A giudicare dalle continue uscite di vescovi contro l’omosessualità e dagli atti del Vaticano che ne appoggiano, in sede Onu,  la punibilità, si fa davvero fatica a considerare sincera e non puramente strumentale e ipocrita la contrizione della Chiesa per il dilagare di casi di pedofilia. Il fatto che l’omosessualità venga ferocemente condannata da un’organizzazione religiosa dove essa viene praticata più del rosario, rende bene l’idea di una casta sacerdotale che vuole per sé una extraterritorialità etica e legale.

Del resto questo è proprio uno dei frutti avvelenati dell’immobilismo teologico e ideologico degli ultimi due papati che, incapaci di affrontare la modernità, si sono man mano rifugiati  in un medioevo integralista e avulso dalla realtà. Così dopo un’opera di copertura a tappeto di orribili peccati, ancora oggi nascosti e difesi in barba ai pentimenti, si rimanda il problema a fiamme infernali particolarmente calde.

Il problema è che la Chiesa non può accettare l’omosessualità, la deve necessariamente considerare deviazione morale e malattia, nonostante ogni evidenza. Paradossalmente se in passato la considerava una semplice  forma di fornicazione, ovvero di emissione di seme in modo improprio, oggi è costretta a combatterla come la peste. Se ammettesse che l’omosessualità è nell’ordine biologico delle cose, che è una possibilità dello sviluppo umano, che è parte della natura e non contro natura, dovrebbe concedere alla sfera sessuale un’autonomia che non è disposta a riconoscere.

Se il sesso ha un valore di per sé, non strettamente e direttamente orientato alla procreazione, andrebbe in fumo tutto l’edificio costruito sopra una concezione finalistica primitiva. Via le assurde battaglie contro la pillola e i metodi anticoncezionali, via una certa concezione della famiglia, via il senso del celibato, via anche una semplicistica visione della natura orientata a Dio, ma soprattutto alle encicliche e agli interessi del clero alto. Ed è strano che la complessità del mondo, da sempre invocata come dimostrazione  dell’esistenza di Dio, adesso sia diventata motivo di imbarazzo e di negazione.

Dunque senza un profondo  rinnovamento di pensiero, l’omosessualità resterà un peccato contro il quale tuonare, salvo praticarlo in proprio. Anzi il maggior peccato, perché la sua assenza sarebbe come quella della pietra angolare in un arco.

Del resto come spesso accade nelle involuzioni e nella decadenza dei sistemi di pensiero, è molto difficile rinnovarsi: la Chiesa è ormai al traino delle “tradizioni” e modalità sociali che ha creato nel tempo. Invece di orientarle le titilla e le sfrutta, ricavandone peraltro un buon bottino. Si aggancia all’omofobia più stupida e volgare per trovare un facile consenso che poi si converte in potere, in suggestioni, in otto per mille.

E il denaro non è mai contro natura.