il Simplicissimus

Chi ha un perché per vivere, può sopportare tutti i come.

Ucraina

Prima del golpe

1949-50_Un_fantasma_percorre_l'Europa_PizzinatoAlle volte la realtà balugina imprevedibile e improvvisa anche tra i media e persino nella Rai news 24 paleo governativa di Total Embedded Maggioni, detta Monica. Il confronto tra Italia e Ucraina avventatamente proposto come ponte tra notizie italiane ed estere e soprattutto come monito all’anti europeismo dei forconi, svela come l’Ue sia politicamente un guscio vuoto adatto a fare la volontà dei potentati economici.

Infatti dopo essersi soffermati per mezz’ora sulla natura “droitiste”  e sui pericoli eversivi del movimento che rischia di essere risucchiato dall’estremismo di destra e in particolare da quella Casa Pound che è stata sovvenzionata in ogni modo con i soldi pubblici senza che nessuno se ne scandalizzasse o si ponesse domande, ecco che arriva l’happy and della notizia. Perché se in Italia ci sono i forconi anti europeisti in piazza, in Ucraina invece ci sono gli europeisti a protestare contro la decisione del governo di soprassedere agli accordi con l’Ue, facendo slittare delocalizzazioni e assorbimenti già impostati.

Purtroppo però la gente in piazza in Ucraina è la stessa che ci sarebbe in Italia, almeno secondo le semplicistiche analisi di Rai news: non è un mistero, anche se i media tentano di glissare, che le contestazioni contro il governo di Kiev abbiano la regia dei movimenti ultra nazionalisti che mal sopportano la Russia , le centrali filo naziste, i grassatori post comunisti oltre che naturalmente soldi misteriosamente comparsi per foraggiare le truppe di sbandati e impoveriti che in Ucraina circolano come elettroni nel plasma.

Se l’Europa avesse un qualche senso politico, contenesse qualche ideale ancora in vita e qualche speranza non retorica da proporre, sarebbe ben difficile che la stessa amalgama di politica e di umori si manifesti contemporaneamente come filo o anti europeista. Questo può avvenire solo nei confronti di un coagulo di affari e di poteri che intersecano interessi diversi a seconda dei vari Paesi. Proprio il contraddittorio confronto fra Italia e Ucraina manifesta la pochezza di una Ue divenuta territorio finanziario e multinazionale solo nel senso delle corporation.

Ed è così che a volte proprio l’enfasi del falso europeismo finisce per scoprire il trompe l’oeil che copre il palazzo fatiscente, in attesa che siano i poteri e i soldi privati a ristrutture la casa di tutti. Che ovviamente sarà quella di nessuno.

 

Durante il golpe

"Europeisti" ucraini con foto del boia di Volyn

“E per quel che riguarda l’Unione Europea vada a farsi fottere” Le parole scappate una decina di giorni fa a Victoria Nuland, segretario di stato aggiunto e massimo responsabile Usa per  le relazioni con la Ue, non sono soltanto una gaffe intercettata e diffusa dai russi, ma sono il filo conduttore per capirci qualcosa nella crisi ucraina. Nella quale l’Europa, o meglio la Commissione di Bruxelles accetta un ruolo subalterno e peggio ancora si presta a fare da alibi per un gioco geopolitico tutto americano e alla fine antieuropeo.

Ufficialmente la questione Ucraina consisterebbe in una sorta di ribellione popolare e “spontanea” all’interruzione voluta dal premier Janukovich, corrotto come tutti i leader ucraini del resto e filorusso a corrente alterna, alle trattative per l’ingresso del Paese nell’Unione. Ma qualcosa non funziona in questa rappresentazione di presunte aspirazioni europee di un Paese al collasso economico e appare terribilmente stonata quando  Radio Free Europe, l’emittente del dipartimento di stato Usa, reperto della guerra fredda, battezza la rivolta Eurorivoluzione.

Non ci vuole molto a capire che la partita è fra Russia e Usa con gli europei che tengono in mano il cerino dei pretesti, sia per i piani di espansione economica della Germania e anche per ragioni elettorali e cioè per mostrare ai popoli impoveriti della periferia continentale  quale sia l’ansia di entrare nell’Unione così da arginare la cosiddetta protesta populista. Salvo che la posta in gioco è invece tutt’altra e lo si capisce molto bene esaminando le forze dell’ “opposizione democratica” che scendono in piazza in tutta l’Ucraina occidentale  (e come vedremo questa notazione è significativa).

Dunque la versione della stampa occidentale è che si tratti di un movimento teso a riavviare la “rivoluzione arancione” che come sappiamo anche da Vikileaks vide una massiccia presenza americana. Ma questa versione è insostenibile ormai da 38 giorni, ossia da quando, nell’ambito della “protesta democratica” è sceso in campo il partito nazista “Libertà”  con una fiaccolata di  15 mila persone inneggianti a Stepan Bandera (1909-1959) il leader nazionalista alleatosi ai nazisti contro i sovietici e riconosciuto come colpevole di genocidio per lo sterminio di 100 mila polacchi oltre che ovviamente di un imprecisato numero di ebrei in collaborazione con gli Einsatzgruppen di SS e Gestapo. Da allora la capitale viene coperta di scritte antisemite e  gli ebrei cominciano ad essere aggrediti per strada. E del resto sulle “barricate” ci sono il partito dell’Unione Pan Ucraina dell’ex premier Tymoshenko, una sorta di berluscona del petrolio, ora in carcere per truffa e appropriazione appropriazione indebita, che difende un’idea allargata della proprietà privata molto vicina alle posizioni del Thea Party americano da cui giungono riconoscenti aiuti e che ha rappresentato circa il 25 % dei voti nelle elezioni del 2012. Poi i sedicenti democristiani dell’ex pugile  Klishko (un 13% di consensi), un leader fantoccio  e di pura immagine, il Partito Nazionalsocialista Ucraino dell’ex chirurgo Tjagnibok, che tra le altre cose sostiene la deportazione degli ebrei in Israele o la loro denaturalizzazione (10% dei voti nel 2012), il Congresso dei nazionalisti ucraini, su posizioni identiche a quelle di Tjagnibok, ma derivante dalle vecchie reti stay behind create oltre la cortina di ferro (1% alle elezioni) e infine Autodifesa Ucraina, formazione ultra nazionalista che spedì a suo tempo gruppi di “volontari” armati in Ossezia per sostenere la Georgia. Tutti stranamente hanno rifiutato l’offerta di Janukovich di entrare nel governo, cosa che sarebbe la strategia più efficace se la questione fosse davvero quella di riprendere il filo di una futura entrata nella Ue.

