Il calcio non mi ha mai interessato e anzi mi ha sempre dato una sensazione di desolazione, come quando da ragazzino vedevo la gente attaccata alle radioline in quelle domeniche eterne per sapere cosa succedeva in campo, qualunque altra cosa stessero facendo, persino al cinema: mostravano il volto di quella che non era propriamente una passione sportiva, ma una triste ritualità. E tuttavia non ho potuto fare a meno di leggere della scomparsa di Vialli legato almeno per me allo scudetto della Sampdoria che dopo il Napoli di Maradona era andato a scalzare almeno per un breve periodo, il potere delle grandi squadre degli Agnelli e dei Berlusconi che stavano letteralmente comprando il calcio e facendone una questione pruramente economica. Ma purtroppo in questa Italia degradata non si riesce a leggere niente di intelligente e di libero da un immaginario servile e sempre di serie B, tanto per usare una frase adatta all’argomento. Così leggendo il Corriere della Sera, organo ufficiale della coscienza infelice del Paese, si legge di un Vialli già ultracinquantenne e già malato da anni che prende un pallone sfuggito da non so quale campo in cui era presente  e lo bacia.  Ci sarebbero state tante cose da dire, ma il cronista non trova altro modo di descrivere questo fatto come un “gesto da vecchio marine”.

Ora parrebbe che l’autore faccia la posta alle residenze dei veterani o veda troppi fimetti all american boys  per farsi venire in mente questa cavolata. E mi chiedo quanti in realtà sappiano quali siano le vere imprese dei marines e il loro reale valore come corpo militare da non rendersi minimamente conto che questo mito è stato imposto come tanti altri dall’egemone. Praticamente assenti dalla guerra civile, dove tuttavia vennero sconfitti dai confederati nella prima battaglia importante a Manassas,  i marines cominciarono la loro formidabile carriera nle XIX secolo  contro Paesi e aree del tutto indifese o militarmente arretrate o comunque non in grado di opporre per vari motivi di carattere sociale e politico una efficace reazione. Sbarcarono infatti, ben coperti dai cannoni delle corazzate e degli incrociatori, a Formosa, in Giappone, in Uruguay, in Messico, Colombia, Hawaii, Egitto, Corea, Haiti, Samoa, Argentina, Cile, Nicaragua e Panama, sempre per imporre la volontà degli Usa che ancora oggi esprime un volonta di dominio in queste aree. Le cose si fecero difficili nella prima guerra mondiale nella quale gli Usa entrarono all’ultimo momento come avvoltoi pigliatutto: nella battglia di Bosco Belleau a ovest di Reims nel giungo del 1918 a guerra ormai in via di conclusione  la 4ª Brigata di marines congiunta ad altre due divisioni  statuni4000a senza ottenere alcun risultato e solo l’ordine del principe Guglielmo di Prussia per una ritirata generale dall’ area li salvò dall’essere completamente anninetati. E’ stato certamente l’episodio di maggior rilievo del corpo anche perché praticamente l’unico – a parte Manassas-  combattuto ad armi pari. 

Nella seconda guerra mondiale operarono praticamente solo nel Pacifico e la loro impresa impresa maggiore fu a Iwo Jima dove i marines dopo aver subito pesantissime perdite perché le fortificazioni giapponesi avevano resistito in qualche modo ai bombardameti aeronavali, uccisero per vendetta 13 mila giapponesi che si erano già arresi. Grande senso dell’onore, senza dubbio. Qualche reparto operò anche in Europa e principlamente nello sbarco in Sicilia dove stavano per essere ricacciati in mare nella zona di Gela dalla divisione Livorno, manco a dirlo gravemente carente di artiglieria oltre che di munizioni e solo l’intervento dei grosssi calibri navali della Royal Navy riusci a salvarli da una figuraccia. Più tardi durante la guerra di Corea le truppe americane in quel caso formate prevalentemete da marines stavano per essere completamente circondate dai cinesi, ma per sfondare le linee nemiche e riuscire così a sfuggire dal cul de sac, non trovarono di meglio che utilizzare un reggimento turco in forza alla Nato per un attacco suicida. Non parliamo della guerra del Vietnam dove, nonostrante una stratoferica superiorità in fatto di armamenti non riusciono ad avere ragione dei vietcong e in più riprese furono sconfitti anche dall’esercito regolare del vietnam del Nord. Le altre guerre in cui sono stati presenti in seguito, sempre e comunque in un contesto di fortissima asimmetria, sappiamo come sono andate.  Ma è interessante questa storia per capire come mai gli Usa abbiano bisogno di carne da cannone per combattere guerre vere e non per gestire conflitti di stile coloniale.