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L’arroganza dei Patroni

 l43-colosseo-120107094003_mediumAnna Lombroso per il Simplicissimus

Era entrato nella leggenda per essersi talmente immedesimato nell’ambascia dei terremotati aquilani ed emiliani, da aver trasformato magicamente il Colosseo, ombelico della Città Eterna, in zona sismica. Pare fosse una stamberga quell’appartamento poco più di una topaia, una casa di ringhiera con il water sul terrazzino, 109 metri quadri, sì, affacciato sull’anfiteatro Flavio, sì, ma proprio cadente e per di più, confermato dall’esimio collega Carlo Malinconico, altro personaggio alla ribalta per l’insana passione per i relais sul mare, in zona sismica e dunque potenzialmente pericolante. E fu per quello che l’allora sottosegretario alla Presidenza Patroni Griffi, pronipote di un dignitario borbonico messo alla porta da Garibaldi, acquisì lo sgangherato immobile dall’Inps a un prezzo ragionevolmente scontato, meno di 1.630 euro a metro quadro, per un totale di circa 177 mila euro. Un acquisto che tutto si può definire all’infuori che incauto, anche se culminò in  una lite giudiziaria vinta al Consiglio di Stato, dove, per una sorprendente coincidenza, il Patroni Griffi è Presidente di sezione.

E tutti a malignare, neanche fosse stato un profittatore, che si sa l’invidia è una brutta bestia. E chissà adesso quei biliosi pieni di acrimonia cosa diranno che l’ha rivenduta ad un altrettanto ragionevole prezzo di mercato, biecamente incuranti che l’abbia valorizzata con opportuni restauri e rifacimenti, torvamente indifferenti al fatto che, a fronte delle spese di acquisto e di risanamento, il modesto fitto che ne ricavava ammontasse all’irrisoria somma di 2000 euro mensili.

Dovremmo invece essere benevolmente impressionati dalla scrupolosa oculatezza, dalla parsimoniosa e sobria temperanza, dall’attenta e lungimirante moderazione di un amministratore pubblico che offre così un esempio edificante ed ammirevole ad uno Stato sciupone e dissipato e ad un popolo che paga con la miseria un’indole ai consumi dissoluti. E che interpreta e testimonia apprezzabilmente la cultura di governo, intesa a liberarsi di pesi ingombranti, svendendo non solo i beni al sole, ma pure il sole, non soltanto la casa vista Colosseo, ma il Colosseo medesimo.

E d’altra parte il previdente Patroni Griffi, l’avvedutezza ce l’ha proprio nel sangue, la vive ogni giorno come una vocazione. Così interpreta il suo incarico, come una missione pedagogica  per educare al risparmio sia pure obbligatorio i cittadini ma anche la Pubblica Amministrazione, indirizzata a tagli mirati – ma sarà una coincidenza o frutto di una dedizione appassionata all’ideologia dell’austerità – nei settori dei servizi e dell’assistenza.

Eh si la buona amministrazione anche personale è proprio un suo codice genetico: nel confezionare il decreto legge 54 del 21 maggio 2013,  che sancisce che i ministri “non possono cumulare il trattamento stipendiale”, una voce di dentro gli ha suggerito un sagace accorgimento al comma 1 bis dell’articolo 3  che permette sia a lui che al viceministro dell’Economia, Antonio Catricalà, di guadagnare molto di più degli altri membri dell’esecutivo, mantenendosi la paga dell’amministrazione pubblica dalla quale sono in aspettativa.

È buffo che in un Paese dove i condannati tengono sotto ricatto istituzioni, parlamento, partiti, cittadini, dove il sistema della giustizia è stato minato attraverso leggi ad personam e l’osceno mantenimento dell’impalcatura del conflitto di interesse, chi compie gesti inopportuni, oltraggiosi dell’uguaglianza dei cittadini, offensivi dei diritti monopolizzati e tradotti rendite, acquisizioni i elargizioni, si affretti a ricordare ai molto incazzati che nei comportamenti o nelle telefonate dei potenti non si ravvisi reato. Forse è il momento di distinguere tra legale e legittimo, soprattutto se le leggi se le fanno loro …  ha da veni’ Garibaldi?

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