Cosa abbia a che fare con l’Europa e con la democrazia questo terribile mix è impossibile dirlo e sarebbe forse fonte di vergogna spiegarlo, ma segue quella strategia della “confusione” adottata dagli Usa per intervenire nelle primavere arabe o in Siria e in mancanza di jihaidismi vari (anche se in realtà nel servizio d’ordine delle manifestazioni compaiono anche i “Giovani Tartari” jiahidisti d’esportazione di ritorno dalla Siria) si fa leva sui nazisti. Lo fanno quanto meno Victoria Nuland e John McCain, senatore repubblicano ai vertici della Ned, la facciata legale della Cia, prontamente inviati da Washington a sostenere i manifestanti. Ma se l’Europa accetta nella sua inesistenza di fungere da pretesto, il disegno è in sostanza simile a quello jugolsavo: dividere l’Ucraina in una parte occidentale rivolta più all’Europa, visto che un parte consistente era inserita nell’impero austroungarico ed è stata per secoli territorio di conquista della chiesa romana contro quella ortodossa e una più orientale da secoli legata alla Russia e tra l’altro russofona. Ma non c’è dubbio che anche una piccola Ucraina ipernazionalista sia molto conveniente come luogo di sorveglianza, contenimento di Mosca, all’uopo base di agitazione di rivolte caucasiche e in particolare sede per la realizzazione delle basi anti missile, primo anella di una catena che porta al “Prompt Global Strike, la nuova dottrina militare Usa che prevede attacchi preventivi contro Russia e Cina. tuttavialLa dipendenza del Paese dalla Russia sul piano energetico, ma anche gli antichi e forti legami culturali rendono  di fatto impossibile traghettare stabilmente tutto il Paese dentro  un’alleanza anti russa. Lo si è già sperimentato.

In questo contesto non c’è alcun dubbio che saranno proprio le organizzazioni nazionaliste e neonaziste a prendere totalmente il controllo della piazza, come già in parte avviene e a sventolare grottescamente il vessillo della rivoluzione democratica. La violenza “costringerà” gli Usa e l’Europa ad un intervento in loro favore e la frittata jugolsava sarà fatta.

Naturalmente tutto questo non lo potete leggere nella grande stampa europea intenta a tenere bordone alle impaurite elite politiche che si avviano alle elezioni continentali e  hanno bisogno di “eroi” da spendere visto il peso di ciò che stanno facendo ai loro Paesi, tace sulla massiccia presenza Usa dietro le quinte ed è elusiva rispetto a quel popò di democratici che scendono in piazza con croci uncinate di foggia varia. Anzi si adonta delle violenze della polizia e si guarda bene dal citare i vari tentativi dei nazisti di approvvigionarsi di armi sui mercati paralleli. Questa Europa inesistente di banchieri e potentati, non è certo in grado di coltivare disegni imperialistici propri e tanto meno vuole davvero sostenere la democrazia sostanziale come del resto accade anche in Ungheria: le basta che ci sia solo una bandierina strappata e per il resto si adegua ai disegni altrui.  Che quasi quasi verrebbe di essere d’accordo con la Nuland.

 

Non rompete le scatolette

EuroQuanto è spontanea la rivolta ucraina? Quante delle drammatiche immagini che circolano sulle televisioni e si condensano nelle foto, offrono una testimonianza e non invece una tesi prefabbricata? Che ci fanno a Kiev 300 ucraini naturalizzati Usa e tornati ben dotati di verdoni a fare una rimpatriata? Che ci fa Radio Maria in piazza Maidan? Come mai l’ambasciatore cinese si allinea all’Europa in cambio di mano libera in Crimea e compaiono come servizio d’ordine dei manifestanti proprio i tartari della piccola repubblica autonoma?

La risposta a questi interrogativi è intuibile e fa parte di una balcanizzazione dell’Ucraina che si serve dei movimenti ultra nazionalisti e neonazisti che ormai hanno preso del tutto la padronanza della piazza. Ognuno poi si dia le risposte che vuole e che gli convengono, ma una cosa è certa: che non è una battaglia per la democrazia formale visto che in Ucraina già si svolgono libere elezioni e che le pressioni della piazza vengono considerate indebite e antidemocratiche in tutto il continente, come per l’Italia, ad esempio, dimostra  la vicenda dei no tav.

Certo ci sono i morti e un governo che sta perdendo la bussola, ma probabilmente anche questo era stato messo in conto, anzi calcolato, quando si è dato spago alle formazioni più estremiste che peraltro in Ucraina hanno spesso un cotè di malavita comune, come del resto è tipico dopo la dissoluzione dell’Unione sovietica. Infatti solo arrivando alla questione umanitaria c’era la possibilità di intervenire dall’esterno e di smuovere l’opinione pubblica europea. Una cosa però è certa, la rivolta spontanea è una barzelletta come dimostrano queste istantanee che non campeggiano sui nostri media.

Polizia? No manifestanti

1795510_747133551966185_99925252_n

Servizio di ristoro per i rivoltosi. Ci sono persino le lattine targate Euromaidan. Sarà un caso di inscatolamento ed etichettatura spontanea?

Euro 2

 

 

 

 

 

 

 

Dopo il golpe

                                                                                                               24 febbraio 2014

Corteo a Sebastopoli contro i "fascisti di Kiev"

Le parole sono tutto nella corrente di informazione che ci attraversa. E tuttavia sono anche un’arma a doppio taglio, un passaggio verso ciò che vogliono nascondere: così il fatto che il presidente ucraino Yanukovich, regolarmente eletto due anni fa da una maggioranza popolare, sia improvvisamente diventato un tiranno, è la prova palmare del colpo di stato organizzato con l’apporto delle formazioni paramilitari di stampo nazifascista. Del resto gli stessi autori del canovaccio mediatico riservato all’opinione pubblica occidentale, si sono resi conto del pericolo insito nell’eccesso e sono ricorsi alla sindrome di Ceausescu, scoprendo il lusso di cui si circondava il presidente fuggito per agitare il vessillo dell’indignazione popolare.

Ma anche con queste pezze a colore tutto appare così posticcio e irreale da essere difficilmente digeribile, come dimostra la manifestazione che si è avuta a Sebastopoli contro i “reduci” di piazza Maidan riportati a casa in pullman. Tuttavia la balcanizzazione dell’Ucraina, film tutto Usa con migliore attore non protagonista l’Europa, non è improvvisata, ma ha le sue radici molti decenni fa, in un personaggio che è uno degli ideologi di Obama così come di Clinton e in generale dei democratici: Zbigniew Brzezinski.

Di nascita polacca come fa sospettare il nome impronunciabile, tra i fondatori della Trilateral, è fin dal tempo di Carter che lo scelse come consigliere per la sicurezza nazionale, l’eminenza grigia dei democratici in fatto di strategie a lungo termine. Forse a causa delle ascendenze natali  la sua fissazione è stata la necessità che gli Usa prendessero il controllo della “Hearthland”, ovvero dell’enorme cuore dell’Asia, non controllabile attraverso il dominio del mare, da sempre base della geopolitica statunitense. Negli anni ”70 questo significava contenere l’Unione sovietica soprattutto nell’est Europa come chiave di accesso al continente asiatico  e poteva essere banalmente confuso nell’insieme della guerra fredda aggiunto a un riflesso condizionato di ostilità nei confronti dei russi. Ma era molto di più. Zbig, come viene chiamato a Washington fu il tessitore del rafforzamento della presenza americana nel sud del continente asiatico  favorendo dapprima la rivoluzione komeinista e in seguito armando la rivolta afgana contro i sovietici, nell’intento di creare una fascia di integralismo islamico da contrapporre all’Urss sul lato sud. Poi con la caduta del comunismo e l’obsolescenza della potenza di Mosca questa dottrina sembrò entrare in sonno per essere sostituita dall’interventismo in medio oriente tipico dei Bush sia padre che figlio più legati alle lobby del petrolio. Ma fu rispolverata fra l’uno e l’altro da Clinton con la sua avventura balcanica volta spezzettare la Jugoslavia e dunque a rendere più difficile l’accesso russo al mediterraneo e più facile invece quello americano alla grande pianura sarmatica: prossima fermata Kiev. Il dominio della Hearthland stava infatti tornando di nuovo in primo piano visto che non era più in gioco la sola Russia, ma le deboli repubbliche ex sovietiche zeppe di petrolio, gas e minerali e la crescente potenza della Cina.

