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Salvare la faccia: è la nuova parola d’ordine della Nato

Ma mano che i sotterranei dell’Azovstal vomitano i nazisti che i erano nascosti lì dentro assieme agli amici della Nato, man mano che le possibilità di ” narrare” una possibile vittoria ucraina e la “debolezza” della Russia vengono meno, i vigliacchi che hanno fatto dell’Ucraina carne da cannone cominciano a prendere le distanze. Tutto avviene come al solito nel mondo anglosassone, con una presa di posizione di qualche accademico che poi come un sasso gettato nello stagno comincia a formare onde concentriche che si diffondono nell’acqua stagnante dove le menzogne pian piano vanno incontro a un processo di putrefazione. Questa volta tocca a “Politico” aprire le danze pubblicando  un articolo scritto a più mani da Patrick Porter, professore all’Università di Birmingham, Benjamin Friedman, direttore degli affari politici del think tank americano Defence Priorities, e Justin Logan, ricercatore senior del Cato Institute: la loro tesi è che gli interessi di Washington  e di Kiev non sono identici e che il sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina può dare alla parte ucraina “false speranze” e ritardare il processo di pace.

Certo quasi 100 miliardi di dollari in armamenti finora concessi o promessi a Kiev (praticamente il doppio della bilancio militare di un Paese come la Francia) non sono precisamente una falsa speranza, ma questo non frena gli autori dell’articolo dal dire che:  “Se Kiev crede che il supporto occidentale sia infinito o sia destinato a diventare più diretto, potrebbe finire per rifiutare l’accordo che gli è stato offerto e soffrirne quando il supporto su cui contava non c’è”. Insomma non è stato l’occidente complessivo che ha dato al governo di Kiev, peraltro un mero fantoccio nelle mani di Washington, l’idea di poter essere supportato pienamente dalla Nato nella strategia di assalire il Donbass, ovvero l’operazione concepita  proprio per provocare l’intervento russo e le successive sanzioni, ma è stata l’Ucraina ad illudersi, quasi che Zelensky abbia stonato nelle sue performances pianistiche con un solo dito, per così dire.  A dire la verità gli autori riconoscono che non c’era alcun accordo scritto che impegnasse l’occidente e che dunque gli ucraini siano stati in qualche modo ingannati, da ” assicurazioni allettanti, ma false”. che li ha resi più audaci nelle loro mosse  a tal punto da “prendere provvedimenti che hanno accelerato azioni decisive da parte della Russia”. Resta da capire cosa ci facessero tanti ufficiali Nato a Mariupol, avvero nella zona in cui avrebbe dovuto svilupparsi l’offensiva contro il Donbass. Ma lasciamo perdere la coerenza che non può essere richiesta ai narratori seriali: ciò che importa è che gli autori abbiano  sottolineato la divergenza di interessi tra l’Ucraina e la Nato e la necessità che Kiev cominci a trattare anche se non si capisce bene quali sarebbero questi accordi: è in sostanza il riconoscimento della sconfitta occidentale che si è illusa di poter colpire in maniera decisiva la Russia con le sanzioni  cosa che invece non è avvenuta e anzi ha avuto un terribile effetto boomerang.

Così mentre ‘amministrazione di Washington si ostina ancora a dire che la fornitura di armi all’Ucraina serve ad accelerare trattative di pace – una totale idiozia che viene spacciata per nascondere sotto un velo la sconfitta – in realtà si sta preparando il terreno per gli accordi pace. Come già detto in altra occasione però gli Usa non si fidano di Zelensky  e ipotizzano di sostituirlo con il presidente del Parlamento, uomo meno incline alla “neve”, e meno imprevedibile. Oltretutto questa mossa accrediterebbe la tesi dell’articolo di cui parliamo e cioè di una non comprensione da parte  del governo ucraino dei limiti che la Nato si era data , facendolo apparire come un errore di Ze che si sarebbe fatto trascinare troppo dai nazisti. Ora l’occidente vuole salvare la faccia e vuole avere il pretesto di sbaraccare alcune sanzioni e soprattutto impedire che Mosca faccia davvero cessare le sue forniture energetiche come reazione al continuo arrivo di armi, certo abbastanza inutili , ma moralmente impegnativo.  Nella loro follia gli occidentali non hanno affatto compreso che l’invio così massiccio di armamento,  la immediata conversione al nazismo, le russofobia obbligatoria hanno in qualche modo cambiato i piani di Mosca che ora andrà sino in fondo, sottraendo all’Ucraina tutti i territori russofoni, non potendosi fidare di governi fantoccio. E costringerà i decisori europei a spiegare alle popolazioni che governano non più con le leggi, ma con le siringhe il perché li abbiano esposti  a un drammatico impoverimento per una guerra persa un partenza.

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