Una delle persone meno simpatiche che mi sia accaduto di incontrare è Carlo De Benedetti, nonostante il fatto che al tempo fosse in lite con l’orrendo Berlusconi, ma del resto è proprio lui che ha traghettato ciò che rimaneva della sinistra nel cuore del neoliberismo, inventandosi il Pd come contenitore mimetico. Però devo dire che almeno in questa occasione si è riscattato: in una intervista evidentemente concordata per fare smuovere le acque dello stagno l’Ingegnere, come si chiamava un tempo, ha detto di fronte a un Cazzullo con la faccia atteggiata alla Cazzullo, che badava a tenersi le medaglia della guerra narrata dalla parte NaziNato, ribadendo ogni volta ogni volte “le colpe di Putin” ha preso con forza le distanze dalla guerra e dalle sue pseudo ragioni. all’attonito interlocutore ha detto; “Gli interessi degli USA e del Regno Unito da una parte, e dell’Europa e in particolare dell’Italia dall’altra, divergono assolutamente. Se Biden vuole fare la guerra alla Russia tramite l’Ucraina, è affar suo. Noi non possiamo e non dobbiamo seguirlo”… “Se l’America vuol fare la guerra a Putin, la faccia; ma non è l’interesse dell’Europa. non è una mia opinione personale: è quello che pensano in Germania”.
Questa evidenza finora è rimasta tabù a Bruxelles dove ci sono solo lobbisti di Washington, totalmente decerebrati, e avulsi dalla realtà, ma finalmente De Benedetti ha dato voce a quell’ambiente imprenditoriale che ha compreso perfettamente come la manovra di Washington non cerchi solo di isolare la Russia , ma tenda ad affossare l’industria europea per sostituirla con i grandi gruppi americani. I contraccolpi economici dovuti alla sanzioni contro la Russia sarebbero infatti mortali per economie di trasformazione come le nostre e la crisi conseguente farebbe del continente europeo niente più di una grande Portorico. Forse ai De Benedetti non dispiacerebbe un’altra crisi che riducesse ancora i salari e precarizzasse meglio il lavoro ma qui si parla di una vera e propria tempesta che farebbe sparire nei suoi gorghi anche la grande imprenditoria europea, E’ pur vero che essa ha flirtato per anni con i think- thank atlantisti di ogni genere e di ogni degenere proprio per chiedere e ottenere la capitolazione del mondo del lavoro, cosa che ha fatto in combutta con le istituzioni europee fondamentalmente non elettive e selezionate da Washington, ma adesso arriva la parte spiacevole, quella in cui a forza di tenere bordone a un ultra capitalismo di marca americana, essi stessi si sono trasformati nelle vittime designate. Così cominciano ad averne abbastanza della guerra ucraina e delle sanzioni alla Russia che stanno distruggendo un modello fatti di bassi prezzi dell’energia (grazie alla Russia) e di salari calanti che hanno fatto pagare a gran parte della popolazione la mancanza di una modulazione monetaria, impossibile con l’euro. De Benedetti a detto al fido Cazzullo impiegato di concetto della Nato che si ostinava a puntare il dito contro Putin che a lui non gliene frega nulla di chi sia la colpa, solo non vuole essere stritolato nel tagliacarne di Washington.
Forse gli imprenditori europei pensavano che la crisi sarebbe passata presto, che gli Usa non avrebbero dato fondo ai loro magazzini di armi per armare il fanatismo ucraino e che dunque l’Europa sarebbe stata costretta a stringere il cappio su stessa fino all’estremo limite. Ma è chiaro che De Benedetti nel dire no a Washington e alla sua guerra sta paradossalmente dicendo no anche a una Ue svuotata ormai di ogni senso oltre che di ogni dignità e a un’euro che ormai non ha più alcun senso, nemmeno quello deteriore di sterilizzare le battaglie sociali. Sta dicendo no a stesso e a un’epoca che finalmente svela il suo vero volto.
Chi non muore ,si rivede.purtroppo.
Toh …
https://twitter.com/ChanceGardi/status/1523741814813265920
Mah…
https://twitter.com/michele_geraci/status/1523569401970454529
Eh…
https://twitter.com/Gitro77/status/1523566967315378176
Ci andrei piano prima di abbandonarmi all’entusiasmo. L’apparente voltagabbana rispecchia il sottile-ma-non-troppo cambio di bandiera del mondo sionista al riguardo – adesso che ha capito che le proprie fortune in Russia hanno sofferto qualche scricchiolatura. Niente paura peraltro, ma e’ solo questione di prudenza. E’ importantissimo essere presenti dovunque, urbi et orbi, ed eliminare ogni odore di fronda. Del resto come l’editorialista son certo sappia, gli USA sono “Israeli occupied territory”, parola di Pat Buchanan ex candidato presidenziale.
2. Reminder
“Dividere per regnare meglio.
La scissione del continente europeo al servizio degli Stati Uniti”
di Pierre Hillard
Le modalità della costruzione europea dipendono dall’idea che ci si fa dell’unità dell’Europa e del suo ruolo nel mondo. Dopo aver pilotato la creazione dell’Unione per stabilizzare l’Europa occidentale e sottrarla all’influenza sovietica, gli Stati Uniti incoraggiano oggi a un tempo la sua espansione geografica e la sua diluizione politica. L’Unione potrebbe allora assorbire la Russia e triturare gli Stati membri in una miriade di regioni, che si trasformerebbero in una vasta zona di libero scambio protetta dalla potenza militare degli Stati Uniti.