Così quando Obama salì alla casa Bianca si ritrovò sul tavolo la dottrina Brzezinski «Un nuovo cervello per Barak Obama! Ha 78 anni e funziona ancora alla perfezione. Appartiene a Zbigniew Brzezinski, il pepato ex consigliere di sicurezza nazionale di Jimmy Carter», scrisse l’Economist in occasione della prima elezione di Barak. In realtà tutta la numerosa famiglia e parentela di Zbig lavora nell’amministrazione americana ed è portatrice delle idee del patriarca, lodato spessissimo da Barak che lo riconosce come una delle fonti della sua ispirazione. Ma prima Obama ha dovuto tamponare i disastri dei Bush in medio oriente dove, esattamente al contrario di quanto previsto, l’integralismo islamico era entrato in rotta di collisione proprio con gli Usa e poi ha cercato di stuzzicare l’orso russo prima in Georgia e ora entrando di forza nel maelstrom ucraino: controllare il Caucaso significa tenere sotto controllo l’intero continente asiatico dentro un accerchiamento terrestre e marittimo che oggi è evanescente. Ossia significa tenere sotto controllo le tre grandi potenze tra cui una, la Cina, che aspira a sostituire gli Usa come baricentro mondiale e due, la Russia e l’India abbastanza grandi da mettersi per traverso alla volontà di Washington. L’Europa sta lì solo a tener bordone con un pretestuoso piano di inserimento di un Paese alla bancarotta nell’Eu.

In un precedente post avevo supposto che l’azione di forza affidata alle formazioni paramilitari di estrema destra potesse portare a una divisione del Paese tra una parte occidentale di cultura più affine a quella europea e una orientale russofona e culturalmente legata alla Russia,visto che è difficile ipotizzare uno stabile assetto filo Usa in tutto il Paese. Sta di fatto che ieri la Merkel a telefonato all’ex leader  Yulia Timoshenko (oltre che a Renzi) mentre l’Fmi e l’Ue si sono detti pronti ad aiutare il Paese per evitare il default, insomma la solita commedia della volatile e puttanesca democrazia a pagamento. Mentre Putin ha di fatto scaricato  Yanukovich che del resto era filorusso solo a corrente alternata oltre che brigante a tempo pieno e si è detto d’accordo con gli Usa sulla necessità di non dividere il Paese.

La rapida ritirata russa è comprensibile: l’Ucraina rimane  linguisticamente, culturalmente,  politicamente divisa in due e per giunta  con la parte produttiva situata in territorio russofono: resta dunque instabile e inaffidabile. Ma oggi l’onere di mantenerla passa direttamente all’ Ue e agli Usa che vi vogliono installare i loro sistemi missilistici: ben presto Bruxelles si accorgerà di essere stata attirata in una palude dai war games americani. Tanto più che si ritroverà a fare i conti con la potenza cinese che sta sfruttando la vicenda per installarsi in Crimea. Non basta avere una dottrina, bisogna avere anche una strategia che la supporti e che non sia così erratica come è avvenuto per la Siria. Figurarsi poi quando si va traino di altri e ci si lascia trascinare dentro un conflitto potenziale con chi detiene il retroterra di materie prime ed energia. Non c’è mai fine al peggio in questa Europa.

 

 

I soldi Usa

naziVictoria Nuland, sottosegretario dell’amministrazione Obama, di stanza a Kiev, non è decisamente fortunata. Dopo essere stata intercettata qualche settimana fa mentre mandava a fottersi l’Europa, qualora avesse voluto mettere becco nella costruzione del venturo nuovo governo ucraino, è stata beccata mentre nel corso di una riunione ripresa e poi postata su you tube ( qui ) a vantarsi del fatto che dalla fine del ’91 gli Usa hanno speso 5 miliardi per favorire la “democrazia” in Ucraina. Una rivelazione che conferma la passione dei presidenti democratici ( il portafoglio è stato aperto con l’elezione di Clinton) nei confronti della dottrina Brzezinski sul controllo dell’ Hearthland asiatico ( vedi qui).

Ma in realtà il successo di questa sorta di guerra civile telefonata che ha arruolato il peggio dei corpi para militari nazisti locali, ma anche i gruppi di neonazisti slavi creati al tempo della guerra contro Milosevic, come Otpor, trasportati su aerei cargo Lufthansa con relativi AK 47, ultimo modello con le parti in polimero, rischia di aprire un pericolosissimo vaso di Pandora: la Russia sta infatti preparando le contromosse. Oltre alla già annunciata sospensione di crediti verso Kiev di 15 miliardi di dollari (che saremo chiamati anche noi a compensare) il contrattacco si potrebbe concentrare sulla Crimea,  repubblica autonoma facente tuttavia parte dell’Ucraina. Il Cremlino pensa a una distribuzione in massa di passaporti russi nella penisola che domina il Mar Nero e a un pronto accoglimento di una eventuale richiesta di annessione alla Russia. Almeno così ha dichiarato il presidente della commissione della Duma per la Csi (Comunità degli Stati Indipendenti), Leonid Slutsky.

Una distribuzione a pioggia di passaporti di Mosca potrebbe essere prevista anche per la parte orientale dell’Ucraina, russofona e filorussa. E’ chiaro che la “penetrazione” in Ucraina ritenuta vitale da Usa e Nato per mettere a punto il sistema antimissile destinato a demolire gli armamenti russi e cinesi in maniera da rendere inefficace una risposta, si troverebbe così a fare i conti con vasto fortilizio russo posto alle spalle. Già questo rivela la pericolosità dell’avventura in cui si è messo l’erratico Obama e a cui l’Europa si è sventatamente prestata, fornendo il pretesto e continuando a fare da alibi. E dimostrando anche quale sia la qualità del concetto di democrazia che propone.

 

Come ti sistemo l’Ucraina

672x448xl43-ucraina-crimea-parlamento-140227134434_big.jpg.pagespeed.ic.UiZozMRPdbMentre ci si sta accorgendo del disastro provocato in Ucraina affidandosi ai corpi paramilitari nazisti, gli Usa autori indiscussi del colpo di stato, offrono con cinismo ipocrita tutto il loro aiuto al paese martoriato e in bancarotta: il vice del premio nobel per la pace (alla faccia), Joe Biden ha promesso al neo primo ministro ucraino Arseni Iatseniuk  “il sostegno totale all’Ucraina quando questa intraprenderà le riforme necessarie per ritrovare la stabilità economica, perseguire la riconciliazione, rispettare gli obblighi internazionali e cercare relazioni aperte e costruttive con i suoi vicini”. 

Anche se annegato nel vago e nell’ovvio  queste cose significano nell’ordine: accettare i massacri sociali che  Usa ed Europa imporranno per darvi i soldi necessari a non andare in default che sarebbe molto peggio per noi che per voi; far sparire dalle strade le squadracce naziste che abbiamo finanziato e armato; sopportare se necessario una probabile perdita della Crimea.

