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I sogni bagnati di Boris

Spesso accade che gli eredi dei grandi imperi abbiano dei sogni di potenza bagnati e così accade anche alla Gran Bretagna di Boris Johnson che da oltre un secolo è stata sostituita dagli Usa, ma che ogni tanto delira. Adesso la russofobia di Boris Johnson si è concretizzata – se questo termine si potesse adattare ai vaneggiamenti di Downing Street – in sogni sgangherati che si sono ingranditi come una montagna da quando il primo ministro inglese ha fallito nel suo tentativo di trascinate l’India nella battaglia che l’anglosfera sta conducendo per rimanere al comando. A parte le frenetiche invocazioni di distruzione della Russia e la continua proposta di provocazioni , l’unica maniera di prendere parte allo spettacolo è quello di inventarsi una sorta di sub Nato o mini europa dominata da Londra della quale dovrebbero far parte gli stati baltici, la Polonia, l’Ucraina e forse in futuro la Turchia. E si capisce perché circoli la barzelletta sulla differenza che passa tra  Zelensky e Johnson: il primo è un comico diventato politico e il secondo un politico che si è trasformato in buffone.  Questa “Global Britain” che ha appunto un nome ma non un senso, nasce dalla evidente incapacità del governo britannico di prendere atto della realtà, come se davvero credesse alle chiacchiere dei suoi giornali. Ora l’Ucraina è un Paese fallito, territorialmente ridotto alla metà o quasi rispetto a prima, dove comunque il dialetto ucraino è solo la seconda lingua e dove l’occidente si è divertito a costruire una sorta un regime spregevole e assassino:  avrebbe bisogno di tutte le risorse della Banca d’Inghilterra solo per riuscire a sopravvivere.

E il resto non è poi molto meglio: i Paesi Baltici hanno ormai nell’insieme solo  4 milioni di abitanti , tra cui un 20 per cento di lingua e cultura russa: da quando hanno aderito alla Nato e all’Europa si sono praticamente spopolati perché i giovani si sono sparsi nel continente alla caccia di lavoro sottopagato. Non hanno di fatto forze militari e nemmeno un’aviazione che viene surrogata da meno di una decina di caccia della Nato che si alternano compresi quelli italiani. La Gran Bretagna può schierarvi 1700 uomini e 18 carri armati per proteggerli dalla Russia il che a naso non si direbbe sufficiente . La Turchia va per i fatti suoi e comunque di certo non ambisce a dover trattare con Londra la cui flotta non ha più nulla a che vedere con quella imperiale, non ha nemmeno più un incrociatore e possiede però due portaerei che si debbono scambiare i caccia perché non ce ne sono abbastanza per entrambe. Infine  le sue forze nucleari sono affidate a due sommergibili  lanciamissili acquistati dagli Usa che di fatto sono gestiti dal Pentagono. La Polonia infine è una pessima idea vista le ossessioni di Varsavia e in ogni caso già oggi i rapporti sono abbastanza stretti. Ma evidentemente Johnson non sta facendo dei ragionamenti, sta semplicemente inventandosi qualcosa per esorcizzare il futuro e la possibilità che la Gran Bretagna alla fine diventi una normale nazione alla pari di altre di simili dimensioni e popolazione.

Questo febbrile attivismo della fantasia in realtà nasce perché Londra si rende oscuramente conto che la miserabile Europa oligarchica rappresentata dalla Ue si sta suicidando e si sta disgregando, probabilmente dando origine a qualcosa di meglio e probabilmente anche si più grande,  che gli Usa sono dentro una gravissima crisi e che sta nascendo un nuovo ordine mondiale che non vuole più  prendere ordini delle elite anglofone. il vuoto circonda ormai questo mondo e allora si cerca disperatamente di sognare un qualche fantasioso modo per illudersi di avere ancora un futuro speciale, di poter avere se non il bastone, almeno un bastoncino di comando. Ma è già troppo tardi perché proprio il tentativo di impedire la trasformazione del mondo ha finito per accelerarla: non rimane che aggredire il nemico con la forza cieca della propria russofobia che all’inizio fa incazzare, ma che volge ogni giorno di più al patetico

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