La sfida più difficile per le elite è quella di creare consenso sul clima e sul riscaldamento globale, a causa di alcuni fattori che remano contro: il fatto che l’aumento reale delle temperature sua minimo e altalenante non fa breccia nell’esperienza quotidiana delle persone, la resistenza dei climatologici ad accogliere l’ideologia Net Zero tanto che l’anno scorso è stato firmato da oltre 1100 climatologi con alla testai il premio Nobel norvegese per la fisica, il professor Ivar Giaever un manifesto che nega l’esistenza di un’emergenza climatica, infine la contraddizione tra propositi e realtà laddove alle carenze energetiche si risponde ricorrendo ai combustibili più inquinanti o quanto meno ritenuti tali come il carbone. Certo si possono censurare delle notizie, come il manifesto di cui si parlava considerato “disinformazione” da Facebook, o manipolare i dati come certi ideologi fanno da anni scambiandosi addirittura delle mail per selezionare il modo di ingannare e impaurire meglio il pubblico o infine semplicemente ricorrendo alla menzogna sostenendo che c’è un’aumento dei fenomeni estremi, mentre in realtà se si vanno a leggere le tabelle è proprio il contrario. Ma in quest’ultimo caso l’enfatizzazione di fenomeni comunque rientranti nella norma se si prende un certo periodo di tempo, servono al salvataggio di politici e speculatori che possono trincerarsi dietro l’evento eccezionale ed imprevedibile. Così rimane sempre il dubbio se sia alzato il livello dell’aqua o se case e strutture sono state costruire tropo vicine all’aqua e senza tenere conto della possibile subsidenza del suolo, se la frana sia stata tenuta sotto controllo e via dicendo per centinaia di possibili esempi.
L’importante è che venga sempre usato un linguaggio fuori delle righe facendo in modo che sia esso a portare testimonianza del disastro e ad auto asseverarsi: se in estate fa caldo, sarò sempre caldo record, se arriva un temporale sarà una bomba d’acqua o un nubifragio, se al contrario in inverno fa più freddo si tratta di una dimostrazione del caos che regna nel clima. Con tutto questo da due anni a questa parte si sta cambiando il linguaggio per evitare che qualcuno vada a vedere le carte dell’oligarchia e cominci a rendersi conto che una serie di ipotesi e di modelli piuttosto arretrati volgenti al catastrofismo sono presi per realtà certa. La tabella sotto confronta l’aumento delle temperature prese dal satellite ( la riga grande in verde) con quelle previste da alcuni dei modelli climatici utilizzati dall’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) per toccare con mano che essi non hanno mai previsto la realtà e sono dunque fallimentari.
Questa narrazione è così assurda che avere la credibilità e la dogmaticità necessaria a costituire un pretesto per trasformazioni sociali in senso autoritario deve cambiare il suo stesso vocabolario: così allarme l’allarme lanciato ormai da vent’anni con accordi burla e poli e ritualizzato da Greta non viene più indicato come riscaldamento globale sparando temperature puramente ipotizzate e senza alcun senso scientifico, ma viene indicato ormai, in maniera molto più vaga. Fa rapido giro della stampa occidentale troviamo solo espressioni generiche come:
- Crisi climatica
- Catastrofe climatica
- Minacce che colpiscono la terra
- Caos climatico
- Rovina climatica (candidati democratici statunitensi nel 2019)
- Emergenza climatica
- Crisi ecologica o emergenza ecologica (Greta)
- Crollo globale,
- Terra bruciata,
- Il grande crollo,
Come si vede nel frattempo è scomparso l’aggancio alla crescita delle temperature: certo il riscaldamento globale è ancora sullo sfondo per via della Co2 che è necessaria per far fuori le medie e piccole aziende e creare la nuova normalità, ma è in via di dissolversi dentro le espressioni elencate e che in realtà sono assolutamente prive di un preciso significato, se non quello di addossare ogni cosa all’attività antropica: leggendo qui è là le concioni dei sacerdoti della setta climatica si arriva anche a leggere assurdità del tipo “il clima non ha subito alcun cambiamento naturale per quasi 200 anni” e dunque non può che essere l’uomo a provocare questo futuro disastro. Alla fine credo l’obiettivo finale sia quello di sostenere che qualsiasi mutazione del clima (che è mutabile per definizione) è una colpa. Dal momento che prima o poi anche questa narrazione verrà decostruita il tentativo è quello di trasferire l’allarme da un piano pseudo scientifico a quello generazionale per cui gli adolescenti di oggi sentiranno la presunta lotta alla presunta crisi climatica, come una credenza identitaria. Non a caso si è scelta una ragazzina come testimonial, anzi come sacerdotessa del rito, astuzia che però fa intravedere quanto queste mosse siano state studiate.