Mi sarei davvero meravigliato se mediocri amministratori tutti volti a far soldi dal sistema economico sopravvissuto attorno al Pd, non avessero invocato il cambiamento climatico per giustificare le alluvioni dovute soprattutto all’incuria territoriale e ambientale. Sono ormai vent’anni che accade, che si dà la colpa dell’inazione o della cattiva amministrazione a eventi meteo definiti eccezionali e imprevedibili, quando invece prendendo come riferimento non la medias annuale, ma quella di un periodo più lungo, diciamo 25 anni, sono invece altamente prevedibili se non assolutamente certi. Questo non accade solo da noi, ma in tutto il modo dovunque amministratori e corporation avidi costruiscono dove non dovrebbero e accusano il clima o il presunto e inesistente aumento del livello marino per (domani spero di poter illustrare la truffa in merito a questi dati) del quasi immancabile disastro.
La cosa è ancora più grave nel caso dell’Emilia Romagna perché è di gran lunga la regione d’Italia dove le alluvioni sono più frequenti: non passa anno che in una delle 9 provincie un fiume non esondi e migliaia di ettari vadano sott’acquea, magari nello stesso punto di due anni o dieci o venti anni prima. Si può dire che l’unità d’Italia sia stata segnata dalla prima terribile prova di disastri con lì alluvione di Parma, avvenuta nel settembre del 1868 che costò decine di vittime e che un pittore parmigiano, Guido Carmignani, descrisse con il dipinto in apertura. Io stesso tra i primi ricordi ho quello inquietante della parola Polesine dove avvenne una delle più memorabili alluvioni con lo straripamento del Po e che coinvolse un territorio che Ferrara arrivò fin quasi a Venezia. Sarebbe abbastanza noioso fare l’elenco di tutte le alluvioni avvenute in questa regione , ma qui sotto inserisco una tabella che descrive il rischio delle alluvioni in Italia ( e che la dice lunga sulla consistenza politica e sulla competenza di amministratori locali e regionali.
Ad ogni buon conto l’Emilia Romagna è la prima regione, seguita dal Veneto, per la percentuale di territorio a rischio inondazione. Ferrara , seguita da Rovigo è la prima provincia italiana per quota di terreno esposto a rischio alluvioni con il 99, 9 per cento. Ci sono in Italia altre 5 provincie in cui il cui il rischio di inondazione riguarda oltre il 50 per cento del territorio e sono: Ravenna, Venezia, Mantova, Reggio Emilia e Bologna. Si tratta di dati che riassumono complessivamente un secolo di storia . E del resto la stesa Ispra nel suo report 2021 sul dissesto idrogeologico rileva come l’Emilia Romagna sia la regione con la quota più elevata del proprio territorio esposta al rischio alluvione e questo per “la presenza di una complessa ed estesa rete di collettori di bonifica e corsi d’acqua minori che si sviluppano su ampie aree morfologicamente depresse, di tratti arginati spesso lungo alvei stretti e pensili, di regimazioni e rettifiche in specie nei tratti di pianura”.
Quindi si , non c’era alcun bisogno del presunto cambiamento climatico per prevedere che si potesse verificare un’alluvione, sia di tutta l’area romagnola, sia di ognuno dei territori attraversati dai fiumi esondati. Ed è anche abbastanza evidente che la causa è la manutenzione di manufatti che evidentemente non c’è stata. Si sarebbe dovuto intervenire per tempo, come si faceva quando il Pci governava la sua “vetrina”, ma come non si è più fatto con le varie scialuppe di salvataggio politico che si sono succedute nel tempo mentre il territorio diventava più fragile. Accontentarsi della scusa climatica è proprio da fessi. Ed è ancor meno credibile Legambiente che fa finta di attaccare amministrazioni con cui è stata ed è pappa e ciccia perché la politica non si è “adattata al cambiamenti climatico”. Certo non si può evadere nemmeno un momento dalla vacua e fasulla ‘ideologia ufficiale ” del riscaldamento catastrofico, ma nemmeno dalla mancanza di visione di queste “leghe” alle quali non è ancora ben chiaro che proprio tali assurde teorie, ennesime chiacchiere dell’untore, ma prive di qualsivoglia serio fondamento scientifico, rende del tutto superflua qualunque opera ambientale poiché tutto deve andare alla riduzione della Co2. Quindi niente soldi dallo stato e dalle altre articolazioni del medesimo per le opere necessarie a governate il territorio così che più si crede nell’ideologia resettaria della catastrofe, meno si cura l’ambiente e meno si ha bisogno di giustificare questa “dimenticanza”. Ma diciamo qui siamo nel paradiso degli imbecilli, degli ignoranti e dei servi ad ogni costo che è appunto quello della politica, dei media e delle loro vittime.