I numeri sono impietosi con le parole e soprattutto con le parole bugiarde e con i sotterfugi della comunicazione che in questo periodo hanno raggiunto il loro massimo storico. Grazie alla mancanza di cifre precise – oltre che di informazioni più generali sui prezzi del gas – è stato possibile vendere ai cittadini europei la favola del gas di scisto americano o di altre provenienze che avrebbe agevolmente sostituito quello russo. Così mentre le bollette aumentavano in realtà non c’erano cifre o ce n’ era una ridda ( che è poi lo stesso) che non fornivano alcun orientamento concreto: infatti non era poi così  facile scoprire a quali prezzi l’UE importava il gas russo prima della crisi, ma adesso cominciano ad arrivare i dati econometrici che permettono di scoprirlo. In Germania, ma il discorso è grosso modo  valido per la maggior parte dei Paesi europei, l’ufficio federale per l’economia e le esportazioni, ha pubblicato una serie di dati ufficiali dai quali risulta che la Germania ha pagato nel gennaio del 2021 1,8 miliardi euro per tutte le sue importazioni di gas. Basta questo dato per poter elaborare un quadro della situazione.

Estendendo questa cifra al resto dell’anno di ottiene un totale di 21, 6 miliardi di spesa totale. Tenendo conto che gennaio è il mese di maggior consumo ( anche se poi  è l’industria che fa la parte del leone) si può portare tranquillamente questa cifra a 21 miliardi e forse anche qualcosa di meno.  Poiché all’epoca la quota russa delle importazioni di gas tedesco era di circa il 55%, si può concludere che la Germania ha pagato circa 11,9 miliardi di euro all’anno per il gas russo nel periodo precedente la crisi energetica Se poi si va a vedere il documento Ue sui prezzi a lungo termine per il gas liquefatto statunitense si scopre che la sua importazione, nella stessa quantità di quello russo, anche ammesso che sia realmente possibile , implicherà un costo  a lungo termine di 30 miliardi di euro l’anno. Anzi se si applica il prezzo reale all’importazione pagato quest’estate secondo, si ottengono addirittura 54 miliardi di euro, quasi cinque volte di più. Ma questo è un particolare:  il punto è che fin da subito è apparso chiaro che la sostituzione del gas russo  con quello americano avrebbe determinato un aumento stratosferico e non episodico dei prezzi che non significa soltanto bollette alte, inflazione, speculazione, ma distruzione di un sistema industriale che oggi si trova a pagare costi per l’energia di molto superiori a tutti i suoi concorrenti.

Di fronte a  questi numeri che cominciano a fare capolino nei documenti economici  ci si deve legittimamente chiedere se è mai possibile che nessuno nelle capitali europee o a Bruxelles si sia accorto di star partecipando a un gioco al massacro preparato e condotto dagli Usa? Le cifre che ho citato e le tendenze che esse esplicitano erano certamente note ai governi da tempo e dunque tutto ciò che sta accadendo, compreso l’accanimento insensato nella guerra ucraina e nelle corrispondenti sanzioni, è stata una scelta deliberata, fatta dalla quasi totalità del milieu politico, salvo qualche frangia. Lo dicono i numeri. Ora questo implica due cose evidenti:  la prima  è che non è possibile pensare a un cambiamento di rotta senza cacciare il ceto politico asservito che ha lucidamente creato questa situazione, La seconda è che inutile attendersi un ribaltamento della situazione da eventi politici al di là dell’Atlantico: l’interesse Usa in questa operazione è troppo forte perché possa essere messa in discussione anche da un’amministrazione diversa da quella corrotta e criminale che oggi  occupa la Casa Bianca. ammesso che ci si possa mai arrivare e che il gruppo di potere globalista non preferisca la guerra nucleare  alla prospettiva di una perdita di potere. Solo un completo ribaltamento dell’agenda politica dei maggiori Paesi europei può portare a un mutamento della situazione. Pensare che la salvezza possa arrivare da altre parti, non solo dimostra davvero un modesto senso della sovranità, ma è anche completamente illusorio