Giorgio Napolitano è stato prudente con la propria morte come lo è stato sempre nella sua vita: è passato da essere fascista prudente a comunista prudentissimo, è stato prudente persino nello smentire sue presunte ascendenze reali, sino a divenire prudente affossatore di ogni verità della Repubblica. E di fatto con la sua rielezione alla più alta carica dello Stato ha  inaugurato il corso politico contro – costituzionale  che stiamo tuttora vivendo. Purtroppo oggi  sono tre mesi esatti da quando Anna Lombroso ci ha lasciati perché avrebbe potuto raccontare un milione di aneddoti sull’ex presidente avendolo frequentato sia sia pure solo occasionalmente nel corso di oltre quarant’anni. E d’altra parte io non mi sento di riferirne, prima perché non riuscirei a farlo con la sua leggerezza e secondo perché mi sembrerebbe di approfittare di cose che non ho direttamente vissuto.

Ma perché dico che è stato prudente anche con la propria morte? Perché prima di passare a miglior vita, come si diceva un tempo anche se con Napolitano è difficile immaginarlo, si è voluto assicurare di non poter passare, nemmeno presso i più accaniti detrattori, come il peggior capo di Stato che questo Paese abbia mai avuto o meglio sopportato. Quando ha visto che ogni limite di decenza e di dignità  è stato superato da quando non appendeva più il cappello al Quirinale (era gelosissimo dei suoi copricapi ),  allora ha deciso di morire soddisfatto per aver raggiunto solo il secondo posto, che dopo un po’ di tempo tutti dimenticano.