Per Grillo il wi-fi libero, costituisce una delle cinque stelle. E tuttavia si rifiuta di firmare l’appello contro il decreto Pisanu che di fatto ne impedisce lo sviluppo come nel resto del mondo: “Io non firmo un bel niente, è roba del paleolitico. Non voglio neppure avvicinarmi a una proposta di legge di morti, che non sanno nemmeno di cosa stanno parlando”.
Ma Grillo lo sa di cosa si sta parlando? Insomma forse non proprio perché ad una domanda successiva postagli da l’Espresso sostiene: “Da anni sto combattendo perché ci sia in Italia. Il problema è che ancora tanta gente non sa nemmeno cosa sia il wi-fi o il WiMax. In nessun paese esiste una norma così restrittiva, in Finlandia tutti hanno diritto per nascita a 1 Megabit di connessione che permette di collegarsi alla conoscenza” . Strana tesi quella secondo cui se si è troppo indietro non si deve fare nulla per andare avanti. Ma in ogni caso c’è qualcosa che non quadra del tutto.
Il problema è che il megabit di per sé non significa nulla, se non si specifica l’unità di tempo. Si dice infatti megabit per secondo (Mbps), che poi non è certo una gran velocità, anzi diciamo piuttosto lentina persino per il nostro Adsl. Il problema è ancora che questa meta sarà raggiunta nel 2015, quando le connessioni private a 100 Mbps, saranno la normalità in vaste parti dell’Occidente e anche dell’Oriente.
Un buon motivo secondo i criteri temporali grilleschi per non farne nulla.
Al comico cinque stellato sembra sfuggire che la novità finlandese, è quella dell’ aver stabilito che la rete è un servizio universale a cui tutti i cittadini hanno diritto e non il Mbps che di per sé è proprio paleolitico già ora.
Ma in ogni caso, il discorso siamo arretrati non firmo nulla, mi mette in sospetto, non mi sembra logico, né naturale. Non è per caso che il Wi Fi interferisca con i piani della Casaleggio Associati che cura sia il blog di Grillo che i meetup, anzi ne è l’editore di fatto?
Quali sono i rapporti della Casaleggio Associati che nasce da una una precedente società Telecom, con aziende telefoniche a cui il Wi Fi farebbe perdere consistenti affari? Quali sono i reali rapporti con Mediaset Spa? Qual è il rapporto concreto fra l’azienda italiana e la collegata Enamic che ha nel suo carnet di rapporti il dipartimento del tesoro americano, la Paribas, la JP Morgan e l’America Financial Group, oltre a decine di corporation petrolifere e chimiche?
Mi chiedo se tutto questo non abbia qualcosa a che vedere con la progressiva mutazione di Grillo da fustigatore del Signoraggio bancario e delle multinazionali, a politico meno concreto e più evanescente. Credo sia giusto porre queste domande perché non vorrei che mentre guardiamo le stelle, terra terra succedano altre cose.
C’è un mio commento che viene segnalato ancora in moderazione, non so perchè.
In ogni caso, sono d’accordo col tuo ultimo commento, e non ho mai messo in dubbio che fossimo indietro, anzi.
L’unica cosa che obietto è che il DL Pisanu c’entra poco. Le condizioni per la diffusione del wifi ci sono tutte. Senza più l’art.7 a complicare le cose si starà meglio, ma non sarà certo l’abrogazione dell’art.7 a farci progredire. Nè sarà un significativo passo avanti, visto che la materia è stata già discussa e risolta tre anni fa.
Comunque grazie per la discussione 🙂
Non credere a me, credi ai fatti. Se non ti convincono i fatti c’è qualcosa che non va.
Provincia di Roma, Comune di Arezzo, Comune di Trieste, FON… sono dati di fatto, puoi provarli. Non è una mia opinione 🙂
Il problema non è che esista il Wi Fi in Italia, ma quanto ne esista in relazione agli altri Paesi d’Europa. Ora se siamo indietro nell’accesso alla rete in generale, lo siamo molto di più nel campo del Wi -Fi. Questa è la realtà. Qui http://technology.timesonline.co.uk/tol/news/tech_and_web/article4030090.ece un articolo che testimonia della diffusione in GB che fino ad ora era rimasta abbastanza indietro rispetto a Germania e Francia.
