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Ucraina: la guerra comincia ora

La ormai famosa esternazione di Berlusconi su Putin e la Russia, fatta proprio alla vigilia della formazione del governo Meloni induce alcuni a credere che il cavaliere – ben lungi dall’essersi rimbambito – indichi invece che egli sappia qualcosa e abbia voluto segnalare un imminente cambio di paradigma sull’Ucraina, una de escalation della guerra. Non avendo fonti privilegiate in questo senso non saprei dire, ma il fatto che la Russia non sia crollata sotto le sanzioni, che lo stesso Fmi cambi in meglio le previsioni sulla sua economia, che parte del mondo che conta, vedi Arabia Saudita,  stia abbandonando l’occidente, che la Gran Bretagna si sia letteralmente rovinata per aver voluto ricoprire  un ruolo di primo piano nell’assalto a Mosca, che tutta l’Europa stia andando in una profonda recessione per mancanza di energia, suggerirebbe un ritorno alla diplomazia e alla ragione. Per molti dopo le elezioni di medio termine in Usa la musica cambierà, anche se come ho sostenuto, in questo post, un cambio politico non farà certo venire meno l’impero e le sue logiche di fondo, anche se potrebbe cambiare l’atteggiamento.

Questo è in sostanza ciò che si spera, ma purtroppo ci sono molti motivi per essere pessimisti su una possibile disinnesco della guerra in cui presupposti si vanno tutti allineando, compresa l’ultima sorpresa per la quale gli Usa hanno definito possibile una risposta nucleare a un atto di guerra convenzionale, mostrando allo stesso tempo la propria inaudita ferocia e la propria debolezza. Il problema fondamentale  in questa guerra è che essa è stata iniziata non certo pensando che l’Ucraina potesse davvero resistere e alla fine vincere sul piano militare, ma nell’ errata convinzione che le sanzioni avrebbero fatto crollare la Russia o che quanto meno l’avrebbero piegata nel giro di qualche settimana. Ciò non è accaduto perché il sistema occidentale e dunque tutto l’occidente si trova sull’orlo di un crollo dell’economia di carta che ha costruito e non è riuscito a trovare un consenso generale attorno a se. Russia, Cina e Iran hanno compiuto grandi progressi verso la fine dell’egemonia dei petrodollari statunitensi per la vendita di energia (e per molto altro). Così l’impero si trova alle prese con una guerra di cui non riesce a comprendere bene le logiche. La lentezza con cui si è sviluppata l’azione russa costituisce un enigma, perché tutti sanno  che Mosca avrebbe potuto facilmente fare terra bruciata di parte dell’Ucraina ( sul modello americano) e avanzare molto più velocemente. Ciò è stato interpretato  o meglio si è voluto dare una spiegazione di comodo che veniva buona anche per placare le opinioni pubbliche, come una debolezza inaspettata della Russia per cui valeva la pena suicidarsi economicamente e sommergere Kiev di armi e denaro per sopravvivere. Ma la ragione vera – a parte il massiccio invio di armi e denaro – è che il tempo lavora contro l’occidente che rischia di sprofondare in una crisi esistenziale proprio con la guerra in corso.

D’altra parte gli Usa e il codazzo delle colonie sottoposte a occupazione militare non vogliono la pace perché – ennesimo segno dello squilibrio mentale in cui viviamo – essa potrebbe essere interpretata come una debolezza e accelerare il processo di multipolarizzazione invece di fermarlo. Quindi stanno preparando qualcosa che dia l’impressione di una riscossa e questo implica quasi necessariamente un intervento diretto. E’ pur che già adesso l’esercito ucraino è una sorta di zombie che in realtà è tenuto insieme da gruppi di fanatici neonazisti sparsi tra i reparti, ma soprattutto da truppe Nato sotto forma di mercenari. Ciò evidentemente non basta per ottenere quella che potrebbe essere chiamata una vittoria che  che invece va ricercata a tutti i costi. solo dopo aver dato quella che potrebbe sembrare una lezione ai Russi, la Nato si fermerà. Peccato che per farlo dovrà intervenire direttamente e provocare così con ogni probabilità una deflagrazione che diventerà ben presto nucleare.  E bisogna fare presto perché nel frattempo cominceranno ad arrivare i rinforzi russi.

Come si svilupperà la situazione è da vedere: c’è in ballo la famosa bomba sporca che potrebbe costituire un pretesto, anche se ormai ad esclusivo favore degli imbecilli occidentali senza speranza, perché nel resto del mondo hanno già mangiato la foglia da tempo. Questo potrebbe innescare l’intervento della . 101a divisione aviotrasportata dalla Romania recentemente dislocata in Romania.per tentare la presa di Odessa. Ma questo sarebbe un azzardo  perché le truppe trasportate dagli elicotteri che non hanno l’autonomia necessaria a fare un viaggio di andata e ritorno, sarebbero facile preda della contraerea russa e successivamente dei missili russi. Qui non siamo in Afghanistan. Un obiettivo più alla  portata di un reparto destinato a creare teste di ponte sarebbe quello di investire Tiraspol la capitale della Transnistria, che ospita un  contingente russo isolato da resto delle truppe  e che potrebbe anche cadere nel caso le sue capacità antiaeree non fossero sufficienti. A questo bisogna aggiungere però il rischio che un’operazione del genere si trasformi ben presto in una disfatta: le prestazioni delle truppe d’elite americane a partire dalla Corea non sono certo state esaltanti quando il nemico e forte in qualche settore. E di fatto  dopo il Vietnam le truppe americane non si sono trovate in un a situazione ad alta densità di fuoco. Potrebbero esserci spiacevoli soprese.

Secondo altri la divisione Usa è stata inviata in Romania più  per lanciare un segnale a Mosca nel caso essa decida di bloccare la via delle armi che arriva dalla Polonia tagliando il confine e a questo punto le armi potrebbero arrivare solo dalla Romania dove tuttavia la capacità di trasporto è per v ari motivi molto ridotta. Ma alla fine tutto testimonia che niente du buono ci attende e che certo ottimismo è proprio forzata.

 

 

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