0303_224055_fratellidicrozzaFrancamente non me l’aspettavo questa caduta: un Crozza sperduto nella Nove, che fa un’elogio sperticato alla stampa americana ed anglosassone, evidentemente mai letta, sulla base della solita vieta retorica dell’oggettività, le opinioni separate dai fatti (peccato che questi ultimi siano quelli fabbricati dai servizi) eccetera eccetera. Tutte cose di cui si rideva già 40 anni fa, pietose evasioni dal mondo reale che paiono frutto dei colloqui col barista di periferia che lo ha sentito dire da er maritozzo che lo ha appreso dal suo portiere. Esiste la libertà di credere nelle più rancide sciocchezze, esiste anche la libertà di asseverale con aneddoti che sono la palmare dimostrazione del contrario, come ad esempio il fatto che i giornali Usa siano tutti contro Trump, probabilmente considerandolo un agente russo. Ma insomma pazienza, però se questo sissignore lo vai a fare in una tv americana le cose cambiano, soprattutto se sai o dovresti sapere che man mano Discovery Channel è divenuto uno dei più popolari, apparentemente innocui e insidiosi mezzi di diffusione del pensiero unico, legata a tutta la rete mitopietica del neo liberismo, dalla Fox a Sky e a Disney e che ha prediletto finora come uomini immagine quelli del giornalismo americano più filogovernativo se non nixoniani di ferro.

Certo la presa in giro di certi programmi e falsi reality ci stava, dai miserabili programmi per guardoni all’ultimo stadio, ai parassiti dentro di noi, alle malattie misteriose che sono tali (questo è il mai detto della trasmissione) perché nel sogno americano è inclusa, per una sempre più ampia fetta di persone, anche l’assenza di  assicurazioni sanitarie decenti e dunque la necessità ridurre al minimo le visite mediche. Ed per questo che anche la presa in giro diventa rituale e priva di vero esprit, se non una vera e propria strizzata d’occhio forzata e complice al tempo stesso. E’ chiaro che Crozza si trova come un pesce fuor d’acqua in questo ambiente: liberato probabilmente da qualche lacciuolo domestico alla 7, si è ritrovato con catene meno visibili, ma forse ancora più pesanti nella nuova Home: sempre intelligente, non è stato brillante, mentre i nuovi personaggi, quasi tutti all’interno della tv, appaiono di poco interesse e di spessore ancora  più esile. Niente più Renzi, Razzi, Bersani, Mentana, De Luca o Montezemolo, ma un Cannavacciulo che sembra Pavarotti, un Emiliano poco convincente e ancor meno divertente, fascio Belpietro e Mannoni di cui francamente non frega un cavolo a nessuno. Televisione in gran parte autoreferente e per questo noiosa.

Ma del resto Crozza non sembra più il comico dalla battuta folgorante: adesso ha il compito di trainare la Nove nel campo della tv generalista, obiettivo che lo costringe in continuazione a dare un colpo al cerchio e uno alla botte, in un ondivago e quasi sempre fallimentare tentativo di dare un senso compiuto alla trasmissione senza trasformala in un varietà. Se il medium è il messaggio diventa chiarissimo che il comico è stato costretto ad uscire dal suo habitat naturale, ovvero la propria idea di politica, buona o cattiva che sia, per fare qualcosa di più neutro, di meno pungente, di più adatto al pubblico del canale che probabilmente non è dei più acculturati e di certo molto ammerregano, disposto a sorbirsi come ambrosia molto ciarpame. Naturalmente qualcosa potrà essere messa a punto, qualche lentezza rimediata, qualche personaggio recuperato o reinventato, ma è il contesto che in questo caso prevale e fa mancare una vera vis comica. Si ha quasi l’impressione che Crozza ormai imiti se stesso dopo essere rimasto l’unico a fare vera satira.