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Fornero, dimettiti

Anna Lombroso per il Simplicissimus

Provo vergogna nel citare La Fornero: con un no niente paccata di miliardi. Eh si, in caso di bocciatura sindacale il governo non metterà a disposizione “una paccata di miliardi” per gli ammortizzatori. Provo vergogna ma non per lei, vedo solo confermata la mia istintiva sfiducia nelle sue lacrime, nella sua sedicente competenza e nelle sue capacità.

Provo vergogna per chi in questi mesi davanti all’evidenza dell’irriguardoso cinismo, davanti alle esternazioni esplicite di disprezzo nei confronti di una plebaglia indolente e pigra, oziosa e immatura ha voluto convincersi che fossero improvvide ma inoffensive gaffe di una compagine maldestra ma solo perché poco pratica del teatrino dell’odiata politica, che la separatezza fosse indice di superiorità morale e intellettuale.

Provo vergogna per chi le ha prese solo per uscite maldestre e non per quello che sono, l’ infame scherno su una tragedia sociale epocale e non per la manifestazione evidente dell’istinto padronale a scambiare la condizione privilegiata delude proprio ceto e della propria tribù con quella generale degli italiani. E per l’altrettanto evidente incapacità tecnica – si vede che la Bocconi è troppo indulgente coi suoi alunni paganti – di interpretare le realtà e le forme nuove e socialmente distruttive che hanno assunto il capitale e il mercato al di là dei manuali studiati superficialmente e già dimenticati.

Provo vergogna per chi ha rinunciato a esercitare quella critica che è requisito indispensabile per la sopravvivenza della democrazia, delegando scelte decisive non a rappresentanti eletti, ma dando inopportuna fiducia a tecnici che manifestamente propongono come rimedio alla crisi e alla disoccupazione le ricette che ne sono la causa, la consegna cieca al mercato finanziario e ai suoi custodi e la cosiddetta flessibilità, quella che in 20 anni ha prodotto precarietà e crescente disoccupazione, soprattutto giovanile, stagnazione economica, decadimento delle infrastrutture civili e dei servizi dell’intero paese. Provo vergogna per chi non vuole vedere per impaurita codardia che si compie il cerchio perverso che aveva cominciato a disegnare il governo del clown, quello di personalizzare la cosa pubblica, i beni comuni, l’apparato della stato, la costituzione, la giustizia. E che questo intento è diventato l’ideologia di un regime che vuole privatizzare il paese e le sue risorse secondo i comandamenti del mercato inesorabile e rapace e dell’avida e incontentabile accumulazione capitalistica.

Provo vergogna per alte cariche istituzionali e i partiti proni davanti all’accelerazione di un processo che viola la “Costituzione vivente” del nostro Paese, demolisce conquiste sociali del XX secolo, fa arretrare la civiltà giuridica e annienta lo stato di diritto insieme a quello sociale, denigrando il valore della contrattazione nazionale, inaugurando una rifeudalizzazione delle relazioni sociale, aprendo alla creazione di domini particolari che colpiscono la stessa unità del Paese oltre che la solidarietà e la coesione dei cittadini.

Provo vergogna per chi si vuole persuadere che alcune restrizioni dei diritti, alcuni arretramenti di posizione, siano transitori e momentanei, dovuti alla difficile fase di crisi che attraversiamo, dimenticando – l’uscita della Fornero sembra l’omaggio doveroso in occasione della visita pastorale della padrona – che l’oltraggio alla condizione dei lavoratori è un’onda lunga che viene da lontano, e non investe solo l’Italia, e sta mettendo in discussione conquiste storiche di civilizzazione dell’Occidente.

Provo vergogna per chi limita la questione morale agli aspetti giudiziari e pensa sia secondario se non irrilevante l’affronto all’etica rappresentato da una politica di sacrifici che ha solo un effetto punitivo se non si accompagna a misure di crescita, che ha l’intento di lacerare il tessuto civile del Paese, alimentando conflitto,inimicizia e perdita di vincoli civili e umani profondi: quelli tra genitori e figli, tra giovani e anziani, tra occupati sia pur precari e disoccupati, tra chi galleggia e chi è sommerso. Provo vergogna per chi si accontenta di regali concessioni da parte di un governo che pratica il ricatto e impone la rinuncia ai diritti e alla dignità.

E allora non deve essere un tabù chiedere: Fornero dimettiti. Per non provare vrgogna.

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