A questo proposito, grazie a Wikileaks, abbiamo già un’idea delle “riforme necessarie” grazie al report di un colloquio avvenuto nel 2010 tra Viktor Pynzenyk, ministro delle finanze sotto la patriota Timoshenko (quella che per salvare i profitti della sue società, tutte installate a Cipro, accettò che l’Ucraina pagasse il gas russo al doppio del prezzo di mercato) e l’ambasciatore americano a Kiev. Il ministro fece sapere che il suo governo era disposto a una serie di misure pur di entrare in Europa. L’elenco lo si può leggere qui   ma le più importanti e significative, sono queste:

  • Aumento dell’età pensionabile di 2 anni per gli uomini e 3 per le donne ed eliminazione di tutte le facilitazioni per i lavori pesanti e/o pericolosi.
  • Privatizzazione delle miniere di carbone
  • Raddoppio dei prezzi del gas per gli utenti. Aumento del 50% delle tariffe di riscaldamento del 40% dell’elettricità. Questo cancellando la normativa che richiedeva il consenso dei sindacati per l’incremento dei prezzi del gas e anche quella che vieta ai fornitori comunali di interrompere immediatamente la fornitura in caso di mancato pagamento della bolletta.
  • Aumento dei prezzi dei trasporti e cancellazione di trattamenti di favore per anziani e malati
  • Abolizione di qualsiasi sussidio per nascite, dei pasti e dei libri di testo gratuiti per gli studenti
  • Eliminazione delle esenzioni Iva per i medicinali
  • Cancellazione dei regimi di riduzione dell’Iva per le aeree rurali
  • Crescita delle tasse sulla benzina e aumento del  50% della imposte sui veicoli
  • Pagamento del sussidio di disoccupazione solo dopo i primi sei mesi di lavoro

E’ solo un esempio tra i tantissimi tagli di welfare a una popolazione poverissima e tra l’altro investita da un calo delle nascite mostruoso: dalla fine dell’Unione sovietica la popolazione Ucraina è diminuita di 10 milioni tra espatri e calo di natalità. E, come dire, sono provvedimenti che hanno ormai una triste aria di famiglia, essendo più o meno gli stessi dei Paesi sottoposti alla finanza.

Immagino che oggi le condizioni siano più pesanti  e sono davvero curioso di vedere con quale faccia e con quali scuse i “libertador” al servizio di Biden e della Merkel le giustificheranno. Tanto per vedere, magari c’è qualcuno anche più bravo di Renzi.

 

Cosa è rimasto dell’Europa

images (10)Improvvisamente si sono alzati venti di tempesta, folate gelide di guerra: la vicenda Ucraina, come si poteva facilmente immaginare, è stata una miccia irresponsabilmente accesa e non si sa in che modo si riuscirà a spegnerla prima che arrivi alle polveri. Ma non solo: è stato il fallimento universale di una democrazia che via via sta diventando solo formale e resa subalterna agli interessi dei padroni del denaro. La figura peggiore non la fa certo la Russia nonostante il regime autocratico di Putin, ma proprio gli Usa e l’Europa che hanno appoggiato se non preparato (leggi qui) un colpo di stato contro un governo regolarmente eletto due anni prima, affidando la realizzazione del piano a corpi paramilitari di estrema destra, armati e riforniti. Anche ipotizzando una spontaneità della rivolta armata di qualche migliaio di persone e l’appoggio di circa un trenta per cento dell’opinione pubblica, è fin troppo evidente che l’operazione è riuscita solo grazie al supporto senza condizioni fornito da un Obama farneticante che incitava alla secessione ucraina e dalla Ue che addirittura si è spinta a promuovere sanzioni al governo in carica. Mettendo da parte proprio tutti gli strumenti democratici che era possibile mettere in campo.

Non credo che si arriverà a uno scontro militare, ma è del tutto evidente che la Ue, priva da sempre di una politica estera e persino di un commissario agli esteri se non vogliamo considerare tale la inesistente e stuporosa Ashton, è stata trascinata dentro una contrapposizione geopolitica alla Russia di cui ogni singolo Paese europeo pagherà in modo peculiare conseguenze in termini di rifornimento energetico, di joint ventures e di export per parlare solo di temi economici. E qui sorge il problema: chi, con quale autorità, con quale consenso, con quale mandato, con quale rappresentanza, con quale maggioranza parlamentare ha deciso di esporre il l’intero continente a un conflitto geopolitico di questo tipo? Un problema capitale che i media fanno finta di ignorare.

La risposta pragmatica è fin troppo ovvia: la Germania, in prima fila nell’appoggio al un golpe affidato alle bande neonaziste e ormai scatenata nel suo espansionismo economico che in questo caso è andato a braccetto con la strategia americana di accerchiamento militare della Russia. Non a caso è proprio il socialdemocratico Schulz che apre ai colloqui con i gruppi neonazisti  e straparla di autodeterminazione dei popoli, pur sapendo benissimo che non solo la repubblica autonoma di Crimea ma molta parte dell’Ucraina orientale non ne vuol sapere di un Paese trascinato a forza nel campo antirusso. Ma dal punto di vista della sbandierata democrazia europea l’avventura di appoggiare un vero e proprio colpo di stato basandosi solo sull’interruzione, peraltro temporanea, dei colloqui preliminari per un’associazione dell’Ucraina alla Ue, voluta dal governo regolarmente in carica, costituisce un salto di qualità estraneo a tutti i trattati e anche alla struttura di governance della Ue. Qui non si tratta di determinare la lunghezza del salmone commerciabile  e abbiamo la dimostrazione palmare di cosa significhi “più Europa” che è il vacuo refrain delle socialdemocrazie continentali e anche dell’ipocrisia o cecità dell’ “un’altra Europa è possibile” senza però prevedere dei passi indietro rispetto alla dittatura economica che poi sfocia in questi eventi totalmente al di fuori del controllo dei cittadini europei e anche dei singoli Paesi. La vicenda Ucraina ci insegna che si è andati troppo avanti nella deformazione dell’idea stessa di Europa per pensare di cambiare le cose senza uno choc e una messa in questione di tutto il meccanismo geneticamente mutato a cominciare dalla moneta unica per finire al trattato di Lisbona.

E del resto questo non vale solo per le questioni esterne: le stesse stigmate si avvertono chiaramente in Grecia e in Spagna dove, esattamente al contrario dell’Ucraina, le manifestazioni contro i massacri sociali sono soffocate con gli stessi metodi usati dai colonnelli o da Franco. Qualcosa che sta arrivando anche da noi con la criminalizzazione giudiziaria del dissenso, vedi no Tav o no Muos, e che rende non solo strumentale e ipocrita, ma anche volgare e sfacciato il lamento per l’Ucraina alla quale peraltro, dopo aver fatto la frittata, si negano gli aiuti fatti balenare durante i giorni di piazza Maidan. Questo si che dovrebbe essere tema per la sinistra che tuttavia agonizza tra balbettii e silenzi. La verità è che “un’altra sinistra è possibile”. Anzi necessaria.

 

 

Magnati e oligarchi

Ucraina, ripresi gli scontri a KievMentre i media occidentali continuano a far girare il disco rotto di un Ucraina liberata, con la cacciata del presidente regolarmente eletto da parte dei gruppi paramilitari dell’ultra destra, il ministero degli interni di Mosca ha fatto sapere che è cominciata la distribuzione di passaporti russi agli agenti della polizia ucraina anti sommossa Berkut, molti dei quali per non essere braccati dai democratici golpisti al potere, sono fuggiti. Secondo alcune fonti esterne sarebbero già 10 mila tra poliziotti e militari ad aver abbandonato il Paese, mentre il comandante delle forze navali ucraine, Denis Berezovsky ha giurato fedeltà al popolo di Crimea.

