Nei ultimi ’70 ebbi la fortuna di guidare per qualche giorno una Nsu Ro 80 un’auto che avrebbe dovuto essere una pietra miliare nella produzione automobilistica perché aveva un motore di tipo nuovo, ovvero il Wankel  dal nome del suo ideatore tedesco  e che quindi si pronuncia  Vankel e non Uenkel regalando all’anglosfera l’ennesimo furto di idee. Dico fortuna perché il silenzio del propulsore, l’assenza delle vibrazioni e la risposta all’acceleratore ne facevano un prodotto davvero futuribile, anche se poi il motore rotativo venne abbandonato per gli alti consumi, per le emissioni alte a causa della necessità di utilizzare parecchio olio e per la necessità di  dover rifare le guarnizioni  con una frequenza molto alta, Ora vi domanderete perché parlo di questa antica esperienza e cosa centri con l’oggi: la cosa è presto detta  perché la Mazda l’unica casa automobilistica che almeno per corse ha continuato a sviluppare il rotativo Wankel, sta pensando di montare questo propulsore  sulle auto elettriche a causa della sua compattezza e potenza.  Il problema fondamentale è sempre quello di garantire un’autonomia decente cosa che l’attuale tecnologia di accumulo di energia  non consente di ottenere. Così a cominciare da Tesla e da General Motors si stanno studiando ovunque soluzioni analoghe per non far trovare in panne gli automobilisti, non farli rimanere ore ad attendere il  loro turno per il “pieno” elettrico, visto che ci vorranno molti anni prima che sia possibile una distribuzione capillare di prese adatte e non far aumentare enormemente e in poco tempo  la richiesta di elettricità che porterebbe ad aumenti stratosferici dei costi e a straordinarie carenze di energia. L’idea di trovare il surplus nelle rinnovabili non tiene per nulla conto delle limitazioni di eolico e solare che come fonte di energia si adattano bene ai piccoli impianti, ma diventano ingestibili con i grandi.

Tutti questi progetti ini vista delle future regolamentazioni  sono concepiti per avere sempre la trazione elettrica, ma con un motore a combustione interne che all’occorrenza  ricarichi il set elettrico: dunque non saranno auto ibride in cui le batterie relativamente leggere sono studiate per dare un aiuto al motore termico in modo da fargli consumare meno benzina possibile, ma saranno auto tutto elettrico con l’aggiunta di un motore termico che entrerà in funzione quando le batterie stanno per esaurirsi, ricaricandole in corsa. Proprio per questo non si tratterà di motorini ausiliari di emergenza, ma di propulsori che dovranno avere almeno una buona frazione della potenza erogata  dalle batterie. Si tratterà perciò di veicoli necessariamente grandi, molto costosi e  pesanti, voracissimi di energia che a tutti i problemi di inquinamento ambientale derivanti dall’enorme numero di batterie necessarie – per le quali tra l’altro non si bene se vi siano le risorse minerarie  sufficienti – si aggiungeranno quelli dei gas di scarico che non saranno affatto marginali visto l’aumento di peso dei veicoli. Si avranno insieme prese elettriche e bocchettoni per fare il pieno, ma del resto non c’è altra concreta soluzione allo stato attuale della tecnologia se si vorranno auto  con autonomia e prestazioni simili a quelle attuali. E anche le emissioni di Co2, viste tutte le lavorazioni necessarie lungo tutta la filiera finiranno per aumentare invece di diminuire, visto che come dice l’Ad di Stellantis, la sola produzione delle batterie equivale alle emissioni che un auto produce in 70 mila chilometri.  All’inizio ho voluto fare l’esempio di Mazda proprio perché si appresta a montare sulle auto elettriche un motore termico con tanti pregi, ma di certo tra i  più inquinanti e bisognosi di manutenzione per mostrare tutta l’assurdità della elettrificazione forzata.

Del resto questo è il risultato di voler a tutti i costi imporre tecnologie non mature con il pretesto di salvare l’ambiente ed evitare una catastrofe climatica che esiste solo nella narrazione imposta da oligarchie impazzite le quali tengono nelle loro grinfie la politica, sempre più subalterna e prona, ma anche pienamente partecipe degli inganni. Ovviamente c’è da tenere in conto che molto spesso assurdità come quelle che vediamo nel campo dell’automobile non hanno per nulla i fini virtuosi e puramente illusori venduti alle opinioni pubbliche: siamo ormai i abituati da anni all’eterogenesi dei fini del potere e in questo caso è evidente che l’elettrificazione in mancanza di tecnologie all’altezza del compito, significa semplicemente fare in modo che l’automobile sia un mezzo alla portate di pochissime persone. Può darsi che un mondo con poche auto non sia dopotutto un dramma, ma lo è certamente se questi cambiamenti verranno imposti forzosamente nel giro di uno o due decennio, non permettendo alla società nel suo insieme di adattarsi gradualmente e  generando solo impoverimento: in questo modo il clima serve soltanto alla sottomissione delle persone che è l’unico vero scopo della favolistica  che si è creata attorno al riscaldamento catastrofico .