cinesi mangiano topi vivi, mica siamo razzisti, ma… ma è vero che  è difficile interpretarne le volontà e gli intenti,   sono un popolo enigmatico che  non rivela i suoi istinti predatori e imitativi, che si infiltra e mette su una chinatown in ogni città, popolandone i sotterranei, riluttante a assumere le consuetudini del luogo. E dunque se proprio si volesse credere a una macchinazione su scala globale allora sarebbe probabile che sia partita da là, da quei laboratori di Wuhan dai quali sarebbe stato liberato il virus all’insaputa di ingenui operatori occidentali che vi prestavano la loro generosa opera per terrorizzare e dominare il mondo.

Che poi, ammettiamolo, il complottismo, il dietrismo sono pratiche della destra ad uso del populismo rozzo e ignorante, non è certo merce per noi che abbiamo la nottola di Minerva sulla spalla e la fantascienza e la fantapolitica le  approviamo solo in letteratura e al cine relegandole nei territori visionari dell’immaginario, Orwell compreso, a dispetto del fatto che la realtà ne abbia largamente superate le profezie. E a conferma che l’ideologia unica che occupa anche le nostre teste oltre che le banche e le imprese e che ispira le decisioni delle autorità, ha conseguito il successo di far sembrare impossibile il peggio che ha già realizzato ai nostri danni, imprevedibile quello che è già successo e si prepara a ripetersi, incontrastabile quello che si vuole avvenga.

Ormai è anche proibito aver paura di qualcosa che non sia nel favore della autorità: è legittimo temere il virus, gli esodi e le invasioni di immigrati, il burka incompatibile con la civiltà ma non siamo autorizzati a temere le mascherine, la cancellazione della democrazia, delle prerogative e delle conquiste, lo strapotere militare.

Succede così che ci deridano per i nostri sospetti quelli che sanno meglio quanto siano fondati, Bill Gates che esibisce la figlia a dimostrazione che non le è stato iniettato il fatale microchip, i notabili che si fanno immortalare in fila per Astra Zeneca, i promotori di misure anticostituzionali anche tramite referendum che tacciano di ridicolo ribellismo eversivo quelli che raccomandano di sottrarsi a imposizioni che ledono i diritti sanciti dalla Carta. Eppure dovremmo aver imparato che di effetti di cospirazioni piccole e grandi, locali e  globali, ne abbiamo subiti eccome. Come altrimenti dovremmo chiamare – facciamo un po’ di esempi a caso- la morte di Mattei o le stragi nere? la trattativa Stato-Mafia e una certa crociera sul Britannia per mettere in vendita i gioielli di famiglia? La libera circolazione di capitali per consolidare il dominio finanziario e l’austerità accreditata per punire paesi dai costumi scapricciati, limitando sovranità e autodeterminazione?

E vogliamo anche aggiungere il potere delle nuove tecniche di informazione e comunicazione e le innovative censure? e che si sviluppano anche nei territori della cancel culture, per togliere voce e credibilità a denuncia, critica, opposizione,  concordi nell’intento di ridicolizzare l’ipotesi di un Gran Complotto Planetario in modo che nelle sue fodere si possano celare quelli “minori”, quelli  a norma di legge e di Dpcm, protetti dai servizi non deviati, scritti sotto dettatura di grandi studi in modo che rispettino i paradigmi di trattati e regole giuridiche, quelli che aggirano gli ostacoli molesti della sorveglianza democratica e della vidimazione parlamentare ormai ridotta a timbro notarile?

Alla fine l’obiettivo è sempre quello di tirar su una piramide con il nostro sudore, la nostra fatica, i nostri morti sotto le pietre rotolanti, così alta da coprire il sole, quello dell’avvenire, che non ci spetta.