418198-klVC-U460601359077121I0-593x443@CorriereBologna-Web-BolognaPer fortuna non sono più residente in Emilia Romagna e dunque non sono costretto a votare oppure a non votare, perché capire cosa fare è molto difficile. Da una parte abbiamo un energumeno politicante come Salvini, incapace di esprimere una visione coerente, dall’altro un sistema di potere incartapecorito che in realtà sono entrambe due versioni del neoliberismo, la prima con qualche errore di stampa e caratteri grossolani rispetto alla bibbia del globalismo, la seconda con alcune pagine censurate e vietate ai minori dei 18 anni politici, ovvero la maggioranza. La prova del nove sta nel fatto che nell’unico punto reale  di frizione ovvero l’immigrazione e l’accoglienza le differenze retoriche tra il “sovranista e fascista Salvini” e l’agglomerato di centro sinistra non sono che un sipario già abbondantemente strappato dalla richiesta fatta Regione Emilia – Romagna, ovviamente governata dal Pd, di avere uno statuto speciale e quindi di rifiutare una solidarietà all’interno del Paese per poi profondersi in sedicente accoglienza schiavista per chi viene da fuori.

Robaccia e robetta che mette a confronto le due cecità contrapposte della chiusura e della falsa apertura in base all’omologazione neo liberista  e dunque alla teoria della disuguaglianza che sono politicamente repellenti e in sé molto simili alle profezie pasoliniane in Sodoma e Salò. Ciò nondimeno  pur nel declino cognitivo di massa che permette a gentina come Salvini o come i capi sardina di proporsi come alternative politiche, la resistenza o come sembra più probabile a leggere i sondaggi, la caduta del bastione Emilia- Romagna, avrà conseguenze parecchio divergenti sul futuro politico. Alcune ovvie e immediate come la tranquillità o lo sconquasso del governo Conte, la probabile diaspora finale dei 5 Stelle (pare che Di Maio intenda dimettersi dalla cupola di comando pentastellata, addirittura domani prima del voto emiliano romagnolo)  e altre invece di più lungo periodo. La presa dell’Emilia sarebbe un durissimo colpo per tutto il Pd perché è lì che fa sistema e che  ha il cuore del suo apparato economico, è li che ha una sua vetrina di credibilità sia pure ormai largamente offuscata e aggredita da scandali di ogni tipo e dal venire meno dello spirito di solidarietà. Perdere la piazzaforte significa cambiare la logica nella quale il Pd ha operato fin dalla nascita, anzi che è stata alla base della sua creazione come segnale di definito abbandono di ogni residua resistenza ai poteri globalisti e al pensiero unico, cosa che si pè vista concretamente anche con la mutazione genetica delle coop. Vengono meno le logiche dentro le quali ha sguazzato il renzismo e il tentativo di manomissione costituzionale, ma anche i presupposti concreti per essere il monopolista di un’etichetta tradita.

In poche parole il Pd con una clamorosa sconfitta nel salotto buono, avrebbe il declino segnato e non è certo un mistero il fatto che la sua stessa esistenza come erede di una tradizione che intendeva rigettare, è stato il grande ostacolo alla formazione di un polo di sinistra reale e non soltanto nominale in questo Paese. E per sinistra intendo qualcosa di legato agli interessi dei lavoratori e dei ceti popolari, capace di opporsi  alla distruzione dello stato sociale, di rivendicare al pubblico un ruolo centrale, di rigettare tutte le ingerenze che si oppongono concretamente a questi valori. Insomma una sinistra minima, ma senza tentennamenti  che avrebbe una vasta base nel Paese, ma che finora è stata frantumata dal Pd così come la gravità di Giove frantuma gli asteroidi impedendo loro di farsi pianeta. Di certo non sarebbe qualcosa di immediato, anzi la formazione di un soggetto del genere sarebbe quanto mai tormentata, ma sarebbe finalmente possibile senza di mezzo il monopolista del copyright. E credo che avrebbe successo perché  è intollerabile vivere in una sorta di democrazia succedanea dove tutti hanno le stesse idee pur fingendo di essere avversari ideologici e nell’unico Paese che non ha un’opposizione.