American way of death. Alle volte il silenzio è sospetto, ma più spesso lo sono le parole non richieste. Accade che un aereo egiziano in volo da Parigi al Cairo carico di passeggeri egiziani o europei di origine egiziana, sparisca dai radar in pieno mediterraneo, nello spazio aereo della Grecia e si dissolva nel nulla non prima però di aver compiuto strane e disperate manovre che suggeriscono il tentativo di evitare qualcosa. Dunque una tragedia che apparentemente ha ben poco a che vedere con gli Usa, sulle cui cause certamente non attribuibili a fattori tecnici, dovrebbero semmai indagare egiziani, greci e francesi e invece da Washington arriva, come sempre senza la minima pezza d’appoggio, l’ affermazione che si è trattato di una bomba e non di un missile come tutto farebbe credere. Punto e basta, bevetevi e convincetevi tutti in nome dell’impero. Cosa che del resto non manca di accadere.
Ovvio che agli Usa e alla Nato fa gioco tenere alta la paura del terrorismo, specie se poi l’origine e gli scopi sono talmente confusi ed enigmatici da generare angoscia diffusa. Ma in questo caso le cose sono più complicate e sospette perché non è ben chiaro il significato di un’affermazione così tranchant e senza prove da parte americana quando si sa che l’aereo è scomparso dai radar proprio nell’area in cui stava svolgendo un’esercitazione della Sesta flotta a stelle strisce, la Phoenix Express 2016. Si tratta di una goffa e ansiosa rivendicazione di innocenza, di una excusatio non petita, di un avvertimento a tenersi ben strette le informazioni satellitari e radar o ancor peggio di un gioco al massacro in cui si smentisce a priori un ipotesi per darle più consistenza e più oscura capacità di ricatto agli occhi di chi deve adeguarsi o emendarsi da errori, in questo caso Francia ed Egitto? Non voglio sparare ipotesi da tastiera, ma di certo le manovre compiute dall’aereo negli ultimi istanti prima della scomparsa e i tre minuti di silenzio radio precedenti la stessa si accordano poco con l’ipotesi kamikaze o bomba: al riparo della porta blindata i piloti avrebbero avuto ogni possibilità di avvisare di quanto stava accadendo, anche in caso di una rissa a bordo senza per questo dover virare diperatamente, mentre nella supposizione di un ordigno nascosto e di cui nessuno sapeva nulla, l’assenza di comunicazioni e le manovre di volo sono ancor più inspiegabili.
Le ipotesi possibili sono molte, nessuno ha la verità in tasca, ma tutto allo stato dei fatti farebbe pensare a piloti impegnati a eludere un missile secondo una casistica già conosciuta e peraltro verificatasi l’estate scorsa in un’area vicina quando un velivolo della compagnia britannica Thomson Airways diretto a Sharm el Sheik aveva dovuto cambiare violentemente rotta per la presenza di un missile terra aria lanciato per errore dalle forze egiziane del Sinai, come si è saputo più tardi. Le comunicazioni dei piloti sono arrivate solo dopo lo scampato pericolo. Naturalmente queste non sono prove che non ho io come non le hanno o non le rivelano i tecnici, ad accezione dei servizi americani che invece sanno tutto sulla bomba e che possono contare sul megafono dei media e degli esperti a cachet. Probabilmente ci vorranno anni prima di accertare un minimo di verità e del resto noi lo sappiamo bene vista l’esperienza di Ustica nella quale l’ipotesi bomba che esimeva lo Stato dal pagare i danni addossandoli all’Itavia e non implicava i preziosi e benevoli alleati stragisti, ha tenuto campo per trent’anni quando invece l’ovvia verità del missile si sarebbe potuta far strada già il giorno dopo, generali e marescialli permettendo.
Qui la posta è ancora più grande: visto che l’aereo è partito da Parigi la bomba implica la continuazione dell’allarme terrorismo in Francia e dunque dello stato di urgenza che finora non è servito a bloccare nemmeno un terrorista della mutua, ma è stato prezioso a far passare la loi travail, ovvero il job act transalpino, mentre mette in forse l’economia egiziana nonché i recenti trattati commerciali tra Parigi e il Cairo che tanto hanno disturbato Washington. Ma una cosa è certa: che gli equivoci suggerimenti americani ci dicono molto sul clima che si prepara per il dopo Obama quando arriverà al potere una guerrafondaia esaltata e intellettualmente modestissima come la Clinton o Alzheimer Trump, due burattini in mani oscure.
Credo che per default tutte le sciagure aeree “misteriose” andrebbero addebitate alla nazione che ha il massimo potere di controllo dello spazio aereo e che ha la maggiore capacità di influenzamento delle nazioni e dei media mondiali, ossia agli Stati Uniti. Andrebbe cioè invertito l’onere della prova e i giornali dovrebbero titolare non che un aereo è caduto misteriosamente ma che gli Stati Uniti, salvo prova contraria, hanno abbattuto, per errore o per ragioni che solo loro conoscono, un aereo. Se poi gli Stati Uniti riuscissero a dimostrare che loro stavolta non c’entrano in modo chiaro e inequivocabile (e nel giro di non più di 48 ore) allora si potrà forse creder loro. Ma non interamente, perché potrebbero anche fare in modo che l’aereo venga abbattuto o fatto esplodere per procura tramite una nazione amica o pseudo-nemica come la Russia, la Cina, la Corea del Nord, l’Iran e le varie sigle terroristiche che devono pur sdebitarsi ogni tanto per i finanziamenti ricevuti. Nell’anno di grazia 2016 non è più pensabile che possa esistere un mistero rispetto a un aeroplano che cade.
Un’altra cosa utile che si potrebbe fare è vedere chi c’era a bordo di quell’aereo, giusto per farsi un’idea se c’era qualcuno la cui scomparsa poteva essere “fortemente desiderata” in alte sfere. In tutti i casi l’esigenza di “miglioramento” delle tecniche di interferenza e controllo a distanza di aerei, navi, automobili e di ogni altra apparecchiatura collegabile al web (la malefica “internet delle cose”) basterebbe da sola a spiegare perché da qualche anno in qua stanno capitando ripetutamente questi incidenti “misteriosi”.
Delirante.
Lucido e soprattutto articolato.
Ringrazio l’anonimo per il suo davvero sintetico commento che mi offre il destro di ribadire che le mie sono teorie in cerca di prove ma sono, comunque, teorie, che, prima ancora di essere dimostrate, sono atte a spiegare plausibilmente molti misteri della politica e l’arrampicarsi sugli specchi degli addetti alla politica e dell’informazione, Sono tra l’altro teorie ampiamente condivise (sono mie solo nel senso che le sto inserendo in un contesto più ampio e più esplicativo creandomi uno spazio in cui mi sembra di essere quasi in avanscoperta, ma non per mia scelta). Sarei lieto se, approfondendo queste problematiche, Lei decidesse di venire a “delirare” con me.
trattasi forse di deliri anonimi dell 00,47?
Se così fosse anche l’ora del commento sarebbe un po’ delirante.