In molti giornali viene incongruamente magnificata la “cupola di ferro” ovvero il sistema mobile antimissile israeliano destinato alla difesa proprio dai missili fino ad ora abbastanza rudimentali che Hamas lancia ogni tanto sugli insediamenti. Dico incongruo perché non si può esaltare la potenza militare di Tel Aviv per poi dire che l’esistenza di Israele viene messa in forse  ad ogni azione piccola o grande che sia. Di  certo la contraddizione  non è un problema dei giornalisti per cui nessuno si può stupire di questa assurdità, tuttavia  qui siamo in un intricato campo logico perché l’incongruenza viene complicata da una menzogna :  infatti il  sistema di difesa aerea , apparentemente invincibile, ha sparato il suo intero carico di preziosi razzi senza alcun effetto visibile e adesso non ci sono più munizioni. E poi la temibile rete di intelligence del Mossad si è persa una ventina d’anni  di evoluzione: cosi si è scoperto che i famosi carri armati Merkava bruciano altrettanto bene dei Leopardi e dei Bradley nel Donbass anche quando attaccati utilizzando semplici pacchi di dinamite lanciati da un economico drone cinese.

In realtà già nel 2006, durante quella che viene chiamata seconda guerra libanese i Merkava misero in luce qualche vulnerabilità di troppo visto che Hezbollah ne mise fuori combattimento 52 con missili missili anticarro russi che pure erano inferiori e di parecchi a quelli di oggi. A quanto pare secondo le voci raccolte da Seymour Hersh presso i servizi israeliani, Tel Aviv ha chiesto aiuto a Washington perché mancano anche i giubbotti antiproiettile che dovranno essere presi  dalle riserve dei marines americani. Inoltre l’esercito regolare è stato utilizzato principalmente come polizia  di sicurezza in Cisgiordania e così le forze di terra non sono addestrate al combattimento. Risulta chiaro da questo quadro che la decisione del governo israeliano di prendere Gaza per fame e per sete è di fatto una scelta obbligata  altrimenti si troverebbe si fronte a una situazione simile a quella di Stalingrado, con  il rischio di perdite enormi. Certo è una decisione che grida vendetta perché coinvolge persone che niente hanno a che vedere con Hamas, si abbatte su vecchi donne e bambini: ma chi siamo noi per sindacare le azioni di coloro che si proclamano giusti per definizione?

Hersh ritiene – al contrario di molti e io sono d’accordo con lui –  che a questo punto Netanyahu è finito e la sua permanenza al governo sarà questione ancora di poche settimane o al massimo mesi: le decisioni sbagliate, quale quella di stornare 1600 uomini dal confine per sorvegliare la festa del  Sukkot, tanto per dirne una o quella di permettere che il passaggio di centinaia di milioni da dollari dal Qatar ad Hamas  perché Bibi era convinto che ciò gli avrebbe dato più controllo sull’organizzazione palestinese e infine l’effettivo sbandamento iniziale delle forze israeliane, segnale molto brutto,  non gli lasciano molto spazio di manovra, tanto più che importanti settori del Mossad hanno cominciato a fagli la guerra.  Un uomo dei servizi israeliani  a detto a Hersh : “Quello che è successo questa settimana è stato il risultato della dottrina Netanyahu secondo cui potresti creare un Frankenstein e avere il controllo su di esso”. Ma poi la situazione reale delle forze israeliane, una volta grattata la superficie luccicante, è piuttosto allarmante  e potrebbe portare a una catastrofe se  davvero la guerra si dovesse estendere.