A dire la verità non sono molto convinto. Per lavoro ho avuto modo di conoscere due persone, non collegate tra loro, che avevano l’incarico di vendere pacchetti wi fi agli esercizi pubblici. Entrambi hanno avuto modo di dirmi che la difficoltà maggiore, a volte insormontabile consisteva proprio nell’identificazione che comporta spese, responsabilità e last but no least possibilità di controlli.
Ti segnalo anche questo link del 2008:
http://blog.fon.com/it/archive/news/arezzo-e-fon-realizzeranno-la-prima-rete-wifi-municipale-basata-sulla-condivisione-della-connessione-tra-utenti.html
Spero di averti convinto che il DL Pisanu non blocca nè frena niente. A bloccare e frenare c’è la scarsa fantasia e volontà dei nostri amministratori: dove ci sono degli amministratori giovani e innovativi la rete wifi si sviluppa benissimo, e gli esempi sono tanti.
Quello del documento di identità non è più un problema da tre anni, quindi mi chiedo: di che stiamo parlando?
Perdonami, ma non ho capito il tuo ultimo commento.
Il DL Pisanu non blocca lo sviluppo del wifi, e i fatti sono lì a testimoniarlo. Su questo siamo d’accordo?
Le compagnie telefoniche non hanno nulla da temere dall’abrogazione dell’art.7 del DL Pisanu, semplicemente perchè l’unica cosa che potrebbero temere sono amministrazioni capaci come quella della Provincia di Roma, che non si nascondono dietro il DL Pisanu per giustificare la propria inerzia. E in ogni caso il mercato è mercato: anche se si riducessero i prezzi degli abbonamenti la “pennina” continuerebbe ad essere una soluzione utile per i professionisti e per chi viaggia molto. Su questo siamo d’accordo?
Poi non sono sicuro di aver capito il discorso sulla miriade di punti di connessione: il wifi è libero, nel senso che le frequenze sono utilizzabili liberamente, a differenza del wimax (e pensare che il ministro ero lo stesso Gentiloni in entrambi i casi). Bene, allora chi è che deve occuparsi della copertura del territorio?
Le compagnie telefoniche non sembrano essere interessate, allora ci vorrebbero le amministrazioni locali. Bene, perchè non si muovono? Perchè danno la colpa al DL Pisanu anzichè a se stessi?
Comunque sembra quasi una catena di sant’antonio: stiamo rifacendo una discussione di 3 anni fa, quando il Viminale diede il via libera all’uso dei cellulari per l’identificazione:
http://www.webnews.it/2007/12/05/wifi-al-via-lautenticazione-via-sms/
Tra l’altro questo sistema ha risolto perfino il problema dei “foneros” (coloro che mettono a disposizione la propria connettività a terzi, per creare la più grande rete wifi del mondo):
http://blog.fon.com/it/archive/foneros/identificazione-via-sms.html
Dunque ora gli ostacoli alla diffusione di FON sono solo due:
1. gli Italiani: “pago l’abbonamento a internet, perchè devo mettere la mia banda a disposizione di un altro?!”
3. i contratti delle compagnie telefoniche, che possono vietare il “subaffitto” della propria banda.
In entrambi i casi il DL Pisanu non c’entra nulla.
L’idea di utilizzare il telefonino come mezzo di identificazione è stata lanciata circa un anno fa, credo da qualcuno della carta dei cento, ma potrei sbagliarmi. Ovvio che sia favorevole al wi-fi libero e pubblico e non ignoro, da ex cittadino bolognese che parecchie ammistrazioni pubbliche hanno fatto cose egregie. Tuttavia proprio per le difficoltà tecniche intrinseche, un vero sviluppo delle reti senza fili è poco immaginabile senza una miriade di punti di connessione.
E sì, non è un caso che da noi il wifi sia poco sviluppato: abbiamo amministratori vecchi che non hanno nè la competenza, nè l’immaginazione, nè l’interesse a far evolvere il Paese.
E in questo Grillo ha ragione quando dice che gli amministratori non devono essere vecchi. Non perchè a 60 anni uno si beva il cervello, ma perchè è meno probabile che abbia idee innovative e al passo coi tempi.
Siamo un Paese vecchio, e lo dimostriamo tutti i giorni. Dal wifi alle politiche sul lavoro, all’immigrazione.
Non è proprio così.
L’escamotage è che per rilasciare una SIM telefonica devi necessariamente richiedere un documento d’identità (se non sbaglio proprio in forza del DL Pisanu, ma potrei sbagliarmi).