Al contrario di un’idea diffusa, numerose forze per promuovere questo progetto si trovano già nel seno dell’Unione, come lo attesta la carta ufficiale che riproduciamo.
Per articolo completo:
http://www.voltairenet.org/article164471.html
L”ottima analisi di Pierre Hillard di cui sopra risale al 2003 ma nel frattempo l’ascesa di Putin in Russia ha messo pesantemente i bastoni fra le ruote a un folle progetto globalista del genere , probabilmente anche per questo hanno il dente molto avvelenato contro la Russia di Putinn!
3. Ottimo articolo, complimenti!!
1. Reminder.
“Financial Times – L’Europa inizia a pensare l’impensabile: smantellare l’eurozona”, traduzione a cura di Voci dall’Estero, Marzo 3, 2017
Un interessante articolo del Financial Times conferma che in Europa si sta iniziando a pensare al post-eurozona. I difetti economici insiti nell’unione valutaria, il problema dell’immigrazione e gli sviluppi geopolitici più recenti sono destinati a mettere ulteriormente sotto pressione il fragile blocco valutario. Al di là delle pubblicazioni ufficiali degli eurocrati improntate all’ottimismo (ma sempre prive di chiarezza e che fanno trasparire la mancanza di una visione unitaria del futuro), si moltiplicano le evidenze nei Parlamenti nazionali e nei think tank che l’eurozona è ormai messa in discussione. Diventa sempre più importante e urgente aprire un dibattito su come gestire la sua disgregazione e verso quale assetto tendere una volta superata questa fallimentare struttura economica.
Di Tony Barber, 3 marzo 2017
Proseguimento:
https://vocidallestero.it/2017/03/03/ft-leuropa-inizia-a-pensare-limpensabile-smantellare-leurozona/
In particolare, i seguenti passaggi dell’articolo:
Al di là di queste proposte relativamente prudenti, alcuni responsabili politici e analisti indipendenti stanno pensando l’impensabile. Un esempio è il report di MacroGeo, una società di consulenza presieduta da Carlo de Benedetti, un veterano della comunità imprenditoriale italiana. Il report “L’Europa al tempo di Trump e della Brexit: Disintegrazione e Riorganizzazione”, arriva a conclusioni coraggiose. Afferma che l’UE nella sua forma attuale con ogni probabilità va incontro alla decomposizione, anche se dovessero vincere le elezioni di quest’anno politici pro-integrazione come Emmanuel Macron, il centrista indipendente francese, e Martin Schulz, il social democratico tedesco.
“Per il ciclo elettorale 2021-22, l’UE potrebbe entrare negli ultimi cinque anni della sua ‘reale’ esistenza”, dice il report, che considera che le strutture legali formali dell’unione con sede a Bruxelles potrebbero resistere più a lungo.
Il report sostiene che, al di là di shock quali il voto britannico per l’uscita dall’UE, i trend geopolitici di lungo termine stanno portando l’unione valutaria all’atrofia. Ai confini orientali e meridionali dell’Unione si affacciano molti problemi: l’immigrazione clandestina, stati prossimi al fallimento, terrorismo, cambiamenti climatici e revisionismo russo.
Nel frattempo, gli Stati Uniti si stanno lentamente disimpegnando dall’Europa per focalizzarsi sulla Cina e l’estremo oriente. La Germania non occuperà il posto degli Stati Uniti come potenza egemone di riferimento per l’Europa: non lascerà mai che l’eurozona diventi una “unione di trasferimenti fiscali” e, nonostante le speculazioni riguardo a un deterrente nucleare tedesco, il suo passato nel ventesimo secolo dice chiaramente che né la Germania né i suoi vicini vogliono che essa diventi la potenza militare dominante dell’Europa.
La disintegrazione dell’UE scatenerebbe “i pericolosi demoni nazionalistici del passato europeo”, come teme Guy Verhofstadt, ex primo ministro belga? Gli autori del report di MacroGeo prevedono che non si avrà un’anarchica competizione tra gli stati-nazione, bensì “l’affermazione di un nucleo centrale geoeconomico intorno alla Germania”.
Questo sarebbe formato dalla Germania e dai paesi che ne costituiscono la filiera industriale, cui si addice la cultura fiscale e monetaria tedesca. In maniera disarmante, gli autori suggeriscono che, “se l’Italia dovesse dividersi”, l’Italia del Nord potrebbe unirsi al gruppo formato da Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e alcuni paesi scandinavi.
Questa evoluzione presuppone la disgregazione dell’eurozona a 19 paesi.
Ad avviso di me ignorante . . contribuente italiano indefesso . . l’unica strada per dare una svolta a questo conflitto è cambiare i Vertici della UE. Disgraziatamente e purtroppo per Noi tutti sono solo ( anche se miliardari ) dei poveri ignoranti, che hanno messe in croce tutta l’Europa. Biden detta gli ordini e Loro eseguono poichè non sanno da dove cominciare. Spero solo che cada l’attuale N/S Governo al più presto che ci sta prendendo in giro col PNRR e che a Draghi non gli diano incarichi in Europa !