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L’occidente degli addii

Chiunque abbia visto le foto di scena del G7 non può non cogliere la patetica ferocia di questi personaggi intenti a salutare con la manina come fossero una compagnia teatrale. E viene da domandarsi: ma chi cazzo stanno salutando? Un mondo che non li vuole più tra le scatole considerandoli intollerabili estortori oppure i cittadini occidentali che sempre più perdono la fiducia in questi funamboli del nulla? Eppure c’è qualcosa di strano, di incomprensibile in queste immagini: quale simpatia possono suscitare quelle manine salutanti, quando nella loro discesa all’inferno hanno scelto Hiroshima come città ospitante di questo meeting del passato nel non nascosto tentativo di suscitare paura evocando la prima atomica sganciata dagli Usa per affermare la loro primazia?  Con l’entusiastica ospitalità di un governo idiota che accetta di fare delle proprie tragedia un’ arma di ricatto, m a si sa che ormai il Giappone è in preda a disturbi psichiatrici di massa.

E tuttavia non funziona così, non più. Erano lì in quell’epicentro dell’orrore con le loro facce “un po’ annoiate su riviste patinate” a riversare  la loro vuota retorica  sulla sconfitta della Russia e  si sono rifiutati di accettare il fatto che l’esercito ucraino che hanno addestrato, finanziato, equipaggiato con le loro armi magiche ed invincibili sia stato sconfitto  ad Artemovsk  da una forza molto più piccola formata da poco meno di 36 mila uomini al comando di un ex cuoco, sia pure con l’appoggio della formidabile artiglieria dell’esercito russo. Poi  hanno tentato di nascondere dietro una cortina di fesserie l’ennesima cilecca dei Patriot a Kiev  dopo quelle dell’Irak, dell’Arabia saudita e della Siria e infine  hanno organizzato l’assalto terroristico a Belgorod per distrarre l’attenzione anche se poi tutti mezzi corazzati usati per l’operazione sono andati distrutti e gli uomini delle bande ucraine sono morti. Questa allergia alla realtà potrebbe essere anche compresa se la negazione  rimanesse collegata a singoli eventi come del resto accade normalmente in ogni conflitto. La patologia di questi ometti si rivela invece nella palese e grottesca  incapacità di pensare che la loro “tecnologia superiore” sia stata surclassata dalle capacità industriali e militari di una Russia che essi vedono sempre vacillante e sempre sull’orlo della sconfitta. Ciò significa che l’Occidente continuerà a usare l’Ucraina come un flaccido ariete che tenta inutilmente di annientare la Russia lanciando al massacro  decine di migliaia di militari ucraini. La Russia, da parte sua, sembra riconoscere che i leader dell’Occidente sono presi da una follia che può essere affrontata solo distruggendo gli eserciti e le attrezzature che l’Occidente schiera contro di essa e che si arriverà fino in fondo.

Mentre questi leader dalla gelida manina continuano a soccombere all’errore fatale di fingere che la Russia sia una scricchiolante autocrazia sull’orlo del collasso, Vladimir Putin e il suo team di sicurezza nazionale continuano a stringere nuovi legami con le più grandi nazioni del mondo in termini di popolazione e sono impegnati a erigere nuovi sistemi economici che aggireranno il sistema egemonico occidentale basato sulla supremazia del dollaro USA. Non durerà a lungo ed è probabile che nel giro di poco tempo si possa passare dalla sensazione di onnipotenza a quella di impotenza. Mente i sette ((più due rappresentati non eletti  della Ue, compresa la truffatrice dei vaccini von der Leyen) tentavano di far credere di essere ancora i mattatori del mondo, ci sono oltre 25 nazioni in attesa di essere accolte nei Brics, tutte transfughe del sistema occidentale e non c’è alcun dubbio sul fatto che la via della seta si stia progressivamente rafforzando creando sempre più legami così come fa progressi il Corridoio internazionale di trasporto nord-sud (INSTC) tra Russia-Iran-India.  Istintivamente il sud del mondo sa distinguere sa distinguere tra chi è il più forte e chi invece sbraita di esserlo, mentre ogni momento appare più debole.

Ecco che cosa contiene di quell’immagine delle manine che salutano, l’elemento inafferrabile che in qualche modo sconcerta chi la guarda: non stanno salutando, stanno dicendo addio.

 

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