Ma se questo è comprensibile in un contesto come quello ucraino, è meno comprensibile come oltre 143 mila persone abbiano chiesto asilo in Russia e non si tratta della Crimea, ma dell’Ucraina occidentale. Secondo Mosca sarebbero già 675 mila le richieste di asilo negli ultimi due mesi. Anche tenendo conto di una possibile esagerazione nei numeri  non c’è dubbio che Usa ed Europa si siano andate ad infognare in una situazione insostenibile dal punto di vista del diritto internazionale che hanno anche il coraggio ipocrita di invocare dopo averne preparato e appoggiato la violazione.

Ma d’altronde l’Ucraina che è sempre stata nel mirino della Nato, come piattaforma per circondare la Russia e costruire una base per il dominio dell’Asia centrale, ha subito un triste destino: a quasi un quarto di secolo dal dissolvimento dell’Unione Sovietica è rimasta all’epoca di Eltsin, quella in cui i boiardi di stato si sono impadroniti di tutte le attività economiche trasformandosi in oligarchi e scendendo in politica o direttamente o attraverso controfigure per difendere la roba ed arricchirsi. Paradossalmente proprio l’interesse occidentale e la rivoluzione arancione che è costata agli Usa buona parte dei 5 miliardi ufficialmente spesi, ha consentito il protrarsi di questa situazione visto che le amministrazioni Usa, in particolare quelle democratiche, hanno puntato proprio sugli oligarchi e sull’arretratezza del Paese per tentare di sottrarlo all’influenza russa. La Timoshenko, alla guida della Compagnia Generale di Energia, era una di questi, tanto che nel 2005 Forbes la annoverava come la terza donna più potente del mondo anche grazie all’enorme fortuna accumulata. Ed è stato uno più “benestante” di lei, Rinat Leonidovich Akhmetov, 39°uomo più ricco del mondo a puntare su Viktor Janukovic, il presidente deposto e a far scoprire le trame corruttive della ossigenata magnate che in realtà è scurissima di pelo.

Così adesso la soluzione del problema ucraino passa anche se non soprattutto per le mani di quella cinquantina di magnati che hanno un patrimonio complessivo di 120 miliardi di dollari, il doppio del bilancio dello stato. Tra di loro oltre ad Akhmetov, ci sono tanto per fare alcuni nomi Viktor Pinchulk, Igor Kolomojskij, Gennadij Bogoljubov. Il problema è che la grande maggioranza di questi personaggi è insediata nella parte orientale e russofona del Paese e in particolare nel bacino carbonifero del Donbass, così ricco di minerali che Stalin affermò che senza di esso non ci sarebbe stato nemmeno il socialismo. dunque l’ipotesi più ovvia è quella di una secessione della parte orientale del Paese oltre che della Crimea. E’ tutta gente che fa affari soprattutto con la Russia.

Come sia potuto accadere che Usa ed Europa abbiano tentato il colpo di mano senza tenere conto di una situazione che del resto essi stessi avevano contribuito a consolidare, rimane un mistero o forse è tutto dovuto a un’idea sempre più esile della democrazia tanto da poter essere impacchettata come prodotto di esportazione, ambiguo e aperto, adesso lo sappiamo, anche alle soluzioni di forza dell’estrema destra. Forse gli oligarchi non ci sono solo in Ucraina.

 

Un nobel per Stranamore

640x392_30433_195734Menzogne, inganni, minacce sono quasi la norma della politica estera. E tuttavia questi vasi di Pandora che circolano nelle relazioni internazionali, dovrebbero avere quanto meno l’apparenza della plausibilità, vuoi che si tratti di inesistenti armi di sterminio di massa, vuoi che siano false fosse comuni in Kossovo, vuoi che sia l’incrociatore fatto saltare in aria all’Avana nel 1898 per incolparne la Spagna tanto per tornare agli esordi dell’imperialismo americano.

Ma qualcosa sta cambiando e non in meglio, segno evidente della maggiore capacità di controllo dell’opinione pubblica acquisito dal potere: come è successo in Ucraina, si tende ormai a spacciare per vero ciò che palesemente è falso. Per esempio che il governo Yanukovich fosse illegittimo, quando invece era stato regolarmente eletto con la benedizione degli organismi internazionali, che sia invece legittimo un governo insediatosi senza elezioni e con la forza  o che gli ucraini avessero la spasmodica voglia di entrare nella Ue quando invece da un’indagine svolta pochi giorni prima del golpe dall’Usaid  (United States Agency for International Development, si fa per dire, naturalmente) risultava che solo il 40% della popolazione voleva l’opzione europea.

Ma il picco più delirante lo si è raggiunto ieri con le dichiarazioni del massimo responsabile delle forze armate statunitensi, Martin Dempsey, il quale ha minacciato un intervento militare Usa, usando come pretesto una serie di argomenti deliranti, vere e proprie baggianate che tuttavia sono state delibate come se nulla fosse dai media. Questa specie di dottor Stranamore dice: “Stiamo cercando di convincere la Russia a non far degenerare ulteriormente la situazione nell’Ucraina orientale e concordare qualche tipo di soluzione per la Crimea. Abbiamo degli obblighi nei confronti dei nostri alleati della Nato. E se le circostanze lo richiedessero, li rispetteremmo”. Di quali obblighi parliamo e chi sarebbero questi misteriosi alleati della Nato? Forse della protezione della piccola minoranza polacca, cioè dell’unico Paese di questa organizzazione che ha protestato perché i nazifascisti di Kiev esponevano l’immagine salvifica di Stepan Bandera, sterminatore di 100 mila polacchi?

Non si sa, ma il generale prosegue come se nulla fosse:  “Se alla Russia è consentito intervenire in un Paese sovrano con il pretesto di proteggere i russi in Ucraina, l’Europa orientale è esposta ad un rischio significativo, perché ci sono enclavi etniche in tutta l’Europa orientale e nei Balcani”. Già proprio i Balcani dove invece è stato proprio il pretesto etnico quello utilizzato per giustificare l’intervento Nato. Ma l’ineffabile Stranamore sembra ignorare del tutto che il primo atto del governo golpista che egli difende è stato di reprimere e cancellare qualsiasi autonomia dei gruppi etnici interni al Paese.

Ma non sono queste gragnuole di sciocchezze ad impressionare, quanto il fatto che esse siano riportate come se la loro totale e sconcia incongruenza non fosse neanche percepita. E come se non fosse possibile per l’amministrazione americane ricorrere a scuse e pretesti più credibili e più dignitosi. Forse l’intento era proprio quello di far abbaiare un mastino demente nella speranza di impaurire e di mostrare che non ci sono ragioni che tengano, che Washington  vuole il suo pezzo di carne a prescindere. Forse si dovrebbe riflettere se non dare anche a Stranamore un bel nobel per la pace.

Abolito il Primo Maggio

                                                                                                                 26 marzo 2014

Come si addice a un Paese governato dalla destra estrema, da un pugile suonato e da una miliardaria ossigenata, l’Ucraina si appresta a cancellare la festa del lavoro. Del resto è una giornata che sta cominciando a diventare sospetta anche nell’Europa dei banchieri e dunque meglio tagliarla, in vista delle magnifiche e progressive sorti delle trattative con la Ue. Via dunque quel primo maggio comunista e via anche la festa della donna.

