A volte ritornano: il vertice dei potenti non eletti a Davos è così in crisi da aver chiamato in cattedra un vecchio trombone trombato come Al Gore, il quale volendosi sostituire a Greta intuendo che quello è lo spazio da occupare, ha affastellato un mucchio di tale di idiozie climatiche da essere indifendibile per chiunque: le sue parole hanno fatto il giro del mondo quando ha sostenuto che la Co2 produce altrettanto calore come se esplodessero ogni giorno 600.000 bombe atomiche come quella di Hiroshima. Questo a dimostrazione che nulla ferma lo sciocchezzaio, climatico catastrofista, nemmeno il ridicolo,  e tuttavia l’episodio ci fa comprendere due cose interessanti: la prima è che è che a Davos ci si trova a riciclare come protagonisti vecchi idioti come Gore e vecchi bugiardi come Blair il che può far intravedere una crisi di questo direttorio degli orrori contemporanei che evidentemente non riesce a trovare facce alternative presentabili; la seconda è che il clima è diventata la narrazione chiave dei prossimi anni. Disgraziatamente la realtà è maleducata  e non sembra dare retta alla volontà del Wef:  questo inverno infatti  ha frantumato tutti i record del freddo in Usa dove si è arrivati a temperature di – 45 gradi, mentre dall’altra del mondo sotto tutti i punti di vista, si è andati oltre:  nella città cinese di Mohe il termometro è sceso a meno 53  gradi pe tre giorni successivi. Persino in Siberia il freddo è stato insolito e a Zhilinda si sono registrati – 62,1 gradi. Forse si potrebbe aggiungere che nel 2021 mentre scoppiavano le bombe atomiche di Gore, costruite apposta per i gonzi  che le dicono e che ci credono, nell’emisfero Sud si è registrato l’inverno più freddo di sempre da quando sono cominciate le registrazioni di dati. L’imbarazzo dei narratori  della catastrofe climatica  per questi eventi è evidente e pateticamente assurdi i tentativi si spiegazione perché in qualche modo confutano la tesi di base del riscaldamento globale secondo la versione dei superricchi: ossia un legame meccanico fra la quantità di Co2 in atmosfera e la temperatura, una ipotesi di comodo per procedere a una nuova macelleria sociale. Ma quando si hanno i soldi per donazioni e finanziamenti anche parecchi pappagallini delle università e della ricerca cantano a ritmo e sono i soli peraltro che compaiono sui media.

Ho parlato di questi record perché sono una buona introduzione a ciò che alcuni scienziati del clima si attendono, ovvero un diminuzione delle temperature medie di 0,3 gradi nei prossimi trent’anni anni. Uno degli studi su cui si basa questa ipotesi è stato pubblicato su Nature nel luglio scorso da sei importanti ricercatori in campo climatico ed afferma che l’oscillazione multidecennale del Nord Atlantico, una grande corrente marina che ha pompato acqua più calda nell’Artico, si sta indebolendo e questo sta portando a un Nord Atlantico più freddo e a temperature più basse, come è stato osservato nel periodo 1950-1970. L’articolo  è complesso ma ruota attorno all’effetto della ciclica e naturale oscillazione del Nord Atlantico (AMO) il cui ciclo viene riassunto nell’immagine  fianco  Osservazioni e registrazioni risalenti all’inizio del XIX secolo hanno mostrato enormi cambiamenti del ghiaccio marino artico. Sembra che l’AMO svolga un ruolo importante in questi cambiamenti. Le attuali osservazioni confermano questi suggerimenti. Per esempio il fatto che da un decennio  il ghiaccio marino estivo nell’Artico ha smesso di diminuire  e anzi negli ultimi anni ha cominciato ad aumentare oppure il fatto che la calotta polare della Groenlandia non si scoglie quasi più e occasionalmente anzi aumenta.

Va notato che i ricercatori che hanno avanzato l’ipotesi del raffreddamento trentennale non sono affatto nemici giurati in linea di principio del riscaldamento come risultato delle attività umane sottolineano che l’emisfero settentrionale del pianeta è caratterizzato da “diverse tendenze climatiche, multidecennali che sono state tutte attribuite al cambiamento climatico antropogenico” che ovviamente ha portato un errore di fondo nella visione globale oltre ché al settarismo e a fenomeni di settarismo ossessivo. La pubblicazione sulla più quotata rivista scientifica  di un lavoro che prevede una situazione in controtendenza pone questi scienziati al di fuori della narrativa “consolidata” secondo cui l’anidride carbonica prodotta dall’uomo è il principale – forse l’unico – determinante delle temperature globali e locali. In ogni caso i fattori che oggi si oppongono a un riscaldamento lineare smentiscono l’isteria che vorrebbe sanzioni e punizioni per arrivare a un peraltro impossibile Net zero in pochi anni. Del resto le politiche che prendono a pretesto l’emergenza clima e che a Davos si sono squadernate in tutta la loro carica di grossolanità e di grottesco, sono costrette a censurare di fatto tutte  le posizioni che non vedono nella Co2 l’unico fattore climatico e in definitiva a reprimere la realtà : l’aumento delle temperature globali si è esaurito circa due decenni fa. Registrazioni satellitari accurate mostrano fattori che le distorcono come ad esempio dall’estensione di calore delle bolle urbane che coinvolge le stazioni di rilevamento meteo tipicamente allocate negli aeroporti  e talvolta da vere e proprio manipolazioni, come ad esempio quella avvenuta in una base aerea in Inghilterra dove è stata accreditato un aumento improvviso delle temperature massine ( e un calo altrettanto repentino) finito nelle statistiche, ma chiaramente  dovuto al decollo e all’atterraggio dei jet e da una sistemazione del set meteo in un posizione errata. Non  c’è dubbio che la manipolazione dei dati è forse la scienza contemporanea più importante.