Ancora una volta il test del missile ipersonico americano è stato rinviato a causa di nuovi problemi e questo  nonostante i miliardi spesi da Pentagono per dotarsi di un’arma che Russia e Cina possiedono da anni, in notevole numero di modelli e di varianti adatte ad ogni situazione che vengono continuamente migliorate e che sono oltretutto più veloci del Dark Eagle  che gli americani stanno tentando di fa funzionare. Si lo so qualcuno dirà, ma che palle con queste armi, eppure è proprio questa l’angolazione migliore per comprendere ciò che sta accadendo e le trasformazioni in atto. Dieci anni fa o anche solo un anno e mezzo fa, allo scoppio della guerra in Ucraina, nessun occidentale aveva il sospetto che la Nato potesse essere in stato di inferiorità, che molte celebrate armi come i patriot erano ciofeche la cui scarsa qualità era peraltro già risaputa presso esperti e analisti: la narrazione dominante era ed è ancora l’invincibilità e la superiorità assoluta.  Che ora giace nei campi dell’Ucraina.

Ora la domanda interessante è che cosa abbia causato questo gap impensabile, arrivato con passo felpato, senza che molti se ne accorgessero. Per quanto riguarda i test falliti  il Wall Street Journal scrive che “i problemi del Pentagono con lo sviluppo dell’ipersonico attraversano tutta la catena decisionale, dai test di volo falliti e dalle infrastrutture di test inadeguate alla mancanza di un piano chiaro e generale per mettere in campo le armi. La situazione sta suscitando allarme tra alcuni ex funzionari. Certo è quattro anni che va avanti questa storia e dovrebbe suscitare altro che allarme, perché qui si sfiora l’incapacità. La ragione più generale di questo – che di certo non sfiora la mente del WSJ – è  molto complessa nei suoi particolari, ma anche molto semplice  nella sua essenza: sono state le logiche interne e inevitabili del neoliberismo a causare una paurosa  caduta dell’istruzione e al tempo stesso un ridislocamento delle intelligenze verso attività più facili, più remunerative e più simbolicamente trainanti. Se in molti campi questo può essere momentaneamente  tamponato con l’importazione di cervelli dall’Europa (comunque già infettata)  e soprattutto dall’Asia, per ovvi motivi la ricerca militare deve rimanere in mano agli autoctoni per così dire e questi sono sempre meno e molto meno preparati rispetto a un tempo. Nascono così imprese come quella dell’F35, nella quale le forze armate americane sono impantanate  a causa dei sempre nuovi difetti del caccia; è così – tanto per fare un esempio conosciuto – che non si sa come migliorare gli stinger perché i creatori di quest’arma venuta alla luce nel 1981 e oggi decisamente inferiore agli analoghi russi,  nel migliore dei casi sono in pensione da anni. Insomma non voglio farla lunga, ma è proprio il sistema americano che sta crollando di fronte alle sfide che esso stesso pone.

Nell’ultimo anno e mezzo i russi sono riusciti a creare nuove versioni di armi, a concepire sistemi di scoperta delle artiglierie, a migliorare enormemente le comunicazioni e lo spy op, a creare creare nuovi droni letali per i mezzi corazzati, insomma si sono dati da fare a colmare le loro lacune  mentre la Nato è rimasta immobile come un Budda a vedere esaurirsi i magazzini senza inventarsi nulla di nuovo. Il supremo ridicolo è stato attinto  quando Biden ha proibito l’esportazione in Cina di chip avanzati che vengono già prodotti nell’ex celeste impero e per certi versi sono anche meglio di quelli americani. Per la perdita di senso della realtà  non esiste rimedio.