Ma naturalmente, nel disegno di legge preparato dal  ministro della Cultura Evgenij Nischuk e sostenuto da tutti i gruppi, queste feste sono state sostituite con altre e in particolare l’8 luglio sarà il giorno dell’esercito ucraino in ricordo di non so quale battaglia di 400 anni fa, ma soprattutto il 30 giugno sarà proclamato Giorno del ristabilimento dello stato ucraino, in onore dell’Indipendenza dell’Ucraina proclamata dal boia di Katyn, Stepan Bandera dopo l’occupazione di Leopoli da parte dei nazisti nel 1941.

Insomma il colpo di stato comincia a dare i suoi  magnifici frutti e nei progetti del governo figura anche il mantenimento della celebrazione dell’ 8 maggio, giorno della capitolazione della Germania nazista, ereditato dalla vecchia Urss, ma trasformandolo in giorno di lutto per le vittime dell’occupazione sovietica. Questo sarebbe il governo sostenuto dalla commissione europea, quello che avrebbe liberato l’Ucraina dal governo legittimo. Ma per favore, andate a quel paese, ripetuto in 27 lingue.

 

Il gas esilarante di Wall Street

Probabilmente l’amministrazione Usa è vittima di se stessa e di Wall Street. Probabilmente pensava che Mosca non avrebbe reagito in maniera decisa alle vicende ucraine per preservare il proprio mercato energetico insidiato dalla nuova età dell’oro dello shale gas proclamata da Obama. Certamente non si è data pena di accertare se dietro le cifre mirabolanti che sono state sparate negli ultimi due o tre anni ci sia più la realtà o la fantasia degli speculatori. Fatto sta che l’idea di sostituire il gas russo con quello americano è solo un bluff per molti ovvi motivi e per uno nascosto.

I motivi ovvi sono che l’estrazione dello shale gas è più costosa di quella del gas convenzionale, che il costo del trasporto in Europa del metano Usa lo renderebbero molto più oneroso rispetto a quello russo, centroasiatico o nordafricano e infine che per approntare le strutture necessarie a un simile traffico occorrerebbe almeno un decennio oltre che alcuni miliardi di euro. Ma la ragione principale è che l’età dell’oro non esiste, è una bufala, una ennesima bolla di Wall Street. Fin da subito i ricercatori seri avevano espresso molti dubbi sulle migliaia di miliardi di barili che andavano ad ingrassare le sedute di borsa, ma oggi, a qualche anno di distanza, l’esperienza concreta nei pozzi di fratturazione e nuove ricerche danno corpo alle iniziali perplessità e ai sospetti di speculazione. In pratica è molto probabile che il boom sia terminato ancor prima che si possano realizzare strutture adatte ad accogliere il gas americano.

Un recente studio del Post Carbon Institute (qui), realizzato da un geologo che ha lavorato nell’industria del petrolio e da un’analista di Wall Street parlano di una realtà molto diversa e confermano i dubbi. L’analisi di 65 mila pozzi di fracking in 31 giacimenti rivela che le riserve non sono state soltanto sovrastimate, ma addirittura inventate per favorire fusioni societarie e acquisizioni all’ombra del nuovo secolo di abbondanza. In realtà, come già si deduceva da molti studi condotti sul campo, il declino del rendimento dei pozzi è rapidissimo, dell’80% medio in tre anni, il che comporta per i giacimenti nel loro complesso e nonostante l’apertura di sempre nuovi pozzi, un calo di produzione del 35% l’anno. In effetti per mantenere costante l’estrazione e continuare a restituire l’impressione di essere nell’età dell’oro vanno scavati la bellezza di 7000 nuovi pozzi all’anno con una spesa di 42 miliardi di dollari. E questo a fronte di una selvaggia devastazione ambientale e di un aumento di posti di lavoro scarso e incerto.

D’altronde questo report si riferisce ai giacimenti nelle aree più favorevoli a questo tipo di estrazione: giacimenti meno ricchi implicano crolli produttivi più rapidi e spese molto più alte. Ma anche supponendo che si “lavorino” centinaia di nuovi ricchi giacimenti è difficile che il boom possa durare più di un decennio. Come del resto era stato detto e ipotizzato già un parecchi anni fa dai geologi, stupefatti dalle cifre gigantesche che parlavano di 2670 miliardi di barili di petrolio equivalente più contorno di bitumi e oli pesanti. Solo una modesta parte può essere realmente sfruttata prima che l’energia necessaria all’estrazione pareggi o superi quella estratta. Già oggi, in condizioni non più ottimali, ma comunque buone, per ogni 5 barili equivalenti se ne consuma uno per l’estrazione.

Tutte cose che non possono sfuggire all’amministrazione Usa, anche se la tentazione di credere e far credere a un secondo miracolo americano è fortissima e probabilmente fa aggio sui dati reali. Ma intanto Obama con l’età dell’oro si è conquistato la seconda elezione e probabilmente spera che Putin e gli europei caschino con tutti e due i piedi di fronte a una “verità” in cui i mercati credono. Oppure – ipotesi più fondata – Washington cerca di prefigurare un mercato per vendere idrocarburi che in prospettiva sono ad altissimo costo, in modo da evitare il precoce scoppio di una nuova bolla. Forse ha proprio ragione il Post Carbon Institute, quando conclude: forse l’America dovrebbe invece prendere in considerazione l’esportazione di stupidità. E ‘un bene che sembra avere in surplus.

 

Venti di guerra

Reprato ucraino passato ai filorussiAnche ieri reparti dell’esercito ucraino mandati nelle regioni dell’est a reprimere le proteste della popolazione russa e russofona, sono passati dall’altra parte: in particolare centinaia di giovani cadetti hanno issato la bandiera di Mosca e in qualche caso anche quella rossa, mentre dappertutto i carri armati o si impantanano come quelli tedeschi di  settant’anni fa oppure vengono fermati dalla folla o si arrendono: l’attacco del regime nazionalista di Kiev lanciato dal tracotante presidente ad interim Turchinov, rischia di tramutarsi in una disfatta perché è del tutto evidente la pochissima voglia dell’esercito regolare di fare sul serio nel suo complesso. Agli oligarchi di Kiev e al loro cambiamento di verso avvenuto grazie alle mene americane e alla desolante subalternità dell’Europa, non rimangono che le milizie di Settore Destro o i contractor giunti dagli Usa, in pratica le stesse forze sulle quali potevano contare all’inizio.

D’altro canto anche la popolazione delle regioni occidentali che grazie al cambiamento di regime si è trovata esposta alle famose ricette della troika, sembra sempre meno disposta a guardare con simpatia a questa avventura e ai miliziani che la difendono. Purtroppo questo insieme di fattori apre prospettive molto pericolose perché è evidente che lo spostamento dell’Ucraina nel campo Nato non è realizzabile senza un intervento esterno e/o un aperto appoggio e sostegno a un regime di chiara marca. Senza nemmeno citare le perplessità di molta dell’economia europea di fronte alle sanzioni nei confronti di Mosca e travolta dalla politica del premio nobel per la pace preventivo – uno dei peggiori presidenti Usa mai visti, un personaggio che non ha saputo essere nemmeno a un decimo dell’altezza di ciò che avrebbe potuto rappresentare. E che nel migliore dei casi dimostra come a Washington le lobby stiano sostituendo la democrazia. Senza nemmeno parlare della necessità di appoggiare il regime di Kiev con valanghe di miliardi in una situazione di acuta crisi economica.

