Debbo dire che ho ben poche speranze, persino in quella popolazione di alternativi che sotto l’incessante gragnuola degli eventi, rischia di perdere la bussola. A volte il desiderio di vedere cambiamenti e di assistere a una riscossa, fa scambiare fischi per fiaschi e quindi ho assistito incredulo agli evviva che hanno salutato la formazione in Germania del partito di Sahra Wagenknecht, moglie del vecchio leader della Linke, Oskar Lafontaine. Il personaggio ha la reputazione di testarda socialista concreta e soprattutto negli ultimi anni è diventata sempre più impaziente, se non addirittura indignata, nei confronti della coalizione  da SPD, Verdi e FDP. Ha invitato il governo a “tornare alla ragione” e ha definito i Verdi “il partito più ipocrita, arrogante, menzognero, incompetente e, in termini di danni che causano, il partito più pericoloso”, a causa della loro posizione guerrafondaia contro la Russia.

Per tutto quest’anno i commentatori politici e giornalisti hanno sottolineato, nel bene e nel male, le sostanziali affinità  tra Wagenknecht e il partito conservatore di destra Alternativa per la Germania (AfD). Le somiglianze t includono, ad esempio, il rifiuto dell’ingerenza dello Stato nei diritti civili privati ​​(ad esempio la vaccinazione obbligatoria), il ritorno a una produzione energetica efficiente, il rifiuto della guerra in Ucraina e dell’invio di armi, lo stop all’immigrazione di massa, la reazione ai tecnocrati dell’UE con le loro tendenze chiaramente antidemocratiche e censorie e il rafforzamento economico delle classi lavoratrici e medie. Tutte cose sacrosante che avevano fatto sperare a molta parte dell’elettorato che una coalizione guidato da Wagenknecht e dalla leader dell’AfD Alice Weidel avrebbe bastonato  i partiti tradizionali rendendoli insignificanti dal punto di vista politico. Ma la speranza della maggioranza dell’elettorato che il disastroso governo possa venire  sostituito da un’opposizione trasversale è stata rapidamente stroncata sul nascere perché Wagenknecht,  ha rifiutato qualsiasi collaborazione con l’Afd , un partito “in parte estremista di destra”

A questo punto le cose cambiano  e di molto: un recente sondaggio ha mostrato che il partito di Sahra  potrebbe raggiungere facilmente  il 12-14% in un’elezione federale, il che rallenterebbe l’attuale crescita dell’AfD dal 22% al 18% e spingerebbe Die Linke fuori dal parlamento con il 4%, cioè si avrebbe una situazione che non solo non creerebbe reali difficoltà  allo status quo ante, ma addirittura potrebbe favorire il rafforzamento dei partiti tradizionali. Soprattutto quello che non funziona è l’analisi politica della Wagenknecht che di fatto è un fraintendimento totale  del clima politico in Germania. Secondo lei infatti i tedeschi sarebbero  “così disperati da votare addirittura per la destra”, mentre una sempre maggiore fetta dell’elettorato ne ha abbastanza dell’elitarismo della falsa sinistra, dell’ossessivo  controllo statale, della mancanza di capacità di scelta persino in campo medico e delle censure: siamo di fronte all’ennesimo esempio di arroganza e fraintendimento.

La totale alienazione di Wagenknecht dalla realtà politica si riflette anche nella sua nostalgia per una “buona sinistra” del XX secolo, come crede di trovarla nelle idee di Willy Brandt e Mikhail Gorbachev, di cui abbraccia apertamente le idee degli anni ’70 e ’80. come quadro di orientamento della politica estera, senza rendersi conto che non esiste più un quadro politico, geopolitico, ideologico e culturale per poter davvero tornare indietro. E poi  i tedeschi non vogliono un ringiovanimento o un eterno ritorno a questa o quella ideologia: vogliono una rappresentanza politica, ma è un’esigenza che né il BSW di Wagenknecht, né Die Linke , né alcuno degli attuali partiti di governo, completamente etero diretti, vogliono o possono soddisfare. Visto che Sahra sostiene che potrebbe fare solo un’alleanza con i socialdemocratici, con  i Verdi che sostengono idee diametralmente opposte alle sue e con i rimasugli di sinistra che lei ambisce a risucchiare nella sua formazione, si avrebbe un rafforzamento dell’asse di governo e  diventa irresistibile pensare che la nascita concreta di questa formazione, dopo anni di tira e molla, sia quello di un’opposizione di facciata, tutta giocata sulla dialettica ormai vuota destra – sinistra il cui contenuto è diventato paradossalmente del tutto impolitico ed è solo quello del divide et impera. Lo scopo finale ovviamente  è  di sottrarre voti all’Afd e dunque preservare da qualsiasi problema l’asse del terrore globalista: pandemia, guerra, clima. L’ esperienza suggerisce che il partito di  Wagenknecht gestirà un programma “business as usual” mentre lei sarà spinta al margine insieme agli oggetti di nostalgia socialdemocratica.