Dunque il sistema della Provincia di Roma (del Comune di Trieste e degli esercizi dietro casa mia) è che per registrarti devi usare un cellulare. La procedura è un po’ macchinosa (roba di cinque minuti che fai una volta sola, però), ma legalissima e non richiede alcun documento di identità.
Se hai un esercizio commerciale nella Provincia di Roma puoi richiedere di installare un hot spot e mettere la tua connessione a internet a disposizione dei clienti. Per la registrazione, entri a far parte della rete della Provincia, e sono i server della provincia che gestiscono tutto. Tu non dovrai chiedere i documenti a nessuno.
Il discorso delle penne per la connessione UMTS è un altro. Col wifi non avrai mai la copertura capillare che hai con l’UMTS, per motivi squisitamente tecnici: ci vogliono molti più ripetitori (problema che il WiMax non ha, però ne ha altri).
E’ evidente che se vuoi connetterti in treno in mezzo alla pianura padana difficilmente potrai usare il wifi, ma devi ricorrere alla pennina, anche perchè il “roaming” wifi è molto più complesso di quello GSM. E ora c’è anche il WiMax, se hai un’antenna compatibile.
Lo sviluppo del wifi “pubblico” potrebbe ridurre i prezzi degli abbonamenti telefonici con la pennina, ma lo sviluppo del wifi non è bloccato dal DL Pisanu. Sono due discorsi completamente scollegati: se le compagnie telefoniche fanno il bello e il cattivo tempo è perchè le amministrazioni non sono intelligenti come la Provincia di Roma, non per l’art.7 del DL.
Chiedere a Nicola Zingaretti per credere 🙂
http://www.provincia.roma.it/percorsitematici/innovazione-tecnologica/progetti/4035
Il maggiore ostacolo allo sviluppo del Wi Fi in Italia consiste proprio nella necessità di identificazione che in pratica non ne rendono pratico l’utilizzo. Il problema non è la gratuità che peraltro è in qualche modo destinata, a restringersi. Se poi tu trovi dei pubblici esercizi che offrono accesso senza chiedere alcun documento, è un altro paio di maniche. A me li chiedono sempre.
Chiaro che ci sono alcune zone servite e altre che se cerchi un hotspot ti prendono per un pervertito, ma lo sviluppo globale di un sistema avviene se lo puoi usare dappertutto e senza problemi.
Ora, sembra niente ma il solo fatto di dover chiedere i documenti e di trascriverli, scoraggia una quantità enorme di esercizi commerciali dall’offrire connessione perché l’operazione, prende troppo tempo rispetto alla redditività. Non credo sia un caso che l’Italia abbia 4806 punti di accesso (in diminuzione peraltro), mentre la Francia, comparabile per popolazione, ne possiede oltre 20 mila.
A me pare abbastanza chiaro che i sistemi di collegamento via scheda telefonica, che costituiscono un bel business, sia che si tratti di computer, di cellulari o Ipad, non siano affatto estranei a tutto questo.
Alberto, credo che la posizione di Grillo sia ridicola, ma trovo che anche la tua sia superficiale. Permettimi, visto che ti seguo e ti stimo 🙂
Il wifi in Italia è già libero: la provincia di Roma è coperta già in gran parte da hotspot wifi e la connessione è libera e gratuita.
Analogamente a Trieste, dove vivo, in Piazza dell’Unità c’è un hotspot del comune, gratuito, come liberi e gratuiti sono gli hotspot vicino casa mia offerti da due esercizi commerciali.
L’appello dell’Espresso è giusto: l’art.7 del DL Pisanu è una follia, che appesantisce la burocrazia senza dare alcun vantaggio in termini di antiterrorismo.
Tuttavia, il decreto Pisanu non ha bloccato il wifi in Italia. A bloccarlo sono le amministrazioni locali e la politica nazionale.
Ora API, PD, UDC e FLI hanno trovato questo appiglio per proporre un cartello politico nuovo, e fanno propaganda e disinformazione su un tema che sta caro al “popolo di facebook”.
Bene, facciamo noi un po’ di informazione e smontiamo tutta questa fuffa.
Il mio saggio nonno Lino diceva spesso, in dialetto, che a pensare male si fa peccato. Ma spesso, molto spesso, ci si indovina…