Potremmo anche formulare la cosa in questo modo: la sconfitta di Macron alle legislative in Francia è ciò che ha mosso la crisi del governo Draghi in Italia. Non c’è alcun dubbio che la sconfitta strategica subita in particolare dall’Europa colpita al cuore dalle sue stesse sanzioni, abbia innescato meccanismi di rigetto particolarmente evidenti nel caso Johnson, uno dei più feroci sostenitori  del carnaio ucraino- Ma in Italia la crisi assume caratteri di ambiguità e di falsità molto evidenti: il brusco passaggio da un parlamento costantemente sull’attenti al passaggio di Draghi alla crisi politica, denunciano il fatto  che ci siano parecchie altri fattori in gioco il primo dei quali è un elettorato che come in Francia, comincia ad aprire gli occhi.  Il secondo, francamente miserabile, è  il fatto che la legislatura è durata abbastanza da garantire un vitalizio ai parlamentari e dunque una maggiore libertà d’azione:  molti non saranno comunque rieletti e almeno si sono garantiti la vecchiaia rubando il futuro ai cittadini. La terza  è invece il carattere di artificialità di questa crisi in cui un milieu politico prima protagonista del tradimento delle promesse, poi interamente complice della pandemia, dei suoi abusi, della restrizione delle libertà, degli infiniti strappi costituzionali, della vasta azione di ruberia a cui non si è sottratto un ambiente medico, la cui coscienza è in libera vendita, senza nemmeno bisogni di ricetta e infine la guerra:  la sensazione è che con questa crisi tutti stiano cercando di ridarsi una verginità dopo quasi cinque anni di bordello.

Questo è vero senza alcun dubbio per Conte e ciò che rimane dei Cinque Stelle a meno che non si voglia credere che con un armageddon economico in arrivo si faccia una crisi di governo per un inceneritore: è forse ancora peggio che i pizzicotti sul sedere che avrebbero affondato Johnson. Ma anche Lega e Fratelli d’Italia devono farsi perdonare il servo encomio Draghi e una “opposizione” proclamata, ma di cui non si è mai vista la minima traccia. Persino il Pd che per decenni ha covato Draghi e che ha organizzato messe cantate per celebrarlo non sembra poi troppo adontato dalla sua possibile caduta, per non dire che l’ha persino accelerata mandando avanti provvedimenti divisivi come ad esempio quello sulla legalizzazione della cannabis.  Si ha insomma l’impressione che il sistema politico nel suo complesso non voglia arrivare alle elezioni con Draghi imperante, che lo stesso presidente del consiglio mediti la fuga visti gli enormi problemi che si addensano sul Paese anche grazie a lui e che insomma si voglia evitare che alla fine gli italiani, sia pure faticosamente. rifiutino tutto questo sistema di palazzo  e si rivolgano ad altre offerte politiche finora rimaste ai margini, Se invece tutto l’arco incostituzionale prende le distanze dal ragionier tiranno, è un po’ come azzerare la situazione:  si può rimettere in moto la macchina dell’inganno e salvare i partiti del sissignore europeo e natista.

Tuttavia il fatto che Mattarella insista imperterrito con l’aut aut  Draghi o elezioni anticipate anche  in un momento nel quale la potenza di questo ricatto  ha perso buona parte della sua forza,  mi fa venire l’idea che il sistema di potere italiano, sempre più incerto sul suo futuro, stia cercando non più un pretesto per rimandare l’appuntamento  con le urne, ma anzi di arrivarvi il prima possibile, ovvero prima che i disastri derivanti dalle sanzioni, dall’aumento stratosferico dei costi energetici, favoriti dagli utili idioti di Bruxelles e le difficoltà per il sistema produttivo si manifestino pienamente. Elezioni nella tarda primavera cadrebbero proprio nel primo atto di questo dramma mettendo in grave pericolo la tenuta del sistema di potere , mentre in autunno ci sarebbe ancora spazio per qualche illusionismo, nonostante la stanchezza degli italiani. Inoltre questo non concederebbe  alla forze di opposizione che si vanno coagulando sia pure faticosamente di organizzarsi pienamente. Insomma potrebbe anche essere che il sistema politico stia recitando un copione per la sua stessa sopravvivenza  complessiva e il fatto che Draghi abbia messo in scena le sue dimissioni anche dopo aver ricevuto la fiducia del Parlamento mi induce a pensare che ci sia un retro pensiero oppure che si trattati di una fuga del vile affarista che sente arrivare la tempesta e vuole abbandonare la nave. Ma in questo caso dovrebbe ricevere l’assenso dei suoi padroni che tuttavia non si fidano di eventuali prestanome, anche sotto la garanzia del Quirinale perché quando turbina e grandina il cartone si nagna e diventa inservibile.

Perciò pensare a un copione di questo tipo non è poi troppo peregrino e comunque in linea con le “congiure di palazzo” con cui è andata avanti la politica italiana quanto meno dalla rielezione di Napolitano, provocando un tale collasso che adesso siamo costretti a rimpiangere il peggior presidente della storia repubblicana. In ogni caso un Draghi bis, vale a dire l’ipotesi che viene data come più probabile, sarebbe davvero qualcosa di talmente penoso e inutile che non so quanto convenga davvero e quanto sia praticabile visto che Conte facendo marcia indietro perderebbe totalmente i voti che ha cercato di riconquistare facendo il gran rifiuto, ma anche Berlusconi e Salvini perderebbero qualsiasi residua credibilità.