E’ davvero strano compiacersi per l’elezione dalle modalità terzomondiste di un massacratore delle sinistre sudamericane, di un imperialista a tutto tondo, di un corrotto e di uno svanito, quando tutta l’operazione Biden, pandemia e Blm compresi, ha fin dall’inizio puntato non solo ad eleggere un candidato, mai così puramente di facciata,. ma ad accreditare il partito democratico come fiduciario pressoché esclusivo dei poteri economici forti, un obiettivo per il quale è stata assassinata la sinistra di Sanders: come dimostra la vicepresidenza della Harris dopo l’abiura alle primarie democratiche di luglio. Tutto questo in una situazione che vede Trump come vincitore morale in primis perché e stato vittima di sondaggi costruiti ad arte e così fasulli da fare concorrenza alle “morti per Covid”: non avevano previsto che Donald avrebbe raccolto tra i 7 ei 10 milioni di voti in più a rispetto al 2016. L’idea trasmessa da tutta l’informazione di ogni livello era che quattro anni prima la “demagogia trumpiana” aveva ipnotizzato un elettorato ingenuo che ora era pentito e che certamente lo avrebbe abbandonato. E’ accaduto l’esatto contrario e anzi paradossalmente Trump ha riscosso più consensi tra i neri e i latini rispetto al 2016: i primi sono passati dal 13 al 17% e i secondi dal 32 al 35%. il fatto è che l’America è divisa in due e se Trump non è di certo un personaggio esaltante è tuttavia riuscito ad estendere un consenso personale di cui i repubblicani non possono più fare a meno, mentre l’altra parte contiene i rappresentanti dell’establishment appoggiati da quasi tutti i media e infarcito di lobbisti che considerano l’America delle classi popolari e della classe media come incomprensibile e scandalosa. Per di più il voto a Trump è concentrato negli stati centrali vale a dire nelle aree che guardano più a migliorare la situazione locale, mentre quello a Biden viene dagli stati costieri, dunque quelli storicamente più sensibili al dominio marittimo e dunque all’imperialismo e all’interventismo
Ci sono insomma tutti i sintomi di una divisione radicale dell’America che potrebbe essere esplosiva sia all’interno, sia all’esterno anche per la preoccupante mediocrità dell’elite americana, non più supportata dai vecchi europei intelligenti come Brzezinski o Kissinger, capaci di avere una visione per quanto repellente: tutto è affidato a personaggi rimbambiti o umorali e ai desiderata di un complesso militare che è ormai stato nel semistato della governance dell’oligarchia. Del resto basta vedere come Putin ha giocato gli Usa e la Nato in Caucaso per rendersi conto in che mani siamo. Esultare è solo l’ennesima stupidaggine.