Insomma si voleva gettare l’Ucraina fra le ruote del carro russo in ascesa e invece pare proprio che l’Ucraina rischi di finire negli ingranaggi dell’Occidente visto che anche una guerra finanziaria sarebbe a doppio taglio e probabilmente non vincente quanto meno per l’Europa dentro un mondo in cui l’asimmetria è ormai la regola.  Altro che guerra fredda. E di certo la presenza di un vulcano continuamente in eruzione sarebbe un pericolo troppo grave. L’unica via d’uscita a questo punto è che il golpe di Kiev venga lasciato fallire, che la democrazia sventolata come menzogna serva almeno come alibi efficace per fare marcia indietro senza dare la sensazione di una sconfitta.

Disgraziatamente non credo che questo avverrà facilmente: le classi dominanti hanno imparato una cosa dalla crisi ed è che hanno bisogno di un nemico per resistere efficacemente alle conseguenze della regressione sociale che esse impongono. La massiccia infusione degli ideal tipi liberisti, la mutazione maligna di istituzioni come la Ue, la forza di strumenti di tortura come l’euro, non sono sufficienti ad evitare il pericolo che gli strumenti messi in piedi o resi funzionali al disegno, sopravvivano alla tempesta. Così niente di meglio che rimettere in campo l’antagonista tradizionale, quello cui si è già abituati e che non richiede costose riconversioni dell’immaginario, ovvero la Russia che paradossalmente non è più l’Unione sovietica, ma anzi un modello di oligarchia da far invidia a JP Morgan. Quindi anche il sostegno irrealistico alla farsa ucraina a suon di miliardi potrebbe rivelarsi un buon investimento: la Germania sarà costretta a comprare gas da Mosca per rivenderlo all’Ucraina a prezzo scontato? Migliaia di aziende rischiano di veder inaridire uno dei mercati in maggiore crescita? Piccolezze se questo è uno strumento per ricondurre all’ovile masse disperse, ma forse già sul punto di essere raggruppate dall’impoverimento generale sia pure senza un qualche obiettivo di lungo termine. Pretendi forse un contratto a tempo indeterminato e la sanità pubblica quando c’è il nemico alle porte?

Così la tentazione di lasciare un margine di incertezza e di scontro, di mettere le premesse per un’escalation è molto forte e si concreta con gli assurdi accordi di Ginevra che sembrano scritti e pensati un secolo fa e che sono inutili perché pretendono di passare in ogni caso sopra la volontà popolare in un piccolo gioco di potenze e potentati. Un invidiabile miscela per la guerra.  E che in effetti un secolo fa la provocò.

 

I commando della finanza

Franklin TempletonLo stesso Financial Times che l’altro giorno ha battezzato Renzi come populista, svela uno dei motivi della crisi ucraina o almeno quello che ha avuto la funzione di miccia per organizzare il golpe contro il presidente  Yanukovich  colpevole di aver congelato i colloqui per la partnership con l’Europa. Forse una cronologia è più efficace di un discorso.

Agosto 2013 – La Franklin Templeton Investment con sede in California, operante in 35 Paesi, con circa 880 miliardi di dollari gestiti, molti dei quali appartenenti ai fondi pensione, attua la sua nuova strategia di rischio: completa l’acquisizione di titoli ucraini per 5 miliardi dollari, compra in sostanza il 20% del debito del Paese. La società finanziaria non è nuova a questo tipo di operazioni: in passato aveva acquisito una gran parte di obbligazioni di debito irlandesi, deprezzate, scommettendo sulla concessione di prestiti da parte dell’Ue e dell’Fmi con relative imposizioni sociali: fece tanto profitto da essere tentata di ripetere l’operazione

Settembre – Ottobre 2013 – Sia  Moody’s che Fitch abbassano il rating dei bond ucraini considerandoli spazzatura. Le due società osservano nei loro report che solo la messa a punto della partnership con l’Europa può aumentare la quotazione dei titoli e migliorare il loro outlook. E’ ciò che naturalmente spera e ispira la Franklin Templeton: senza questa “soluzione politica” andrebbe a bagno e con lei molti fondi pensione.

Novembre 2013 – Yanukovich congela a sorpresa gli accordi di associazione all’Ue, accordi per i quali il governo di Kiev si sera anche spinto a delineare una serie di massacri sociali in cambio di aiuti. Cominciano le manifestazioni con qualche migliaio di persone in piazza che la stampa enfatizza come riscossa degli “arancioni”. Ma è solo un assaggio

2 Dicembre 2013– Il governo Ucraino regolarmente eletto, commette l’errore fondamentale: ottiene 8 miliardi di dollari dalla Cina facendo intendere che l’Ucraina potrebbe fare a meno degli “aiuti” di Fmi ed Ue. Gli investimenti della Templeton, così come anche quelli di altre società e banche sia americane che europee sono a forte rischio. Inoltre la cosa allarma anche la Russia che certo non vede di buon occhio l’ingresso di Pechino nel Mar Nero.

Dicembre 2013 – La posta si alza ed entrano in campo le Ong di chiara marca Usa e finanziate per un totale di 65 milioni di dollari dall’ International Renaissance Foundation, di Soros. Le manifestazioni si susseguono, ma con sempre meno gente in piazza specie dopo il  17 dicembre giorno nel quale la Russia concede 15 miliardi dollari di prestiti all’Ucraina e una riduzione del prezzo del gas da 400 a 265 dollari per mille metri cubi.

Gennaio 2013 – La protesta rischia di esaurirsi, ma nel frattempo si è messo in moto il meccanismo messo a punto in tanti anni: se i cosiddetti arancioni sono tiepidi, è opportuno ricorrere alle milizie di estrema destra che subito portano lo scontro al diapason e cercano i morti per dare un rilievo mediatico e drammatico mondiale alla vicenda. Ossia conferirle una sua ambigua sostanza, come se gli ucraini fossero disposti a tutto pur di liberarsi di un governo e di un presidente che essi stessi avevano eletto. Compare in piazza la foto ricordo di Stepan Bandera , il boia di Katlyn e le croci celtiche, così come quintali di scatolette e generi di conforto con la marca Euromaidan circolano tra i manifestanti, segno di una organizzazione che nulla lascia alla spontaneità e alla sincerità di manifestazioni accuratamente preparate.

In queste condizioni e anche grazie alle stragi programmate e attuate da appositi cecchini il colpo di stato riesce, facendo tirare un sospiro di sollievo agli investitori della Franklin & company e illudendo l’amministrazione americana di aver scelto il momento e l’occasione adatta a tirare l’Ucraina nel campo della Nato. E’ fin troppo chiaro che senza un movente finanziario così impellente gli Usa sarebbero stati molto più prudenti limitandosi a investire dollari per orientare l’opinione pubblica. Qui invece occorreva un’azione di commando che salvasse la finanza.

 

Fmi all’attacco

LagardeAlle stragi di copertura come a Odessa ci pensano i servizi e i contractor giunti dagli Usa, all’esercito ucraino, poco attrezzato e motivato, resta il compito di riconquistare le regioni dell’est russofono e filo russo ed è impegnato da qualche giorno in un attacco furibondo e assurdo nel quadro di una ricerca di pacificazione. Molti si saranno domandati che senso abbia questa offensiva se non quella, voluta dalla confusa e nefasta amministrazione Obama, di creare una situazione di scontro endemico per poter mettere ufficialmente piede a Kiev con i consiglieri militari.

