Quando da ragazzo leggevo della vendita delle indulgenze, avevo la baldanzosa certezza che almeno quell’incubo sarebbe rimasto relegato nel passato. E invece in vista della vecchiaia sono costretto ad assistere al degradante spettacolo di una Chiesa che assolve il baratro morale di un uomo, ma anche di una società intera, in cambio di vantaggi economici e di leggi integraliste e perciò stesso anticostituzionali.

Ma sarebbe un errore pensare che le gerarchie siano composte di avidi vegliardi dediti alla simonia.  Questa è solo un aspetto della questione, l’altra è proprio una scelta radicale di potere, un abbandono del messaggio religioso in quanto tale per spezzettarlo in oggetti di consumo, in una merce da vendere sul mercato del consenso.

Ricordo ancora il sorriso che mi strappavano le polemiche d’antan sul consumismo che venivano da quel mondo cattolico che ancora credeva nel sociale. A suo modo certo, ma almeno con turbamento. Ricordo le polemiche sulla secolarizzazione portata dalle televisioni e dalla modernità.

Appunto ricordi. Perché in realtà la Chiesa ha capito i vantaggi della trasformazione delle persone da produttori dotati di orgoglio, di dignità e di socialità, in consumatori che si aggregano solo in ragione del loro possedere questo o quello, che se sono gruppo solo quando essi stessi diventano merce per il profitto. Si, questa società dispersa e così impaurita da rinunciare al futuro, in questo fluire liquido alla Bauman, vorticoso e insensato, la chiesa ha scoperto il vantaggio di poter costituire punti di solidificazione, qualche ancora di salvezza. Ha immaginato di superare così nella cosiddetta post modernità liberista, le difficoltà del ‘900.

Anzi diciamo pure le difficoltà poste dalle società democratiche che sono laiche per definizione perché il loro orizzonte è tutto dentro il mondo e i loro dogmi sono la tutela della libertà e della minoranza. Nessun assoluto di fede, nessuna modalità metafisica può essere alla base della democrazia.

Ma naturalmente la mutazione ha avuto un prezzo: quello di trasformare in un oggetto di consumo, consumo psicologico, consumo di tradizione, la propria dottrina. Un elemento di appartenenza e di sicurezza, solo un gradino più in su della libertà, della gioia e delle radici che offrono le lasagne Barilla. E non a caso gli spot della Cei sono allineati a quelli delle migliori marche quanto a offerte di “valori” a buon prezzo.

E dunque non è soltanto la simonia che chiude la bocca alla Chiesa nei confronti di Berlusconi e della sua corte degradata. E’ che la Chiesa è divenuta berlusconiana fin nell’intimo e ormai riesce a testimoniare solo quel mondo di vita apparente. Quella vita vegetativa della mente e del cuore, che non a caso è la cosa a cui tengono di più sia il premier che la Cei: entrambi ormai dediti a testimoniare la menzogna.