Ancora pessime notizie per Washington: le truppe russe stanno entrando ad  Avdeevka nonostante il regime di Kiev vi abbia consumato alcune fra i migliori reparti, ma dappertutto lungo il fronte stanno cominciando a passare dalla semplice difesa volta a “consumare” le truppe ucraine mandate inutilmente al macello dalla Nato, a un atteggiamento più attivo e aggressivo senza minimamente impegnare le riserve. Forse potrebbe sembrare poca cosa dopo quasi due anni di guerra, ma in realtà tutto questo costituisce un brutto colpo per l’amministrazione Biden che sperava di poter congelare il fronte per prendere tempo e magari anche per  arrivare a un cessate il fuoco utile a  salvare la faccia e cercare di nascondere la sconfitta epocale subita. Questa ipotesi faceva parte di una soluzione cosiddetta “coreana” cui è stato dato un credito tanto ampio quanto più erano scarse le probabilità  che si realizzasse. Infatti come era facile immaginare, si sono fatti i conti senza l’oste, ovvero la Russia  che ha ormai decimato l’esercito ucraino, che ha decuplicato la propria produzione bellica e messo in linea diversi nuovi sistemi d’arma da non avere alcun interesse o necessità a congelare il fronte  e che probabilmente sta mettendo a punto un colpo a sorpresa. Nessuno sembra chiedersi come mai i russi non abbiano distrutto i ponti sul Dnepr vicino a Kherson grazie ai quali gli ucraini cercano di approdare sull’altra riva giusto per avere titoli sui giornali, visto che in realtà non hanno più riserve e non potrebbero nemmeno sfruttare il successo. Forse quei ponti serviranno ben presto  a qualcosa?

In ogni caso questa specie di piano B d’emergenza che Washington ha messo in piedi grazie alle teste sopraffine che si ritrova, quello cej congelamento del fronte non funziona più e deve lasciare spazio a un piano C che a questo punto diventa molto arduo perché non ci sono molte altre soluzioni se non la guerra mondiale o la calata di braghe. Del resto tutte le previsioni fatte in occidente sulla Russia si sono rivelate clamorosamente sbagliate e frutto di ideologismi  miserabili ma presi per oro colato: basti pensare alle stronzate di Brzezinski che hanno influenzato 30 anni di diplomazia americana. Così adesso Medvedev ha fatto capire con chiarezza che la Russia non intende accontentarsi dei territori già conquistati, ma vuole coprire tutta l’area russofona di questo paese assemblato dopo la rivoluzione sovietica: “L’Occidente deve ammettere che non solo il Donbass e la Crimea non sono Ucraina, ma anche Odessa, Nikolaev, Kiev e praticamente tutto il resto”. Ma soprattutto Mosca esclude assolutamente che l’Ucraina anche se in dimensioni  ridotte possa aderire alla Nato: sempre Medvedev ha risposto all’ex segretario dell’Alleanza atlantica, Trombone Rasmussen: “Cosa dovremmo concedere allora alla NATO,? Ebbene, possiamo accettare la città di Lemberg con i suoi dintorni se davvero insistono ”. Lemberg è il nome tedesco di Leopoli che che fino al 1918 era l’estremo lembo  orientale dell’impero austroungarico, capitale di una piccola regione chiamata Galizia dove si è sviluppato il nazionalismo e il nazismo che hanno  provocato una profonda frattura nella storia del Paese e che hanno spadroneggiato in Ucraina dopo Maidan. Tanto per curiosità è probabile che Buzzati collocasse proprio lì la fortezza Bastiani del  suo Deserto dei Tartari.

Adesso perciò diventa abbastanza urgente la sostituzione di Zelensky che fino ad ora è stato il loro “figlio di puttana” così almeno da far credere che a lui si debba la sconfitta, nonostante non abbia mai avuto alcuna voce in capitolo e i fili venissero tirati a Washington. La richiesta di un tavolo di trattativa potrebbe sembrare meno vergognosa per l’egemone ferito nel suo disonore sebbene siano stati proprio  gli Usa a far saltare i colloqui di pace nel 2022. Solo che c’è grande incertezza e scontro su chi dovrebbe sostituire il duce di Kiev perché si teme che qualcuno possa agire nell’interesse dell’Ucraina e non degli Usa.