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La macchietta transatlantica

253708-thumb-full-sequence_05Non c’è alcun bisogno che Renzi parli nel suo inglese sgangherato, in qualunque lingua si esprima il risultato non può che essere imbarazzante per l’inconsistenza. Nel corso della sua visita di omaggio a Washington, dove si è presentato con bottiglie di vino quasi fosse un mezzadro che va dal padrone del fondo, ha dovuto fare i salti mortali per mostrare la dovuta reverenza ad Obama e giustificare l’ossequio verso il voleri del moloch americano.

E qui ha dovuto dare fondo alle sue capacità di dire sciocchezze da bar con l’eloquio dello statista, senza preoccuparsi di sconfinare nel grottesco. Ecco un esempio prezioso del Renzi non-pensiero sul famigerato trattato transatlantico:  “l’Italia ha tutto da guadagnare sotto il profilo economico ma soprattutto perché mentre gli Usa concludono accordi con la Cina e altri attori noi, che con gli Usa abbiamo una collaborazione storica forte, non possiamo non fare altrettanto”. Ora a parte il tutto da guadagnare che forse il premier ha letto su qualche depliant, per quale motivo non potremmo concludere accordi con la Cina e altri attori senza passare attraverso il Ttip? Cosa minchia mi viene a significare direbbe Montalbano Tanto più che il trattato con l’Europa, insieme a quello con i Paesi dell’area pacifica è vista da Washington proprio in funzione anticina, antirussia e anti tutto ciò che può nuocere al dominio statunitense.

In realtà non vuol dire proprio nulla, è solo una sciatta stronzata per giustificare l’appiattimento del Masaniello multitasking e multipiattaforma, su un trattato che presentandosi con lo scopo di rimuovere gli ostacoli al libero commercio, vuole giungere ad uno stravolgimento della democrazia proprio nel senso anelato dal roditore di Rignano e dai sui seguaci . Gli ostacoli da rimuovere sono infatti le regole per tutelare il lavoro, la salute, l’ambiente e tutti i cittadini nella loro specifica espressione di consumatori. Qualsiasi legge o normativa che  vada contro i profitti di questa o quella multinazionale, potrà essere impugnata di fronte a un tribunale speciale formato da avvocati aziendali e punita con risarcimenti miliardari, come sta accadendo dove analoghi trattati sono già in vigore.

Forse a Renzi, troppo impegnato a fare l’americano con il suo jogging, sarà sfuggito che i primi effetti del Trattato transpacifico, una sorta di doppio del Ttip, sono stati quelli di preparare un ‘enorme aumento dei prezzi dei farmaci visto che gli stati vengono del tutto estromessi da una funzione di regolazione dei prezzi e che le medicine generiche vengono ostracizzate. Vale la pena di leggersi Stiglitz che ha affrontato questo tema sul New York Times, ma comunque è abbastanza chiaro perché le trattative sul Ttip vengono tenute segrete: se fosse palese ciò che si sta tentando di fare davvero, cioè di introdurre mutazioni sociali profonde e maligne dietro il paravento del commercio, la reazione sarebbe molto più forte di quella che già ora si manifesta e che oggi porta in piazza milioni di persone in tutto il mondo con lo slogan “Le persone e il pianeta prima dei profitti”.

Forse se quelle trattative fossero pubbliche si capirebbe che le persone vengono  prima dei profitti e anche delle monete e persino dei feticci strappati agli avversari e utilizzati dai ricchi per portare avanti la loro lotta di classe al contrario. Forse eviteremmo l’atroce spettacolo di essere rappresentati da chi appena fuori dal Paese e privo della benevolente quanto pervasiva copertura mediatica, appare proprio come una macchietta, un ciccio formaggio della politica che sputa twitter vocali.

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