Marrazzo ha qualcosa da farsi perdonare. E non solo è la leggerezza, anzi la fatuità infantile con cui ha tradito i suoi elettori. Nemmeno la mancanza di coraggio nell’ammettere il desiderio di gingilli maschili, trincerandosi dietro uno psicologismo domenicale. Neanche il tentativo furbesco di uscirne mischiandosi tardivamente a frati e cardinali, garanti più che dell’anima del posto in Rai.

No, ciò che Marrazzo ha da farsi perdonare veramente e che non viene fuori da un’intervista fatta da un’amica che partecipa dello stesso mondo, è paradossalmente qualcosa di cui non ha alcuna colpa diretta: è il far parte di una elite italiana scelta per cooptazione o per ereditarietà, senza alcuna reale selezione.

Marrazzo è figlio di Joe Marrazzo, noto e compianto giornalista della Rai, autore tra l’altro de Il Camorrista: per lui è stato naturale entrare nella televisione di stato accolto col tappeto rosso e fare rapidamente carriera, anche grazie a certe conoscenze socialiste. E’ stato facilissimo mettersi in mostra e dunque approdare alla politica, senza aver dovuto consumare nemmeno mezza suola delle scarpe, senza le umiliazioni cui sono sottoposte milioni di persone per posizioni assai più umili, senza nemmeno sgomitare.

Possiamo davvero pretendere da queste persone che abbiano la consapevolezza del ruolo pubblico, un autocontrollo tale da non correre con l’auto pubblica dentro il proprio privato segreto? E soprattutto possiamo pretendere da un enfant gaté che creda davvero negli ideali che dovrebbero essere sinistra? Che rappresenti, speranza ed equità, che possa riconoscersi in chi un posto in Rai non può che sognarlo col cannocchiale?

No perché questi sono i meccanismi dell’eterna destra italiana, perché questo è il meccanismo e l’ingiustizia delle caste. Perché questo è l’aspetto di una società ancora arcaica, fondata sul familismo e sui clan. E molta parte dell’elite italiana di seconda o terza generazione vive della rendita di padri e nonni senza essersi provata, senza avere autocoscienza della propria mediocrità, ma nemmeno una vera conoscenza della realtà.

Perché mai non dovrebbe coltivare i propri vizi, la propria menzogna e il suo sostanziale disinteresse per il Paese? E così la reintroduzione dei ticket sulle medicine che va a colpire le fasce più deboli o lo sperpero di 72 mila euro per un concerto riservato ai dipendenti regionali, attuate a suo tempo da Marrazzo, non sono altro che l’altra faccia di un meccanismo, di una mentalità complessiva che poi porta al travestito brasiliano o a qualsiasi altra cosa. E di certo non mi scandalizza questo gusto personale, ma l’inconsistenza del proprio impegno.

E’ anche per questo che il Paese versa in queste condizioni ed è per questo che si aggrediscono diritti, salari, lavoro: perché l’irresponsabilità è al potere.