Il bombardamento continuo di cazzate cui siamo sottoposti fa sembrare che la Russia proceda lentamente e con grande difficoltà in Ucraina: questo perché non abbiamo potuto vedere gli spettacolari bombardamenti delle città con tanto di trilli da telecronisti, cui siamo abituati e non abbiamo le trionfali fanfare dei media a cantare vittoria e di certo non abbiamo gli immancabili “esperti americani” cui ci  si rivolge come fossero la Pizia, a dire che gli awanna ganassa hanno vinto. In realtà i russi sono riusciti  a procedere molto velocemente nella loro azione perché nei primi tre giorni hanno annullato qualsiasi capacità dell’Ucraina di lanciare operazioni militari significative, così che il resto dell’esercito e delle bande naziste incorporate in esso non possono che tentare una difesa a oltranza. Lo dimostra il fatto che i russi hanno parcheggiato un’immensa fila di carri armati e di blindati lunga 40 chilometri a nord di Kiev senza alcun timore che gli ucraini potessero prenderli di mira. In tre settimane hanno conquistato la metà del Paese, dunque una superficie pari a quella dell’Italia,  hanno quindi proceduto a effettuare attacchi mirati a città chiave e installazioni militari cercando di limitare al massimo le vittime civili. Non abbiamo visto un solo caso di un reggimento ucraino o di un’unità delle dimensioni di una brigata attaccare e sconfiggere un’unità russa comparabile. Invece, i russi hanno diviso in frammenti l’esercito ucraino e tagliato le loro linee di comunicazione, consolidato il loro controllo su Mariupol e si sono assicurati tutti gli sbocchi al Mar Nero. L’Ucraina è ora tagliata fuori nel sud e nel nord.

A questo punto sarebbe bene far notare che gli Stati Uniti hanno avuto più difficoltà a catturare così tanto territorio in Iraq nel 2003 mentre combattevano contro una forza militare di gran lunga inferiore, meno capace e con un un numero di uomini doppio rispetto ai russi, per non parlare dei mezzi. Semmai, questa operazione russa dovrebbe spaventare a morte i leader politici e militari statunitensi o quegli europei che vogliono la forza di intervento rapida che comunque servirebbe a ben poco. E in effetti mentre al pubblico si cerca di vendere l’idea che i russi sono in difficoltà e il regime di Kiev potrebbe resistere i responsabili militari sanno bene cosa tutto questo significa: che l’alleanza atlantica non è proprio in grado di affrontare un conflitto con la Russia. Se poi qualcuno non lo avesse compreso nel fine settimana i missili ipersonici hanno distrutto quelle che di fatto sono basi Nato a Yavoriv e Zhytomyr: la prima con il compito di formazione nella sicurezza informatica militare e la seconda come centro di addestramento e logistica utilizzato dalla Nato e dall’Eucom per fornire combattenti e armi all’Ucraina. Probabilmente sotto le macerie sono rimasti molti consiglieri occidentali, ma la Nato non ne fa minimamente menzione, sia per non essere accusata di essere il burattinaio della guerra, sia perché vuole combattere solo a parole e con le narrazioni. La scorsa settimana ancor prima di questi eventi il colonnello Douglas MacGregor è stato ospite del Tucker Carlson Show e ha detto esattamente: “La guerra è davvero finita per gli ucraini. Sono stati ridotti a pezzetti, non c’è dubbio su questo nonostante ciò che sentiamo dai nostri media mainstream. Quindi, la vera domanda per noi in questa fase è smetteremo di usare l’Ucraina come ariete contro Mosca, che è effettivamente quello che abbiamo fatto”.

Si rimane quindi basiti quando un intellettuale come Francis Fukuyama il quale non contento di aver decretato a suo tempo  la fine della storia e l’eternità del globalismo ora da per certa la sconfitta della Russia proprio in base alle cazzate giornalistiche sulle difficoltà dei russi oltreché su una evidente ignoranza dei fatti militari. Il problema è che Fukuyama, come spesso accade alle seconde generazioni di immigrati, è così fanaticamente avvitato al mito della eccezionalità americana, cui si collega quello della invincibilità da non aver notato il cambiamento epocale che si è avuta con la produzione in Russia e in Cina di missili iperonici che gli Usa non sono ancora stati in grado di sviluppare. Già questo dovrebbe far nascere qualche dubbio sulla bontà del sistema che ha portato da una sostanziale superiorità tecnologica a un gap enorme, nonostante le spese militari  siano pari a oltre la metà di tutte quelle del resto di pianeta, ma in realtà in questo tipo di fanatismo flemmatico e accademico, tutto ciò viene rimosso perché incoerente con la visione generale. Così a Fukuyama sfugge che i missili ipersonici hanno un peso strategico enorme: nel caso di uno scambio nucleare definitivo, Russia e Cina hanno possibilità molto migliori perché possiedono sia migliori difese aeree che missili d’attacco che non possono essere intercettati alle loro velocità Mach 10.

La stessa cosa accade con l’altra folle idea di vincere la guerra con le truppe di terra della Nato che testimonia anche una pericolosa ignoranza, perché ovviamente mandare alla guerra vera i ragazzi e le ragazze, appena cacciati dall’Afghanistan da un esercito scalzo con vecchi Kalashnikov, è un vero delirio. Per la Russia, l’operazione militare in Ucraina è invece decisiva per la sua stessa sopravvivenza e a differenza dei mercenari che l’impero impiega per combattere per i suoi interessi commerciali, la Russia ha davvero qualcosa da perdere. E oltre alle armi superiori, ha anche uno spirito collettivo che in passato le ha permesso di respingere alla fine tutte le invasioni e nel presente è ancora più efficace non esistendo alcuno spirito dalla parte del nemico:  non saranno certo le bande naziste addestrate dalla Nato a impensierirla più di tanto. O forse pensano di debilitare il morale della popolazione facendo scomparire i McDonalds? Lo disco scherzando, ma tempo che sia parecchia verità in questo. Tuttavia  per Fukuyama la realtà è del tutto inconcepibile, perché dimostra che la storia si è rimessa in moto e sta per dare un bel calcio in culo al suo venerato impero eterno.

Il problema in effetti è che nell’amministrazione americana e in Europa non esiste nessuno che abbia abbastanza intelligenza da pianificare una strategia credibile tanto che tutti pensavano di poter continuare a insinuarsi verso est ai confini della Russia senza mai provocare una vera reazione, nonostante la Crimea fosse stato un campanello di allarme.  Tra gli stessi analisti americani c’è molto scetticismo sul fatto che dopo le debacle in Irak e Afghanistan, improvvisamente compaiano dei geni della strategia e infatti vengono sottolineati gli enormi errori commessi dall’amministrazione Biden, o meglio  dal potere grigio che si è imposto in occidente e vive di guerra e di virus: il primo l’aver lanciato una campagna d’odio contro tutto ciò che è russo, rafforzando in questo modo Putin, la seconda aver puntato tutto su sanzioni che sono più gravose per chi le impone che per chi le subisce perché mentre la Russia è ampiamente autosufficiente le sue esportazioni sono fondamentali per il benessere economico dell’Occidente. Se non arriva più grano, potassio, gas, petrolio, palladio, nichel finito e altri minerali chiave  le economie europee saranno di fatto azzerate. Ma questa è solo una parte del danno perché  questo tentativo di assediare  la Russia con sanzioni sta mettendo in grave pericolo  il ruolo del dollaro USA come valuta di riserva internazionale e dunque il vero potere statunitense. E’ significativo che nessun grande Paese al di fuori dell’occidente abbia voluto condannare la Russia.