Bisognava aspettare l’attentato nei dintorni di Mosca per scoprire a quale livello di perversione intellettuale si possa arrivare. E non parlo di quella stupidità naive di cui peraltro c’è fin troppa abbondanza, ma proprio di quella che nasce come rifugio pseudo ideologico e ostentato rifiuto della capacità di pensare. Così c’è persino chi va dicendo che l’attentato al Crocus lo ha fatto Putin, sì davvero: ha stato lui per ragioni inesplicabili. E dice pure in un impeto di logica che la pista ucraina era troppo ovvia per essere vera. Un po’ come dire, tanto per fare un esempio paradossale, che l’eccidio di Marzabotto non lo hanno fatto i tedeschi perché sarebbe troppo ovvio. E ciò viene dopo anni di attentati orgogliosamente rivendicati dei nazisti ucraini contro la popolazione civile russa. Ho scelto questo esempio tra le innumerevoli possibilità che offre la mensongerie contemporanea, perché la forma di auto accecamento etico è ormai purtroppo tipica di una certa parte politico culturale che una volta corrispondeva alla sinistra e che oggi è la forma più radicale di reazionarismo che sia possibile osservare dalla rivoluzione francese in poi.

Naturalmente la colpevolezza di Putin nasce a priori da quando il Dipartimento di Stato americano, frustrato dal fatto che questo personaggio volesse fare gli interessi della Russia e non permettesse il corto circuito tra le oligarchie locali nate dopo il crollo dell’Unione sovietica e quelle infinitamente avide del Nord America, cominciò a creare il mito non di uno statista che cercava di rimediare ai danni fatti da Eltsin che si era venduto anima e corpo agli Usa, ma di un folle despota. Così hanno cominciato ad attribuirgli di volta in volta e – ça va sans dire – senza la minima traccia di prova o men che meno di plausibilità, il killeraggio di personaggi di nessuna importanza, da quella di una giornalista già colta a mentire e non più credibile, sino a quell’impresentabile individuo di Navalny, passando poi per pseudo attentati da barzelletta a presunte spie dissidenti: tutti personaggi a libro di paga di Washington e di Londra che sono stati “gestiti” e buttati cinicamente tra le gambe di Putin al momento opportuno.

Ora è del tutto evidente che dopo aver vinto le elezioni, Putin non ha alcuna ragione di creare attentati contro la sua gente e di danneggiare la sua immagine, ma la disperazione dell’Occidente per la guerra persa e per il rapido declino della primogenitura che esso si attribuisce, spinge a credere e a dire cose prive di senso. La cosa è particolarmente rilevante in certi ceti che per la seconda volta cominciano a sentirsi dalla parte sbagliata della storia, prima dopo la dissoluzione dell’Unione sovietica e adesso con il tramonto del neoliberismo globalista a cui si erano legati liberandosi di ogni spirito critico come se fosse una zavorra. Senza poi dire della frustrazione di essere dalla stessa parte della Meloni e di Salvini considerati fasci. Solo che loro almeno sono coerenti: stando con gli ukronazi. Troppo davvero per non dare di matto ed esprimere tutta la schizofrenia accumulata in decenni.

Naturalmente per passare ai fatti dopo l’aria fritta delle idiozie, la cattura degli attentatori parrebbe confermare ciò che sin dal primo momento pareva abbastanza plausibile, e cioè che si sia trattato di un attentato fatto da gente dell’Isis, dunque al soldo di Washington, coordinata e aiutata da Kiev con il benestare della Nato. Qualcosa di molto diverso dalla commedia a cui stiamo assistendo e nella quale perfino Macron che vuole mandare uomini per uccidere russi ha espresso le proprie condoglianze al popolo russo. Anche gli Stati Uniti lo hanno fatto. Londra ha “condannato decisamente” l’atto terroristico. Davvero uno spettacolo surreale per un mondo in caduta libera.