La Lega ha vinto, Berlusconi ha vinto, le tasse non ci saranno. Dal momento che la manovra non esiste, che è solo una specie di spot elettorale aggiustabile a piacere o meglio a spiacere a seconda delle circostanze, tutte queste affermazioni sono interpretazioni del nulla, lecite divagazioni su un governo ormai illecito nella sua sostanza.
Un nulla però maligno nel quale è praticamente certo che non si faranno le cose promesse, cioè i tagli alla politica e la lotta all’evasione, mentre si faranno quelle escluse, ovvero l’aumento dell’Iva per la gioia di tutti noi, l’appesantimento della tassazione attraverso imposizioni indirette che colpiscono i poveri e il taglio dei servizi e del welfare, come già appare chiarissimo dallo scippo degli anni di università o di servizio militare dalle pensioni. Praticamente un furto senza destrezza, una rapina a mano armata da un consenso strappato con le illusioni e i media.
Naturalmente tutto questo non serve né a far quadrare i conti nell’immediato e tanto meno nel medio termine, anzi serve solo a peggiorare ancora la situazione, e’ solo l’ennesimo rinvio di cui il Cavaliere ha bisogno per rimanere in sella, l’ultimo rinvio dopo 18 anni di parole. Ma serve però a rendere chiara l’essenza dell’oligarchia italiana assolutamente incapace di fuoriuscire dall’ambito dei suoi interessi immediati e delle sue clientele, come dimostra la scomparsa del contributo di solidarietà oltre i 90 mila euro che del resto si traduceva in uno sforzo minimo. Un guscio vuoto, mangiato dai vermi della crisi.
La cosa impressionante è che non c’è nemmeno il tentativo di far finta che non si vogliono proteggere ricchi e privilegiati: lo scenario dietro la farsa berlusconiana si è ormai consunto e sono visibili funi e tavole prima nascoste dalle quinte, un’armamentario teatrale desolante e francamente repugnante con in più le sensazioni olfattive lasciate dal gruppo dirigente leghista, un ensemble di mentecatti in disfacimento, che in questo caso ha fatto la figura che merita e rende finalmente giustizia al loro valore.
Berlusconi canta vittoria, ma ogni giorno che passa progredisce il cammino che dalla perplessità porta al disprezzo e sfocia nell’odio, quando ci si accorge che in fondo non c’è alcun altro sentimento e atteggiamento possibile perché l’opera di governo è al di sotto di ogni giudizio o plausibilità. Non merita nemmeno il disprezzo: meglio i finti russi che fregano al bilionaire lo champagne, che questi ladri di vita e i loro brindisi del dopo manovra.
Analisi condivisibilissima, purtroppo. Ma siamo tutti coscienti del fatto che sugli scanni del comando ci sono solo affaristi pro domo sua? Non credo.
Leggo sui vari blog che esistono ancora convinti pidiessini, pseudo comunisti, pro casiniani (come credere ancora in un personaggio che ha sposato la figlia di un palazzinaro ricco e potente?) rutelliani…c’è anche chi spera nell’entrata in politica di Montezemolo.
Tutta gente che ha contribuito alla rovina dell’Italia, terra ricca di storia, monumenti, cultura e bellezze naturali. Una terra baciata dal sole, distrutta da uomini improbi.
Come uscirne?
Con una rivoluzione o con la pazienza della ragione?
La prima è cruenta, ma, forse, unica arma utilizzabile per spazzare via tutta la “munnezza” circolante.
La seconda, più improbabile per l’ottenimento di un buon risultato, perchè la “munnezza” si è rinchiusa in una gabbia difficile da abbattere con le buone maniere.
Siamo tra color che son sospesi, come diceva il buon Dante, in un limbo difficile da superare, respiriamo un’afa insopportabile, insalubre.
Non sarà facile trovare una soluzione.
i manovratori non sono stati disturbati più di tanto e si sono rivelati così come sono….
parafrasando qualcuno direi ” ai posteri già presenti la facile sentenza!”
sarà poi così facile?
Che dire, che replicare a un articolo come questo di analisi acuta, tagliente, piena di esplosività rivelatrice di cose che però ognuno di noi, nel suo intimo convincimento, già percepiva da tempo per vere e assodate. Certo quello che impressiona di più, ed io come analista finanziario indipendente ne sento maggiormente il peso, avendone compreso da tempo, vista la mia professione, la genesi marcescente del fenomeno, è la affermazione che questi beoti di governanti neppure tentano più di nascondere, nelle loro truffaldine autoreferenziali ma maldestre manovre, quello che oramai diviene palese anche ai non addetti ai lavori come me, cioè nascondere la realtà di una incredibile accozzaglia di delinquenti, mafiosi, dementi, farabutti, leccaculi, sodali, yes men che dentro, di fianco, a lato, o in qualunque posizione di minimo potere di questo esecutivo inetto, infetto e mafioso, hanno concorso a portare alla rovina un paese come l’Italia che potenzialmente poteva essere uno dei più ricchi del mondo per tradizione turistica, enogastronomica, museale, artistica, paesaggistica e artigianale. Tutti vedevano o avevano chiara la possibilità di percepire che i manovratori stavano andando a farci sbattere, e che facevano solo il proprio bieco interesse, ma nessuno si è levato per lanciare un avvertimento, o almeno per cambiare il proprio voto.
Si, perchè la colpa è pure degli italiani, che si lamentano sempre a parole, ma che poi, quando è l’ora di prendere decisioni che potrebbero modificare il proprio gattopardesco orticello di privilegi o di status quo, preferiscono rimanere perennemente nel vecchio solco sostenendo i soliti politici di sempre. Si è mai visto all’estero un politico che possa mantenere il potere x più di 8 o 10 anni? I presidenti americani 8 anni, La Thatcher 11, Blair 12, Sarkosy poco meno. E in Italia? Ormai la permanenza dei politici al potere si conta a mezzi secoli alla volta.
E così il risultato è che chi comanda sono da 30 anni i soliti 8 o 10 mafiosi di cui si sa già tutto, ma di cui non ci si vuole meschinamente liberare, o per interesse, o per paura o per menefreghismo. Ladri in manovra? Certo, li vediamo tutti. Ma se la primavera araba si fermerà a Tripoli e non porterà il suo vento rinfrescatore sino a Roma, le loro manovre continueranno indisturbate.
Enrico l’analista. MO