Anna Lombroso per il Simplicissimus

Una cosa è certa, la novantaseienne Elisabetta seconda, la sovrana che ha regnato su due secoli,  sarà l’ultima regime.

Doveva saperlo bene, avendo accompagnato il suo paese alla demolizione del suo mito imperiale, culminato nella brexit e nell’insensato protagonismo rivendicato nella guerra della Nato in Ucraina.

Oggi per è la giornata del compianto, stampa e popolo dei sociale si bea dei tailleur color sorbetto, della scrupolo severo che ha accompagnato gli anni di regno, del rispetto di quel format che le avevano incollato addosso, anaffettivo, algido, salvo che le per sue passioni da gentildonna di campagna, i cavalli, la caccia alla volpe, quel wiskyno la sera davanti al caminetto i suoi shortbread  consumati con la stessa frugalità che riservava contatti con il popolo salutato con quell’inimitabile gesto composto della mano.

È tutto un parlare dei suoi capricciosi cappellini unica concessione alla femminilità, a quegli abiti sontuosi da cerimonia degna dell’omonimo Castelle,    che la trasformavano in una di quelle bambole piazzate sul letto, adornata come una madonna di Pompei, di perle, diamanti, smeraldi che ogni tanto concedeva   a una nuora, a sancire la simpatia del momento per una nuora   di una suocera capricciosa, autoritaria e  vendicativa.

«Dichiaro di fronte a voi che la mia intera vita, che sia lunga o breve, sarà dedicata al vostro servizio e al servizio della nostra grande famiglia imperiale», disse all’atto dell’incoronazione quella regina per caso per via dell’abdicazione di di Edoardo VIII che aveva prima catapultato il modesto Bertie sul trono e poi alla sua dipartita prematura la figlia Elisabetta appena ventunenne.

Doveva proprio essersi incapricciata di quel giovanottone di esplicite simpatie filonaziste, burbanzoso e inanellatore di gaffe passate alla leggenda, cui rimase fedele così come rimase fedele al suo programma che doveva combinare efficienza, equilibrio tra tradizione e modernità, che purtroppo come in una normale famiglia alto borghese si è poi tradotto in scandali,  abusi animati dalla presenza delle schiave sessuali del magnate Jeffrey Epstein, in troppe bevute, in patologie del comportamento e così via.

Ha dovuto ceder alla pressione popolare inchinandosi davanti alla sciacquetta che aveva guadagnato il favore della gente e non sarò la prima o l’ultima volta. Invece su altri fronti si dimostrò incrollabile.

Perché sotto quelli cappellini si nascondeva una micidiale macchina da guerra, che sapeva combinare imperialismo e colonialismo interno, Le ha dichiarate tutte  le guerre, quelle delle della Nato e quelle inglesi, perfino quella della Malvinas, per il controllo e il possesso delle Falkland e della Georgia del Sud e delle Isole Falkland, fortemente voluta dalla Thatcher. Cui diede campo libero per il massacro sociale che riportò i minatore al tempo dei D.H.Lawrence e i loro figli a quelli di Oliver Twist. Ne abbracciò con reale indifferenza la filosofia del Tina: non c’era alternativa ai comandi liberisti, all’acquisto di armi al posto di spese sociali, alla pressione sugli immigrati,. Le due lady di ferro in perfetta consonanza fecero strame con la compiacenza della middle classe preparando il terreno per il seguito, le guerre dei progressisti alla Blair, dentro e fuori il Paese.

Non era sufficiente aver rubato il simbolo della Grecia, il Partenone, bisognava avvilire il suo popolo, cancellare la sua dignità affamarlo. E coì per gli altri colpevoli di infingardaggine, indolenza mediterranea, eppure in ammirazione, si direbbe, del sistema reale e imperiale, così sontuoso e potente.

Non la finirò mai di stupirmi  per la nostra acquiescenza ai miti, alle icone,  da Hollywood a Londra, si vede proprio che abbiamo un’indole servile.