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Quattro passi nell’idiozia: anche la neve è razzista

Quando Nietzsche scrisse della trasmutazione di tutti i valori (Umwertung aller Werte) difficilmente avrebbe potuto immaginare che essi si sarebbero trasformati in merda ovvero nella forma tipica che ormai assume la cultura nordamericana e di conseguenza quella occidentale visto che i prigionieri dell’anglosfera non sanno emanciparsi nemmeno nel campo delle idee e del gusto. Non so chi di voi abbia visto Oslo, città deliziosamente tendente al  bianco nei suoi colori, cosa non scontata in Scandinavia e dove la neve invernale contribuisce ad esaltare questo carattere visivo, ma questo non va affatto bene perché sia l’architettura che la neve sono profondamente razziste e non lo sapevamo. Tuttavia  ad aprici gli occhi sulla nostra beata ignoranza è arrivato un  progetto di ricerca naturalmente concepito in inglese  (How Norway Made the World Whiter (NorWhite) visto che in qualsiasi altra lingua denuncerebbe immediatamente a sua natura di stronzata e finanziato da 12 milioni di corone dal cui coautore,  Ingrid Haland, professore associato presso l’Università di Bergen, apprendiamo che: “La bianchezza è una delle principali preoccupazioni sociali e politiche di oggi. All’interno e al di fuori del mondo accademico in tutto il mondo, azioni di rivolta e rimpianto cercano di far fronte al nostro passato razziale. Nelle opere fondamentali negli studi sulla bianchezza all’interno della storia dell’arte e dell’architettura, la bianchezza è intesa come strutture di privilegio culturale e visivo. Due premesse fondamentali sono alla base del progetto: la bianchezza non è solo una condizione culturale e sociale legata al colore della pelle, ai privilegi e all’esclusione sistematica, ma si materializza ovunque intorno a noi. In secondo luogo, non si può comprendere questa materializzazione senza comprendere la società,”

Si potrebbe dire che siamo alla follia, ma in realtà siamo alla più totale scemenza con ambigui personaggi a caccia di soldi che dicono assurdità pur di sfruttare il momento, di essere sulla cresta dell’onda del wokismo, il che tra l’altro dimostra che i più svegli sono anche i più scemi. Questo progetto finanziato dallo stato  prosegue affermando che mostrerà come la Norvegia, sebbene non sia una “potenza coloniale convenzionale” , abbia comunque “giocato un ruolo di primo piano a livello globale nell’affermare il bianco come colore superiore”. E così NorWhite collegherà gli argomenti stimolanti: bianchezza, innovazione tecnologica e sfruttamento di massa delle risorse naturali in un unico caso di studio. Il progetto di ricerca studierà le innovazioni norvegesi il composto chimico biossido di titanio (TiO2) e il pigmento bianco titanio bianco in una lente storica, estetica e critica – concentrandosi su come le innovazioni hanno trasformato le superfici nell’arte, nell’architettura e nel design – al fine di mostrare come la trasformazione estetica – e quindi sociale – sia guidata dallo sviluppo tecnologico.”

Scusate se riporto parecchi brani di questo delirio  ma sono letteralmente affascinato da cretinismo e dalla tesi secondo cui  l’invenzione del bianco di titanio è una dimostrazione del razzismo norvegese nonché del suo particolare ruolo di colonizzazione. Francamente l’unica cosa che mi perplime è come possa esserci un suprematismo bianco in presenza di questi livelli di idiozia e di servilismo che inquinano anche le istituzioni accademiche. Il colore bianco ahimè è usato da  millenni molto spesso anche nel sud del mondo, anche in Africa e non ha niente a che vedere col razzismo, non ci sarebbe nemmeno da dirlo. Vabbè vorrà dire che Oslo verrà ridipinta in color manto di monaco, ma come si farà con la neve?

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