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A San Pietroburgo nasce il nuovo G8

Probabilmente non c’è nulla che possa sconcertare l’occidente più di un congresso  economico che si svolge ad di fuori di esso e dei suoi tentacoli nella convinzione che l’economia è da sempre e per sempre “Cosa nostra”. Ecco perché i media mainstream occidentali, salvo pochissime eccezioni, non parlano del forum economico di San Pietroburgo in pieno svolgimento o ne parlano male con tutta la infinita banalità e stupidità di cui sono capaci. Ma vi  partecipano Paesi che rappresentano la maggioranza dell’ecumene umano e della manifattura planetaria. Tanto che Il relatore della Duma, Vyacheslav Volodin,  ha definito il mondo multipolare emergente il nuovo G8 che riunisce  i paesi “che desiderano costruire un dialogo equo e relazioni reciprocamente vantaggiose” e che sono stati spinti dal comportamento degli Stati Uniti a cercare di approfondire le relazioni tra di loro. Inutile  dire che questo nuovo G8 rappresenta un pil a parità di acquisto  del 24 per cento superiore a quello del G7 occidentale: una differenza che si va approfondendo man mano che l’impero si avvicina all’orlo del collasso.

Ma la forza vera di questo nuovo mondo è  stato definito da Sergei Fedorov:, membro dell’accademia russa delle scienze in questo modo: “Il nuovo G8 “non impone nulla a nessuno, ma cerca di trovare soluzioni comuni”. Così Russia, Cina e India, con Indonesia, Iran, Messico e Turchia. assieme ad altri Paesi che hanno chiesto di aggregarsi come l’Argentina cercheranno  di agire in armonia, invece che sotto il ricatto continuo e la dittatura di Fmi e Banca mondiale come avviene da quasi mezzo secolo a questa parte, un sistema che sta diventando intollerabile. La creazione del nuovo G8 e la sua intersezione con Brics porterà Pechino a potenziare quella che è già stata concettualizzata da Cheng Yawen, dell’Istituto di relazioni internazionali dell’università di Shanghai come la  strategia dei Tre Anelli  che dovrebbe consentire alla Cina di  opporsi alla guerra commerciale scatenata contro di essa dall’impero delle menzogne, Il primo anello è costituito dai  paesi vicini alla Cina in Asia orientale, Asia centrale e Medio Oriente; il secondo dai paesi in via di sviluppo in Asia, Africa e America Latina e il terzo si estende ai tradizionali paesi industrializzati, principalmente all’ Europa e agli stessi Stati Uniti. Nella sostanza si tratta di creare una profonda integrazione con il cosiddetto Sud del mondo che tuttavia dal 1980 ad ogi ha praticamente raddoppiato il suo pil dal 21 al 42 per cento del totale. Eppure gli attuali flussi commerciali e gli investimenti reciproci dei paesi in via di sviluppo dipendono ancora fortemente dalle istituzioni e dalle reti finanziarie e monetarie controllate dall’Occidente. Per spezzare la loro dipendenza dall’Occidente e rafforzare ulteriormente l’autonomia economica e politica, dovrebbero essere costruiti una più ampia cooperazione finanziaria e monetaria e nuovi strumenti di collaborazione.

E’ fin troppo chiaro che gli Usa non staranno a guardare e cercheranno di mettere in ogni modo i bastoni tra le ruote alla Cina spalleggiata dalla Russia, nonostante il tentativo di suturare la via della seta con le guerre in Libia, Sira, Afghanistan, Jugoslavia e Iraq,  ed è per questo che il “nuovo G8” diventerà essenziale come fermo per questo anelli. Intanto per stabilizzare gli “stan” dell’Asia centrale, cosa che interessa anche alla Russia, per farne delle tappe della via della seta via terra. E in questo quadro si va già costruendo  un gasdotto Cina – Asia centrale che  collegherà i giacimenti di gas del Turkmenistan allo Xinjiang attraverso l’Uzbekistan, il Tagikistan e il Kirghizistan. Su questa stessa linea geografica si affiancherà una ferrovia ad alta capacità lunga più o meno 600 chilometri e facilmente collegabile con le linee russe.  Tutto questo nell’ attuale scenario geopolitico dominato dalla guerra  in Ucraina è come una bomba perché vi aggiunge il peso delle  nuove logiche economiche. E non è forse un caso se proprio al forum di San Pietroburgo si è detto  esplicitamente ciò che era implicito, ovvero che l’invio di armi al regime di Kiev costringerò Mosca a non fermarsi. vuoi cedere che mandare armi non significa pace come ha detto un volgare cretino nostrano, ma ancora più guerra?

 

 

 

 

 

 

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