Ma se il premio nobel per la pace persegue i propri interessi, cercando di dare una risposta militare al declino Usa e facendo anche una figuraccia nascosta dalla stampa occidentale (* vedi nota),  il governo golpista di Kiev ha poco da ricavare da questa campagna militare che potrebbe tradursi in un disastro: al massimo può momentaneamente distrarre l’attenzione dalle ricette della troika che cominceranno ad operare già in questo mese con l’aumento del 40% delle bollette su gas ed elettricità. Però corre il rischio di allontanare buona parte dell’opinione pubblica moderata arancione, soprattutto nella parte centro nord del Paese dove i russofoni se non sono la maggioranza raggiungono quasi il 50% .

Invece l’attacco ha una precisa ragione nelle clausole nascoste nell’accordo con il quale l’Fmi si appresta a prestare in tranche successive 17 miliardi dollari a Kiev: uno di questi codicilli di cui naturalmente i media non parlano, è che il prestito verrà bloccato e rivisto qualora il governo” perda il controllo effettivo dell’est del Paese”. Così l’Fmi che non perde occasione per dimostrare di essere il braccio finanziario di Washington, di fatto obbliga l’Ucraina alla guerra per ottenere quei soldi che erano stati fatti balenare come un premio per il colpo di stato. Niente guerra ad est niente prestiti. Anche per evitare il pericolo che gli Ucraini finiscano per rifiutare un golpe che ha l’unico scopo di imporre un padrone al Paese. Dunque l’Fmi – ormai parte integrante della governance europea – si trasforma in strumento diretto di guerra e si veste con l’uniforme da generale alla testa delle truppe, non accontentandosi più del massacro sociale, ma cercando di riportare alla concretezza l’espressione metaforica. E’ anche per o contro questi signori e i loro sicofanti che si voterà alle europee.

* Nei giorni scorsi Washington si lamentò della “provocazione” russa, visto che un caccia di Mosca aveva sorvolato le unità americane mandate nel Mar Nero in totale disprezzo degli accordi internazionali (accordo di Montreux, visto che non lo leggerete sui giornali mainstream). La cosa però è andata diversamente: il cacciatorpediniere Donad Cook dotato del sistema più avanzato di  difesa antimissile Aegis ( ne sono dotate anche alcune nostre unità, sia pure in un versione meno aggiornata) è stato “accecato” da un Sukoj 24 russo, attrezzato con un nuovo sistema di guerra elettronica. L’apparecchio ha sorvolato la nave per una dozzina di volte senza che a bordo riuscissero a puntare i propri missili sul velivolo. Il cacciatorpediniere è rientrato d’urgenza in porto rumeno dove 27 membri dell’equipaggio hanno fatto richiesta di congedo non volendo mettere a rischio le proprie vite. Una circostanza che in qualche modo ha costretto il Pentagono ad ammettere la criticità dell’incidente. Decisamente la realtà è molto diversa dai telefilm con i quali ci ingozzano. 

 

Ucraina, non in mio nome

Anni fa pensavo di essere un cittadino europeo, ora mi sono scoperto un suddito chiamato a votare per un’idea tradita, per un Parlamento senza poteri, per una burocrazia ottusa e corrotta, per lobby senza scrupoli, per un potere vestito di euro che non ha più nulla di democratico. Un suddito costretto ad assistere alla commedia degli inganni e alla difficoltà di altri nel riconoscere la sudditanza imposta proprio dalla parte che era stata interpretata come quella che ci avrebbe affrancato dalla medesima. Un suddito esposto all’ambiguità delle promesse, alla banalità amara del futuro e all’indecenza del presente.

Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è l’appoggio incondizionato al golpe di sapore fascista in Ucraina, a una guerra civile crudele organizzata dagli Usa per i propri interessi imperiali trainandosi dietro l’Europa delle banche, a un’idea di civiltà ridotta ormai a maschera di cartapesta. E senza nemmeno le giustificazioni intellettualmente rozze e moralmente inquietanti che insieme alle clamorose bugie coprirono la distruzione della Jugoslavia. Anzi gli argomenti, se pure qualcuno osa tirarne fuori, sono diametralmente opposti, mostrandone tutta la strumentalità. Neppure esiste la giustificazione del non sapere visto che la presenza americana era ben nota fin dall’inizio dei moti e proprio ieri la Bild ha dimostrato che sono agenti della Cia e dell’Fbi a guidare e “consigliare” i nazisti di Pravi Sektor negli assalti e nelle strategie.

Dico la Bild perché è un giornale “vicino” agli Usa, alla Merkel e al pensiero unico, dunque insospettabile di faziosità anti americana. Per di più il giornale dice di aver appreso le notizie dai servizi tedeschi, dimostrando che tutto è ben conosciuto e che l’Europa accetta di tenere bordone all’operazione pur di ottenere le briciole del banchetto imperiale, anche se esse rischiano di mettere la Ue in rotta di collisione con la Russia che è poi non solo un importante mercato, ma anche il suo retroterra di materie prime. Una follia che viene avallata da gruppi dirigenti che nessuno ha eletto, voluto, confermato: gentina da quattro soldi o gentaglia da ingenti “riconscimenti” la quale finge di non rendersi conto che l’operazione Ucraina è contro la Russia, ma anche contro l’Europa che viene richiamata alla sudditanza dentro il recinto della Nato, privata di una sua autonomia e fornita di un “nemico”  che serve ottimamente come distrazione emotiva in vista dei nuovi massacri sociali liberisti.

E’ la dimostrazione che le dimensioni contano solo a certe condizioni, che un patchwork di Paesi senza un disegno e di fatto in mano a poteri globalizzati, può essere di una debolezza estrema e necessitato a diventare prima o poi servo di qualcuno. Così anche se sono un suddito e non un cittadino di questa specie di Europa e di questa specie di Italia dico: non in mio nome. Che la vergogna e la responsabilità della vicenda Ucraina ricadano sulle elite oligarchiche che senza alcuna legittimità popolare determinano la politica continentale.

 

3 thoughts on “Ucraina

  1. Era preventivato dal 2004 dal Cremlino quello che è successo In Ucraina oggi. E se poi un popolo decide di adottare misure estreme ( Nato ) per difendersi dalla aggressione Russa è colpa dei “fascisti”?Un gruppo di facinorosi inferiore a quelli che vediamo ogni domenica allo stadio?Potevano scegliere tra un “fratello crudele” o un “nemico premuroso” lo hanno fatto e con questo?Deve Lei e tutti gli articoli correlati assemblati in modo da fare degli Ucraini dei perfetti idioti allo sbando. Come si permette? Mi chiedo come vi permettete? Lei è Italiano, come me, non crede che le cose di casa nostra abbiano in questi mesi lo stesso odore? E allora perché giudicare una nazione senza rendersi responsabili nemmeno di un singulto verso il disastro ideologico che respiriamo ogni giorno in Italia? Come si permette di dare per scontato le panzane che scrive?Avrei mille post da allegare e farle vedere l’esatto contrario. Quando la verità sarà appurata caro mio signore se ne vergognerà!
    Putin per fortuna che c’è Putin? Lo vada a dire alle mogli, madri e sorelle dei ragazzi morti per difendere il LORO territorio dalla aggressione degli “autoproclamati” terroristi del Donbass. Lo vada a dire alle persone che hanno dovuto sparire dalla Ucraina e lasciare il business in mano alla “famiglia” di Yanukovich ( noto amico di Biden giusto?). Lo vada a tradurre il suo patchwork di articoli ad un cittadino Ucraino che ha vissuto in prima persona Maidan. Per il momento mi fermo qui ma con le assicuro che quando saranno rese pubbliche le analisi di questo conflitto ( e dell abbattimento del boeing Malese, mi rifarò sentire. Non le auguro una buona giornata.

Rispondi